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 2017  luglio 17 Lunedì calendario

Le fiamme e il fumo, paura a Capalbio

CAPALBIO Alle cinque della sera, la grande paura è passata. L’incendio sul greto del torrente Chiarone è stato quasi del tutto domato dai pompieri, il crepitìo delle canne si è attenuato, anche il ginepro ha smesso di bruciare. L’ex ministro Corrado Clini, ora, può riprendere posto sotto l’ombrellone numero 26: «Avete fatto evacuare tutti perché avete poca voglia di lavorare eh?», scherza Clini col gestore de «L’ultima spiaggia», Riccardo Manfredi. C’è anche Claudio Martelli, in silenzio, qualche fila più in là.
Quando le fiamme sono divampate, ieri mattina, in spiaggia c’erano già la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, l’ex presidente di Finmeccanica Fabiano Fabiani e il figlio di Giorgio Napolitano, Giulio, reduce da una festa in stile messicano tenutasi la sera prima nella villa di Giampaolo Rossi a Pescia Fiorentina, con Barbara D’Urso, Lucrezia Lante della Rovere e molti altri.
I Vigili del fuoco, intorno a mezzogiorno, hanno consigliato l’evacuazione. In quel momento al bar dello stabilimento gli ospiti stavano facendo colazione, leggevano i giornali sull’iPad. L’emergenza è durata quasi quattro ore, con gli elicotteri in picchiata a pescare acqua dal mare.
Alle cinque della sera la paura è passata, ma sono state comunque ore difficili. «Michele Serra l’ho incontrato sulla spiaggia libera, era in compagnia di Emmanuelle De Benedetti, la moglie di Rodolfo, tutt’e due molto preoccupati. Come noi, del resto...», racconta Paola Micora, che è la titolare dello storico ristorante «La barchetta» di Roma e qui a «L’ultima spiaggia» è un’istituzione.
L’estate dei fuochi non ha risparmiato neppure questo lembo di terra tra Lazio e Toscana, l’antico confine tra il Granducato e lo Stato Pontificio: appunto, il torrente Chiarone. Alle 10 del mattino ha preso fuoco il campo dietro la ferrovia e le fiamme hanno camminato divorando i covoni di fieno e costeggiando l’argine laziale del fosso fino al mare, gettando lo scompiglio tra i circa mille ospiti del campeggio «Capalbio» e dello stabilimento «Dogana» di Carlo Puri Negri. «Soffiava il grecale, se fosse stato scirocco il fuoco in pochi secondi sarebbe arrivato fino a noi, sul lato toscano», sospira Riccardo Manfredi, che insieme ai suoi tre soci governa ormai da trent’anni questa che più che una spiaggia è una succursale del Parlamento, un Cda perenne riunito sotto gli ombrelloni blu.
Anche Capalbio, dunque, nella morsa del fuoco: il vecchio buen retiro della sinistra o «la piccola Atene», tanto per citare i luoghi comuni ormai consunti che hanno accompagnato trent’anni di storia della nostra politica e delle nostre vacanze. Capalbio e «L’ultima spiaggia»: una storia di presidenti («Giorgio Napolitano lo aspettiamo ad agosto», chiosa Riccardo Manfredi), segretari di partito (Achille Occhetto, Francesco Rutelli), dirigenti pubblici e privati (Fabiano Fabiani, Claudio Petruccioli, Chicco Testa), grandi intellettuali (Alberto Asor Rosa) e giornalisti famosi (Barbara Palombelli, Corrado Formigli). Gli ombrelloni sono solo cento, una concentrazione di potere formidabile.
Giovanna Pancheri, inviata di Sky, è stata la prima a dare la notizia: infatti, c’era in spiaggia anche lei con la sua amica Marianna Rizzini del Foglio e subito ha avvisato la sua redazione. «Cadeva la cenere sulla sabbia – racconta —. I pompieri gridavano a quelli del campeggio di non rientrare nelle roulotte, di mettersi in riva al mare». Attimi tremendi.
Alle cinque della sera, però, poiché la vita continua e si avvicina prepotentemente anche qui l’ora dell’apericena, una splendida signora romana in pareo bianco irrompe sulla scena: «Oh siete vivi? – domanda ai bagnini facendo il suo ingresso —. Che meraviglia, la spiaggia si è svuotata».