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 2017  agosto 13 Domenica calendario

Atac al collasso un milione di corse annullate nel 2016

Già, perché la municipalizzata dei trasporti capitolina è un gigante in ginocchio, sull’orlo di una crisi di nervi e di cassa. Dall’era Alemanno, quella segnata dalle assunzioni-scandalo di Parentopoli, fino ad oggi ha accumulato 1,35 miliardi di debiti. Un passivo che, come si scopre sfogliando l’ultimo report della ragioneria del Campidoglio, ha un impatto diretto sulla qualità del servizio. Nel 2016 sono state un milione 102.923 le corse bus e metro soppresse, con un aumento del 68,1 per cento rispetto all’anno precedente. In termini percentuali, il disastro si attesta su un taglio di circa il 10 per cento del servizio. Ma non è finita, perché quello che il pendolare infuriato e il turista spaesato non sanno è che ogni mese è quello buono per rivedere il record. Al ribasso. A giugno 2017 quello che in tecnico- burocratese è definito “scostamento dal servizio programmato” ha raggiunto quota 16,5 per cento. Per indagare sulle cause, le stesse che hanno fatto abituare i romani al fenomeno degli otto “flambus” andati in fiamme nell’ultimo anno, bisogna restare a testa bassa sui numeri. I mezzi della flotta Atac hanno una media di 12,6 anni e 6 su 10, stando ai conteggi dei sindacati, sono fermi in officina. Ed è proprio per i guasti (48,5 per cento dei casi) o per la mancanza di pezzi di ricambio (31,3 per cento) che i bus restano in rimessa. Un andazzo difficile da ribaltare, specie se il nuovo cda di nomina grillina, il terzo in un anno di amministrazione Raggi, è costretto a concentrarsi più sulla tenuta dei conti dell’azienda che sulla qualità del servizio. Senza contare le polemiche legate a deleghe e retribuzioni. In una partecipata da 11.600 dipendenti, un esercito di conducenti e amministrativi in attesa di conoscere il proprio futuro e quello del loro stipendio, nelle ultime ore si è venuto a sapere che il neopresidente e amministratore delegato Paolo Simioni è stato nominato pure direttore generale. Senza bando e senza tetto salariale. In Acea guadagnava 240mila euro, in Atac riceverà la stessa cifra. Poi è arrivato il guru del diritto commerciale Carlo Felice Giampaolino, reclutato con un avviso pubblico bandito dall’ex dg Bruno Rota. Figlio dell’ex presidente della Corte dei conti, Luigi, e professore alla facoltà di Economia di Tor Vergata, dovrà tracciare la strada verso un difficile, forse impossibile, risanamento. Gli toccherà calarsi in fretta in una realtà che ogni giorno buca 3.000 corse (la multa dell’Antitrust da 3,6 milioni di euro di mercoledì è arrivata proprio per sanzionare le continue soppressioni) e costringe i suoi passeggeri, i suoi clienti, a controllare compulsivamente i tweet di InfoAtac alla ricerca del bus scomparso. Primo obiettivo: trovare soldi freschi per i fornitori che non accettano più pagamenti dilazionati ed evitare così il definitivo collasso del servizio. Secondo step: scegliere tra concordato e prestito ponte per un’azienda che a fine agosto si troverà davanti a un bivio. Pagare gli stipendi o comprare cash i ricambi? Il Campidoglio, seppur con la sindaca in vacanza, vigila. Potrebbe far da garante con le banche per assicurare almeno i salari ai dipendenti.