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 2017  luglio 16 Domenica calendario

Così la rivoluzione digitale è fallita. Anche l’anagrafe unica fa flop

È un quadro con più ombre che luci quello della trasformazione digitale della burocrazia. Alcune innovazioni, in effetti, hanno avuto grande successo: ad esempio, l’operazione 730 precompilato è stato un grande successo, visto che quest’anno nelle sole prime 2 settimane i contribuenti hanno inviato al Fisco lo stesso numero di modelli 730 spediti nell’intero 2016. È un successo anche la fattura elettronica usata dalle imprese nei rapporti con la Pubblica amministrazione, tanto che il governo sta pensando ad estenderne l’utilizzo. Funziona bene anche il meccanismo di iscrizione digitale alle scuole, così come (a parte il caso dei nuovi voucher) il sistema legato all’Inps. Ma accanto a qualche top ci sono anche diversi flop: a cominciare dall’Anpr, l’Anagrafe Nazionale Unica della popolazione residente, o la Cie, Carta d’Identità Elettronica. E va a rilento anche lo Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Dovrebbe essere l’architrave dell’intero sistema di rapporti tra cittadino e amministrazione, un codice unico per accedere a tutti i servizi, ma per adesso i servizi utilizzabili sono davvero molto pochi. Problemi (complessi, ovviamente) che Diego Piacentini e la sua Agenzia per l’Italia Digitale (Agid, l’organismo incaricato della digitalizzazione della Pa) stanno cercando di risolvere.
730 precompilato
Ha funzionato bene, dicono gli addetti ai lavori. Un vantaggio per i contribuenti, ma anche per la macchina tributaria, che può utilizzare risorse e mezzi per attività più utili e importanti, come la lotta all’evasione.
Fatture elettroniche
Da quando sono state varate nel giugno 2014, la Pa ne ha gestite oltre 62 milioni. 56mila uffici pubblici la adottano nei rapporti economici, e circa il 30% delle imprese italiane usano la procedura FatturaPA. Si sta studiando, nell’ambito del pacchetto anti-evasione, l’ipotesi di estendere l’obbligo di fattura elettronica anche nei rapporti tra soggetti privati. Serve però un via libera dall’Unione Europea.
Iscrizioni scolastiche
Come nel caso del 730, lo switch obbligato al digitale ha prodotto ottimi risultati.
Pagamenti digitali
Qui cominciano i problemi. PagoPA dovrebbe diventare il nodo unico dove i cittadini, senza più code, possono pagare multe, tasse e imposte a tutte le realtà della Pa. In 4 anni, però le transazioni totali sono state solo 1,8 milioni. Poche: il sistema è poco user-friendly, e vi aderiscono solo 2.000 Comuni, anche se nel complesso la usano il 70% delle amministrazioni. In più, come ha scritto La Stampa, troppi Comuni hanno imposto per i pagamenti una salata commissione, da 1 a 3 euro. L’obiettivo (impossibile?) dell’Agid, è arrivare a 10 milioni di transazioni entro fine anno, anche con una versione mobile del servizio.
Processo telematico
Il processo civile telematico riesce a eliminare i tempi morti, i decreti ingiuntivi vengono emessi in un lampo, ma purtroppo per adesso di vantaggi se ne vedono pochi. Perché la novità riguarda i processi «nuovi», ma soprattutto perché restano inaccettabili i tempi «fisici» della giustizia: organici scarsi, un rito complesso, i tempi di decisione del giudice.
Carta d’identità elettronica
La Cie non decolla. Dal luglio 2016 sono 300 mila i cittadini di 199 città a essere dotati di smart card, più le 4 milioni rilasciate prima. Per ora la sperimentazione va piano, in molte città ci vogliono mesi per averla, e la Cie «smart» costa ben 22 euro.
Anagrafe unica
L’obiettivo era completare un sistema unitario di collegamento delle Anagrafi di tutti i Comuni d’Italia entro il 2016 in un solo data center. Obiettivo largamente fallito, visto che oggi sono solo 26 (Roma e Milano sono solo osservatori) i Comuni che hanno completato il processo (tutti piccoli a parte Cesena). Ci sono forti contrasti anche sul software da utilizzare, e non è ancora stata messa a punto la «pulitura» dei dati anagrafici, spesso incompleti, errati o ridondanti.
Spid
In teoria ogni cittadino dovrebbe disporre dell’identità elettronica Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) per accedere senza registrarsi ogni volta a tutti i servizi pubblici. Per adesso però sono solo 1.533.258 gli italiani che si sono registrati al sistema, di cui buona parte studenti e professori che vi erano obbligati se volevano accedere ai bonus per neo-maggiorenni e docenti. In teoria sarebbe una rivoluzione che permetterebbe anche di rendere inutile la Cie, ma il vero problema è che per ora Spid serve a poco: solo 3720 amministrazioni lo usano, e sono relativamente scarsi i servizi dove utilizzarla.