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 2017  giugno 26 Lunedì calendario

Ballottaggi, vince il centro-destra

Sulla base degli exit poll e delle prime proiezioni, il centro-destra ha vinto a Genova, a Verona e a Catanzaro, mentre a Parma Federico Pizzarotti prevarrebbe sul suo avversario Paolo Scarpa, sostenuto dal centrosinistra, per un significativo 58% a 42%. Pareggio all’Aquila, dove i due candidati (Americo Di Benedetto per il centro-sinistra e Pierluigi Biondi per il centro-destra) sono in parità su un 48/52, anche se le prime proiezioni dànno un leggerissimo vantaggio a Biondi. Quindi, sulla base dei sondaggi raccolti fuori dai seggi nelle città più importanti o significative, il centro-sinistra perde, ed è in fondo una sconfitta anche quella di Verona, dove, uscito di scena il suo candidato al primo turno, il Pd aveva deciso di appoggiare la moglie di Tosi, Patrizia Bisinella, contro il leghista Federico Sboarina. A Verona la prima proiezione è abbastanza netta, 57,3 per Sboarina contro 42,7 per la Bisinella.  

E l’affluenza?
Il dato più significativo è in ogni caso quello del crollo della partecipazione: alle 19 era andato a votare appena il 31,21% degli elettori, con un collasso rispetto al primo turno di due settimane fa del 10%. Non si supererà di sicuro la soglia del 50% degli elettori, una percentuale che condanna Trapani al commissario (qui, per via degli avvisi di garanzia, era rimasto in lizza un solo concorrente e in questo caso la legge stabilisce che per promuoverlo ci voglia almeno il 50% + 1 dei votanti e che almeno la metà di questi voti sia a favore dell’unico ancora in gara). Si votava in 111 comuni, e di questi 22 erano capoluogo e 99 città con più di 15 mila abitanti. La Lega era stata ammessa al ballottaggio in 10 centri, negli altri si sono affrontati in genere centro-sinistra e centro-destra. Le divisioni nazionali, in queste amministrative, hanno pesato poco: di solito Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si sono presentati insieme, e dall’altra parte stessa cosa per Pd, Sinistra italiana e Mdp. Se al centro-sinistra dovesse andar bene (e al momento non sembra) non sarà quindi una vittoria del solo Renzi, condannato invece a farsi carico per intero di un’eventuale sconfitta.  

Conseguenze per Renzi della probabile sconfitta?
Nessuna. Intanto il premier non ha fatto campagna elettorale, proprio per evitare che l’eventuale cattivo risultato del Pd fosse legato alla sua persona. Renzi, prevedendo quello che sarebbe successo, ha sostenuto da subito che al voto locale, dove prevalgono le questioni locali, non è ammesso dare una lettura politica. D’altra parte nessuna ha voglia di mettere in crisi il governo, che paradossalmente è tanto più forte quanto più il segretario del partito è in difficoltà.  

L’argomento secondo cui l’elezione locale non può o non deve avere valore politico è lo stesso che adoperano i grillini per giustificare il modesto andamento del primo turno.
Sì. Adesso per dare una valutazione corretta del risultato del Movimento 5 stelle si aspetta il risultato di Francesco De Pasquale a Carrara. Dovrebbe aver vinto, ma se non ce l’avesse fatta... I grillini - che stanno seriamente prendendo in considerazione l’idea di sbarazzarsi della Raggi e promuovere una nuova elezione a Roma a cui candidare Roberta Lombardi - guardano con attenzione anche al voto di Guidonia, grosso centro di 90 mila abitanti a pochi chilometri dalla Capitale. Gli abitanti di Guidonia lavorano di solito a Roma, e il loro voto al ballottaggio, dove sono in gara con Michel Barbet, può dare indicazioni sugli umori della Capitale. La larga vittoria di Pizzarotti a Parma è comunque un brutto segnale per Grillo.  

Stiamo dando poco risalto alla vittoria del centro-destra.
La vittoria a Genova (a quest’ora della notte per 55,3 a 44,7) è enorme, la città infatti è guidata da un paio di decenni dalla sinistra. La prima dichiarazione è di Brunetta: «Al momento appare una tranquilla, straordinaria, vittoria del centrodestra. Vincere a Genova è eclatante, Verona lo è altrettanto ma per motivi diversi».  

Il fatto che il centro-destra stia vincendo, e bene, non rilancia la strategia delle coalizioni?
Il fatto è che nei comuni si vota con il sistema maggioritario. Bisognerebbe dunque che Berlusconi si convincesse ad abbandonare la sua ultima inclinazione per il sistema proporzionale. Non è detto che non cambi idea per l’ennesima volta. Se si adottasse un sistema maggioritario, simil-italicum, e si ammettessero le coalizioni, il centro-destra avrebbe parecchie possibilità di riprendersi Palazzo Chigi, sempre ragionando sull’esito delle amministrative. Il problema è chi sarebbe il presidente del Consiglio, perché Berlusconi, al momento, non è eleggibile e se anche fosse eleggibile sarebbe difficile farlo scendere in pista a 80 anni. Il centro-destra ha in ogni caso un problema di leadership. Salvini s’è molto irritato perché in uno dei soliti scenari futuribili Berlusconi lo avrebbe piazzato, in un suo ipotetico governo, al ministero degli Interni.