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 2017  agosto 11 Venerdì calendario

Minniti: «Faida, risposta durissima». Reparti speciali e droni nel Gargano

Uomini, droni, nuove sedi operative. Lo Stato interviene nel Gargano dopo la strage di mercoledì a San Marco in Lamis. Quattro uomini uccisi con kalashnikov e fucili: un boss, il suo attendente e due contadini eliminati perché scomodi testimoni oculari. Il ministro degli Interni, Marco Minniti, riunisce a Foggia il comitato per l’ordine e la sicurezza nazionale. «La risposta dello Stato – dice al termine del vertice e dopo aver incontrato i sindaci della zona – rispetto all’uccisione di cittadini inermi e innocenti sarà durissima. È una grande questione del Paese, a Foggia si gioca una partita nazionale». Per questo il ministro annuncia una terapia d’urto: in provincia, una delle più vaste d’Italia, arriveranno 192 uomini in più, gran parte subito, il resto dopo il 16 agosto. Appartengono ai reparti di prevenzione e anticrimine di polizia, carabinieri e guardia di Finanza. Tra loro gruppi di investigatori dello Sco, dei Ros e dello Scico, mentre a San Severo la Polizia di Stato istituirà un reparto di «repressione del crimine». Minniti sottolinea l’arrivo di 24 carabinieri dei Cacciatori di Calabria, addestrati per muoversi in ambienti di montagna, utilissimi nelle zone impervie del Gargano. Alla riunione hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine, il prefetto di Foggia, i magistrati della procura distrettuale antimafia, il vice ministro Filippo Bubbico, il governatore della Puglia, Michele Emiliano. Minniti parla chiaro: «La riunione aveva un valore fortemente operativo e anche simbolico». Lo Stato accorre e vuol farsi vedere. Per di più intende trovare strade nuove per contrastare la mafia foggiana. Ministero degli Interni e Regione Puglia stipuleranno un protocollo per mettere assieme competenze e risorse (fondi Ue e Piano operativo nazionale per la sicurezza) e sperimentare forme nuove di investigazione. Si doteranno le forze dell’ordine di droni, sistemi di controllo satellitare e apparecchi di videosorveglianza: il massimo della modernità contro una mafia che vuole apparire antica. L’organizzazione criminale che ha agito mercoledì (una delle tre del Foggiano) è un «ibrido», secondo il ministro: unisce una struttura chiusa e arcaica con uno stile spavaldo e «gangsteristico».
Le indagini, intanto, proseguono ininterrotte. È stata ritrovata la carcassa bruciata della Ford Kuga utilizzata per la strage, a bordo una pistola. Gli inquirenti interrogano e perlustrano. Studiano l’ipotesi di una vendetta contro il boss Mario Luciano Romito (obiettivo dell’agguato) nell’ambito della faida alimentata dal contrasto tra i Romito e le frange che si dipanano dalla famiglia Li Bergolis. Ma si stanno verificando anche le connessioni con il lucroso spaccio di droga leggera che dall’Albania arriva a Vieste e da lì dilaga in tutto il Gargano. Lo Stato accorre e promette di tornare. «Sarò qui – si congeda Minniti – ogni due mesi». Ai foggiani chiede pazienza, ma li sollecita a «una rivolta morale».