Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  luglio 17 Lunedì calendario

Federer: «Solo mia moglie Mirka può dirmi di smettere»

C’è stato un tempo, nella preistoria, in cui perfino Federer era antipatico, di quell’antipatia che appartiene a chi sa di aver ottenuto dal cielo un dono irripetibile. Da ragazzino, all’accademia tennistica di Biel, lo avevano soprannominato Piccolo Diavolo, perché quando faceva il punto scherniva l’avversario e invece quando lo subiva accusava l’altro di essere solo fortunato. E così la signora Madeleine Barlocher, responsabile del programma, adesso può ricordare con il sorriso sulle labbra che «lo spedivo ad allenarsi sui campi più lontani, per non sentire le sue imprecazioni».

IL PRIMO BACIO Incredibile a dirsi, quando Roger vinse il primo torneo in carriera, nel 2001 a Milano, la gente del Palalido tifava per l’avversario, il francese Boutter, un operaio della racchetta rinato da mille infortuni, perché vedevano in quello svizzerotto con lo chignon la spocchia del talento irrispettoso. Così, Federer ha cominciato a essere Federer da allora, quando si è reso conto che il bendidio di cui madre natura l’aveva dotato non necessitava della superbia per affinarsi ed esplodere. E con l’amore per Mirka, è diventato uomo. Si sono conosciuti all’Olimpiade di Sydney, lei giocatrice di discreto livello di tre anni più vecchia, e lì si sono scambiati il primo bacio, innamorandosi quasi subito. Quando si è ritirata per un infortunio a un piede nel 2002, si è dedicata solo alla causa familiare.

IL PIU’ INFLUENTE I biografi più maliziosi hanno scritto che all’inizio fosse addirittura lei a studiare gli avversari del fidanzato (e marito dal 2009) e a dargli le indicazioni tecniche, ma sicuramente Mirka ha avvicinato quel signorotto un po’ naif concentrato solo sul tennis al mondo che c’è là fuori. Gli ha fatto apprezzare il rock e Lenny Kravitz, lo ha introdotto nella moda e adesso, insieme al manager storico Godsick, gestisce i 300 milioni di dollari che Roger ha guadagnato in carriera, anima di una coppia in cui l’uomo nel frattempo si è trasformato in un marchio di fama mondiale: «La mia famiglia – Federer lo ha appena rivelato a Wimbledon – è contenta di seguirmi sul circuito, ma se Mirka dovesse dirmi che è arrivato il momento di rimanere a casa, ubbidirei». Ma come si può fermare un mito che ha 23 milioni di follower sui social, è il quarto sportivo più pagato del pianeta (57 milioni di euro, fonte Forbes) e nel 2016, da un sondaggio su Espn, è stato votato lo sportivo più influente della storia?

PAZZIE IN SUO NOME Perché la popolarità di Federer non ha confini. Il mondo ha conosciuto tennisti straordinari, ma nessuno sarà amato quanto lui: perché, vedendolo librare in aria, capisci il motivo per cui è stato inventato questo gioco, l’eleganza che accompagna quei gesti, la signorilità di ogni movimento. In più di un’occasione, Roger ha spiegato di essere sorpreso da tutto questo amore: «Io non mi sento un personaggio, sono solo un giocatore e credo che tutto dipenda dal successo che ho avuto sul campo». Intanto, a Biel, dove il Piccolo Diavolo imprecava e sognava di vincere Wimbledon, gli hanno intitolato una strada. Quella del paradiso, l’ha imboccata da tempo.