Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 13 Domenica calendario

Bolt crac. L’addio più amaro: si fa male in gara. Oro ai britannici nella staffetta

Come si fa a non rimanerci male? Come si fa a non ricordare? Come si fa a non pensare che uno così, tra le corsie di uno stadio, non ci sarà più? Usain Bolt passa e chiude. Definitivamente. E lo fa nel peggiore dei modi. Steso sulla pista, fulminato da un probabile stiramento alla coscia sinistra che lo manda gambe all’aria dopo una trentina di metri, una quindicina di appoggi della sua quarta frazione della finale della 4x100, mentre prova a inseguire il britannico Mitchell-Blake e lo statunitense Coleman, che hanno ricevuto il testimone prima di lui. Lui il testimone, eredità di un vecchio vizio che nessuno gli ha mai corretto, lo passa dalla mano sinistra, alla destra. Poi comincia l’accelerazione. Ma ecco la smorfia, l’urlo di rabbia e di dolore, la parolaccia, l’imprecazione. L’happy end proprio non c’è. Per una settimana, dopo il terzo posto nei 100 di Justin Gatlin, in attesa della staffetta, ha lasciato ancora tutto in sospeso, a galleggiare. Ma ora che anche l’ultima volata e mezzo (batteria mattutina compresa) è in archivio, resta un gran senso di vuoto. Quel sorriso magnetico, in pista, non risplenderà più. Quelle danze, quelle facce, quegli show si potranno riammirare solo in video che il tempo, per fortuna, non consumerà. Ma il bello della diretta, di quell’emozione che ti prende e ti inebria, non si vivrà più. L’usura, del resto, gli ha presentato il conto tutto in una volta.

RIVOLUZIONE Usain ha cambiato un mondo, lo ha travolto, lo ha salvato. E se è vero che si andrà avanti lo stesso, da qui in poi, senza di lui – un’anomalia – sarà tutto diverso. Più normale, forse persino più scontato. Poco importa, ora, se l’ultimo spettacolo non è vincente. Bolt va oltre. Bolt è oltre. È di più. Tanto di più. La Giamaica, nella 4x100 che chiude la carriera del Lampo, dopo un decennio di dominio pressoché incontrastato non arriva al traguardo: ed è un segno inequivocabile. Omar McLeod (il neo iridato dei 110 hs per la prima volta schierato in una staffetta importante), Julian Forte e Yohan Blake fanno quasi da contorno, ma sono all’altezza. È proprio Usain a tradire. Inaudito. L’oro va alla Bran Bretagna di Ujah, Gemili, Talbot e appunto Mitchell-Blake (37”47, miglior crono mondiale 2017), l’argento agli Stati Uniti (32”52), il bronzo al Giappone (38”04). La formazione caraibica, con Tyquendo Tracey al posto di McLeod e Michael Campbell invece di Blake, in batteria (frequentata da Bolt per la prima volta), con 37”95, aveva centrato il 3° crono. «Non ci sono parole per descrivere come mi sento – aveva detto lui subito dopo – il supporto che ho ricevuto va al di là di qualsiasi commento».

MAGIA FINITA L’Olimpico, a sera, è strapieno, con le biglietterie che nemmeno aprono. La dimostrazione di affetto per Bolt è da brividi. L’empatia è totale. In tribuna c’è anche Carold Hollingsworth, mamma di Germaine Mason, il carissimo amico di Usain, in aprile vittima di un incidente stradale mortale. La gara finisce, tutto finisce. Ma la gente vorrebbe ancora un po’ di Bolt. Vorrebbe che la magia non finisca. L’amore dell’Inghilterra per Usain è talmente profondo che è stato annunciato che «Tracks & Records», il ristorante gestito dall’(ex) sprinter a Kingston, oltremanica diventerà addirittura una catena: nei prossimi cinque anni verranno aperti quindici locali, il primo già tra qualche mese. Ma Usain, suo malgrado, stavolta sparisce negli spogliatoi zoppicando e non può concedersi.

LE CIFRE Il giamaicano lascia con 14 medaglie mondiali. Una meno di Allyson Felix che 20’ prima, in seconda frazione della 4x100 statunitense (insieme a Brown, Akinosun e Bowie) ha conquistato l’oro, anche in questo caso con la miglior prestazione mondiale stagionale (41”82) su Gran Bretagna e Giamaica. Se la californiana, stasera, salirà sul podio anche con la 4x400 (probabile), allungherà ulteriormente. Dove Bolt rimarrà imbattibile, al di là del computo delle medaglie globali relative a Olimpiadi e Mondiali (22, 19 d’oro), è nel modo col quale ha saputo interpretare vita e sport. Ciao, Usain. Grazie di tutto. È stato bellissimo.