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 2017  agosto 02 Mercoledì calendario

C’è chi muore perché si scorda di respirare. Intervista a Helena Linares

Che in giro ci sia gente col cervello in pappa, quello è un fatto ormai assodato. Ma la storia che vi racconto forse le supera tutte. Ormai ai fissati dell’animalismo estremo non basta essere vegani, ma c’è chi prova a mangiare solo frutta (per questo si chiamano fruttariani) e altri che pensano di campare solo respirando, senza ingurgitare nulla (i cosiddetti respiriani). Ognuna di queste pratiche ha poi infinite variabili, ma non stiamo qui a a tediarvi con siffatte castronerie. Andiamo alla sostanza, che è questa: alla fine di luglio durante una specie di raduno di questi “respiriani” nel sud della Francia, un signore bergamasco di 65 anni c’è rimasto secco, morto stecchito. Dopo sedici giorni di digiuno il cuore non ha retto e l’uomo si è accasciato davanti agli altri. La vicenda la racconta una ragazza, una italo-peruviana di 33 anni, Helena Linares, residente a Milano ma fiorentina di nascita, che è stata testimone diretta della morte del 65enne e accusa uno dei leader del movimento respiriano e organizzatore dell’evento, Nicholas Pilartz (personaggio noto ai media), di non aver prestato le cure adeguate e di aver cercato di occultare la tragedia. Venerdì scorso mi ha chiamato in diretta alla radio, poi l’ho risentita per avere altre conferme. 
Helena, dove ti trovavi? 
«Nella parte meridionale della Francia, esattamente nell’Oasi di Lentiourel, in una casa colonica gestita da Pilartz e dalla fidanzata, che è anche la sua assistente». 
Perché eri lì? 
«Sono vegetariana dalla nascita, vegana da sedici anni, non vaccinata, e da un anno e mezzo anche fruttariana». 
Non ti manca niente, il suicidio no? 
«Ma guarda che non ho mai avuto un problema di salute in vita mia». 
Vabbè, andiamo avanti. Perché hai scelto di fare un corso di digiuno? E non potevi digiunare a casa? 
«Col senno di poi è una cosa che non consiglierei a nessuno. Ma ero curiosa. Mi sono messa su Internet e ho trovato questo Pilartz. Si pagano seicento euro a persona per venti giorni. Senza ricevuta». 
Cioè, fammi capire. Si paga per digiunare. 
«Sì, è un corso di alimentazione pranica. Cioè sostenersi senza cibi solidi e liquidi». 
Ma voi siete matti. E anche il capo, questo Pilartz, digiunava con voi? 
«Ecco, ho scoperto che lui in realtà almeno due volte a settimana mangia la carne. 
Ce lo ha detto chiaramente. Per me che sono vegana è stato uno choc. Compra anche del foie-gras e consiglia ai vegetariani di mettere nel brodo vegetale anche una coscia di pollo». 
Alt. Questo signore mangia tutto, vi fa digiunare, fa dei corsi di respirazione vi chiede pure del denaro. È così? 
«Sì». 
Praticamente un genio. Spero che almeno l’albergo fosse confortevole. 
«Ma che dici! Uno schifo. Dormivamo sui materassi per terra, i bagni praticamente non c’erano e la sporcizia regnava ovunque. Mosche ovunque e animali di ogni tipo. Urinavamo in campagna e per defecare c’era una toilette piccola, compostabile, per 40 persone». 
Ah ah ah. E voleva pure i quattrini. Stupendo, siete dei gonzi. 
«Non c’è niente da ridere, ora ti racconto la tragedia». 
Dimmi... 
«Al sedicesimo giorno di digiuno eravamo tutti stanchi, spossati. C’era questa persona, un 65enne, bergamasco. Era arrivato con la moglie. L’ho conosciuto bene, una bellissima persona. Ma aveva un problema cardiaco già prima di venire in Francia. A un centro punto si è accasciato sotto la doccia, ho sentito le urla dei suoi compagni. Dopo un po’ è arrivata l’ambulanza, hanno cercato di salvarlo ma dopo mezz’ora era morto. Era la mattina del 25 luglio». 
Scusa, non c’erano medici pronti a intervenire? 
«Nessuno, in questo posto non c’era un dottore. Eppure stavamo digiunando. Nessuno ha potuto fare a questa persona un massaggio cardiaco di primo soccorso». 
E Pilartz che ha fatto? 
«Nulla, il corso è andato avanti come se nulla fosse. Si è occupato delle pratiche burocratiche con le autorità locali. Non è stata fatta nessuna autopsia nè qualcuno è venuto a vedere il posto in cui stavamo. Nessuno ci ha fatto domande. Anzi, di una cosa si preoccupava». 
Di cosa? 
«Pilartz ci ha esortato a non raccontare l’accaduto, non voleva far trapelare nulla all’esterno. Nessuno doveva parlarne e giustificava la sua richiesta col fatto che i parenti della persona morta non sapevano della sua partecipazione al seminario di digiuno. la verità è che ti fanno il lavaggio del cervello, pensano che la morte sia un evento da accettare. Il giorno dopo gli abbiamo chiesto come stava e lui ha risposto: mai stato meglio. A quel punto me ne sono andata. Ma non è tutto». 
Cioè, che è successo ancora? 
«Nei primi giorni del digiuno una signora di 72 anni, Adriana, una milanese, è caduta e si è ferita al ginocchio. Dopo tre giorni la gamba era diventata viola, ma Pilartz le diceva di non andare via, la esortava a restare. Lei però non ce la faceva. Dormiva accanto a me, nello stanzone con sette persone. Di notte la aiutavo a fare la pipì. Ma nessuno faceva nulla per farla tornare a casa». 
Sempre più convinto che non avete le rotelle a posto. E la tizia che fine ha fatto? 
«Grazie a una ragazza che stava facendo il corso e si è ribellata alla fine l’hanno portata in ospedale dove sono arrivati pure i figli dall’Italia. Era il 23 luglio. Poi non ho più saputo nulla, ma mi hanno detto che rischia di perdere la gamba. L’infezione è arrivata al piede». 
È tutto? 
«Sì. Un’altra cosa. Ho guidato io la macchina del morto in Italia. Non digiunerò mai più». Noi, per la verità, non abbiamo mai pensato di iniziare.