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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - STATO D’EMERGENZA PER LA SICCITA’REPUBBLICA.IT Allarme siccità in Emilia

APPUNTI PER GAZZETTA - STATO D’EMERGENZA PER LA SICCITA’

REPUBBLICA.IT
Allarme siccità in Emilia. Il Po in secca video Aumenta la temperatura media globale: è allarme siccità Acqua: tariffe italiane tra le più basse d’Europa, ma mancano 5 miliardi di investimenti Ondate di calore: entro il 2100 riguarderanno il 74% della popolazione mondiale successivo 1,5mila
ALL’EMERGENZA caldo, si aggiunge ora quella acqua. Da nord a sud, l’Italia sta facendo i conti con la furia dell’anticiclone, il vento caldo che soffia dal deserto algerino-tunisino, e la siccità. Dopo un inverno poco piovoso, in cui anche la neve ha tardato a far visita, le risorse idriche stanno ora soffrendo. A rischio sono i raccolti, il bestiame, ma anche la vita quotidiana. Sì, perché se l’acqua manca, bisogna razionarla con l’uso predisposto a giorni alterni, ad esempio, o con la chiusura del servizio in alcune fasce orarie. E le temperature record previste per i prossimi giorni non lasciano ben sperare.

A Roma la sindaca Virginia Raggi ha stabilito che sino a settembre l’acqua comunale dovrà essere usata solo per servizi strettamente personali. Mentre, per le province di Parma e Piacenza, il Governo ha dichiarato lo stato d’emergenza e già stanziato otto milioni e 650 mila euro per far fronte alla crisi. Il Po in Emilia Romagna è in secca: letto quasi prosciugato, rive trasformate in spiagge per bagnanti improvvisati. Un fiume che tra poco potrebbe non sembrare più tale nemmeno in Piemonte.
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Piemonte. Per le scarse precipitazioni, le temperature elevate e la fusione anticipata della neve, il bacino del Po è al di sotto della media storica: meno il 65 per cento rispetto alla media mensile degli anni precedenti. A rilevarlo sono i dati di Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, secondo cui le riserve idriche del fiume raggiungono solo il 60 per cento della capacità massima.

Sardegna. Nell’Isola è stato già chiesto lo stato di emergenza per calamità naturale. Le precipitazioni registrate negli ultimi quattro anni in Sardegna sono state così ridotte da far considerare il quadriennio come uno dei più critici dal 1922. Tra il 2015 e il 2016, la pioggia caduta è stata troppo poca: tra il 30 e il 45 per cento in meno rispetto alla media. Ancora più drammatica la situazione degli ultimi tre mesi (marzo-aprile-maggio), quelli strategici per le esigenze idriche delle campagne, che hanno registrato un deficit intorno al 70 per cento, con punte fino al 90.

Sicilia. Solo in Sicilia negli ultimi dodici mesi le riserve idriche sono calate del 15 per cento. Secondo i dati dellOsservatorio regionale sulle acque, illustrati durante l’iniziativa Watec Italy 2017, negli invasi mancano oltre 80 milioni di metri cubi di acqua. I due terzi (74,5%) dell’acqua che manca nelle dighe siciliane si concentra negli invasi Poma di Partinico (Pa), Rosamarina di Caccamo (Pa) e dell’Ogliastro a Raddusa (Ct). La diga che registra le peggiori perfomance (-46,6% di scorte rispetto a giugno 2016) è quella di Poma, con una capacità scesa da 57,2 a 30,5 milioni di metri cubi. L’acqua dello Jato viene utilizzata sia per gli usi potabili della città di Palermo che per le irrigazioni dei campi nella zona di Partinico. Alla diga Rosamarina sono venuti a mancare nell’ultimo anno poco più di 18 milioni di metri cubi e a quella dell’Ogliastro circa 16,5 milioni.

Veneto. La situazione è difficile in tutto il territorio della regione. Il governatore Luca Zaia ha firmato una nuova ordinanza - dopo quella del 18 aprile e del 16 maggio - che conferma lo stato di crisi idrica, per attuare le misure necessarie a contrastarla. In particolare è la carenza d’acqua nell’Adige a preoccupare: si temono conseguenze per gli acquedotti. La nuova ordinanza stabilisce restrizioni in particolare per l’Adige (in maniera minore per il Piave e gli altri bacini idrografici), dove i Consorzi irrigui dovranno ridurre il prelievo di acqua dal fiume secondo uno schema a step progressivi: si parte da 180 metri cubi/secondo fino a 80 mc/s, al di sotto della quale la riduzione sarà del 100%.

Friuli Venezia Giulia. La poca pioggia caduta negli ultimi otto mesi ha causato un deficit idrico generalizzato che si riflette sulle acque superficiali e sotterranee dell’intera regione. Per questo è stato decretato lo stato di emergenza idrica e ridotta la portata del previelo dal fiume Tagliamento. Nel bacino montano del Tagliamento le precipitazioni sono state il 54 percento del valore medio mensile, mentre in pianura sono oscillate tra il 65 percento e il 72 percento. Anche il mese di giugno, seppur non ancora concluso, si preannuncia decisamente arido, in particolare nella fascia montana, dove ha piovuto tra il 25 e il 36 percento in meno rispetto alla norma.

Le conseguenze. I disagi provocati dalla mancanza d’acqua si fanno sentire in campagna e in città. A Parma e Piacenza lo stato d’emergenza è stato chiesto anche perché - spiega il governo in un comunicato stampa - l’elevato numero di turisti arrivato con l’estate ha richiesto un bisogno maggiore di acqua. Per la produzione Coldiretti ha già lanciato l’allarme: "Sono a rischio ortaggi, frutta, cereali, pomodoro, ma anche girasoli e vigneti, il fieno per l’alimentazione degli animali e la produzione di latte per i grandi formaggi".
Così, ai tavoli delle Regioni, si cercano soluzioni per tutelare contadini e allevatori dai possibili danni economici. "Le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato perdite per quasi un miliardo di euro", ha sottolineato l’associazione.

Pericolo incendi. Terra e vegatazione secche innescano un altro problema: quello del rischio incendi, soprattutto nelle zone boschive. In Piemonte l’Arpa ha disposto da oggi lo stato di massima pericolosità su tutto il territorio della regione. Ma a patire il problema non è la sola. In lista le regioni sono tante, tra tutte anche Lazio e Toscana. L’estate 2017 rischia di essere critica anche perché, ha spiegato il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, "ben sei Regioni non hanno ancora mezzi aerei da utilizzare per spegnere le fiamme": Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria hanno dichiarato di non avere a disposizione alcun mezzo aereo per intervenire in caso di roghi particolarmente impegnativi.

Oltre l’Italia. Secondo la Coldiretti all’appello mancherebbero circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua, un volume praticamente pari all’intero lago di Como. E in base ai dati diffusi dal Noaa, il National Climatic Data Centre, si capisce che il problema non è solo italiano. A livello planetario, la temperatura media registrata sulla superficie della terra e degli oceani è stata la seconda più elevata mai registrata, addirittura superiore di 0,29 gradi rispetto a quella del ventesimo secolo.

FOCUS. Aumenta la temperatura globale: è allarme siccità

"Un problema da non sottovalutare", secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. L’acqua è un bene prezioso: prima di combattere per il petrolio, l’uomo combatteva - e continua a farlo - per accaparrarsi le risorse idriche. Se un terreno è arido non dà vita, costringe le persone a spostarsi e a ingrossare i numeri di quella che l’Oim ha definito "migrazione ambientale".

CORRIERE.IT
Il Consiglio dei ministri ha appena deliberato lo stato di emergenza per la crisi idrica delle province di Parma e Piacenza: in arrivo 8 milioni e 650 mila euro e deroghe per assicurare la fornitura di acqua potabile alla popolazione. Ma è solo la punta dell’iceberg. Dalla Sardegna, che ha chiesto lo stato di calamità naturale al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, al Piemonte, che con il 65% di precipitazioni in meno rispetto alla media ha decretato lo stato di massima pericolosità su tutto il territorio regionale, l’Italia è a secco. Anche il Veneto continua a soffrire per la siccità: il territorio presenta una «condizione di deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali» e così oggi il governatore Luca Zaia ha firmato una nuova ordinanza - dopo quella del 18 aprile e del 16 maggio - che conferma lo stato di crisi idrica, per attuare le misure necessarie a contrastarla. Anche misure estreme: il sindaco di Bassano del Grappa (Vicenza), Riccardo Poletto, ha emanato un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua potabile per innaffiare orti e giardini o riempire piscine private, lavare le automobili, pulire gli spazi esterni. «No agli sprechi», è l’imperativo. PUBBLICITÀ

Roma senz’acqua da sei mesi

Situazione critica pure nel Lazio. A quasi sei mesi dall’inizio dell’anno, a Roma sono caduti 120 millimetri di pioggia in 18 giorni, sulla base dei dati rilevati dallo storico Osservatorio del Collegio Romano. Mai nella Capitale ci sono stati sei mesi consecutivi di siccità. «Il valore di pioggia ovvero la media in sei mesi - spiega Franca Mangianti già responsabile per 40 anni dell’Osservatorio del Collegio Romano e ora presidente dell’Associazione Bernacca - è di 300 millimetri e con 50 giorni piovosi. Praticamente nel 2017 è caduta un terzo della pioggia che mediamente cade su Roma. Un caso di questo genere con sei mesi consecutivi di scarsezza di pioggia non si ricorda a Roma». E così anche il Campidoglio ha emanato un’ordinanza per regolamentare l’uso dell’acqua potabile, limitandolo a scopi domestici.

I rischi

Le conseguenze della siccità sono molte e varie. A partire da quelle immediate su chi soffre di asma «visto che il polline è rimasto sospeso nell’aria proprio a causa della primavera secca», ricorda la meteorologa. «Per non parlare dell’agricoltura e della florovivaistica: il terreno è completamente secco e c’è un problema di approvvigionamento dell’acqua, visto che i fiumi ed i laghi hanno un livello bassissimo. È una situazione si ripercuote quasi un tutta Italia». Secondo Mangianti la siccità «è una questione di alta pressione che ormai da mesi si è stabilizzata. Non c’è una causa diretta tra siccità e riscaldamento globale, invece se parliamo di alte temperature e scioglimento dei ghiacciai è ovvio che possiamo collegarli al fenomeno del riscaldamento globale». La situazione non sembra destinata a cambiare in tempi brevi: secondo le previsioni, la settimana prosegue con il dominio dell’alta pressione africana, con giornate prevalentemente soleggiate e pochi temporali pomeridiani e serali, per lo più confinati sui rilievi. E le soluzioni hanno tempi lunghi e investimenti seri: come lo sviluppo della dissalazione, che oggi fornisce soltanto lo 0,1% dell’acqua potabile nel nostro Paese.

L’allerta per i raccolti

All’Emilia Romagna e la Toscana che avevano già dichiarato lo stato di emergenza regionale per la crisi idrica, si è aggiunto anche il Friuli Venezia Giulia. La situazione è critica anche in Sicilia, dove sono calate di un ulteriore 5% le risorse idriche degli invasi: a fine giugno 82 milioni di metri cubi in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, secondo quanto emerge dai dati dell’Osservatorio regionale sulle acque illustrati nell’ambito delle iniziative di Watec Italy 2017. Allerta siccità anche in Calabria, dove alla mancanza d’acqua si aggiunge un «sistema di infrastrutture frammentato», come rileva Luigi Incarnato, commissario di Sorical. Grido d’allarme della Confederazione italiana agricoltori per la Versilia: «I raccolti sono compromessi ed è impossibile pensare ad una nuova semina - spiega Massimo Gay, responsabile Cia Versilia - stiamo segnalando i casi più gravi, già da diversi giorni, alla regione. Si stimano danni per alcune centinaia di migliaia di euro. Di fatto vanno perduti totalmente interi raccolti». E, in particolare, la siccità preoccupa gli olivocoltori, non sono liguri: «Adesso che è nella fase di allegagione la pianta pensa per sé e allenta i frutti - ha aggiunto - e quindi già si vede una cascola dei frutti che è dovuta alla scarsità idrica», denuncia Gennaro Sicolo, presidente del Consorzio nazionale.



STAMPA.IT

Manca l’acqua a Parma e Piacenza e il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza nel territorio delle due Province. La crisi idrica è dovuta a un lungo periodo di siccità a partire dall’autunno 2016, aggravato dalle elevate temperature estive e dai rilevanti afflussi turistici che hanno determinato un considerevole aumento delle esigenze idropotabili.  

 

 

Sardegna  

La Regione Sardegna ha consegnato al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale dovuto al perdurare della siccità in tutta l’Isola. Il documento è stato presentato dall’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, durante un incontro sulla riorganizzazione delle attività di Agea, l’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura. Sulla scia dell’atto presentato dalla Sardegna si è posizionata la Regione Toscana, anch’essa duramente colpita dal fenomeno siccitoso, mentre l’Emilia Romagna ha già deliberato sulla crisi idrica. «Affrontare questo percorso al fianco di altre Regioni non può che rafforzare la richiesta di stato di calamità che abbiamo licenziato martedì in Giunta - ha sottolineato Caria - Una richiesta che dal confronto con gli altri assessori regionali dell’Agricoltura sembra sarà avviata anche da altri territori». 

 

 

In occasione della sua relazione, l’esponente della Giunta Pigliaru ha ricordato la condizione di estrema gravità in cui versa tutto il comparto agro-zootecnico isolano. «Ho spiegato al ministro - ha detto l’assessore - che, prima della siccità, il nostro mondo delle campagne è stato vittima di altri pesanti eventi calamitosi: dalle nevicate e dalla tromba d’aria di gennaio alle gelate di aprile. Un mix di criticità che, per quanto riguarda il settore ovicaprino, si somma al basso prezzo del latte pagato alle nostre 11mila aziende pastorali. Adesso è chiaro a tutti in che condizioni versa uno dei comparti più importanti della nostra Isola». 

 

Veneto  

Anche il Veneto continua a soffrire, il territorio presenta una condizione di deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali e così oggi il governatore Luca Zaia ha firmato una nuova ordinanza - dopo quella del 18 aprile e del 16 maggio - che conferma lo stato di crisi idrica, per attuare le misure necessarie a contrastarla. In particolare è la carenza d’acqua nell’Adige a preoccupare, con possibili conseguenze anche per gli acquedotti. La nuova ordinanza sarà valida fino al 15 luglio, con riserva di modifica in relazione all’andamento meteorologico. 

 

Lazio  

A Roma la sindaca di Roma Virginia Raggi ha firmato un’ordinanza per regolamentare l’uso dell’acqua potabile, proveniente dalla rete idrica comunale gestita da Acea Ato 2. Il provvedimento, in linea con quello già adottato da altre amministrazioni comunali del territorio laziale, fa riferimento all’uso dell’acqua per scopi diversi da quelli domestici. L’ordinanza mira soprattutto a preservare il livello delle acque del lago di Bracciano notevolmente abbassatosi nel corso degli scorsi anni a causa della mancanza di una politica di tutela della risorsa idrica del lago e delle scarse piogge. L’ordinanza sarà in vigore fino a settembre sull’intero territorio di Roma Capitale. Il provvedimento consente i prelievi di acqua potabile per i normali usi domestici e sanitari, inclusi i servizi pubblici di igiene urbana. Limita invece l’utilizzo delle risorse idriche in questione per irrigazione di orti e giardini, riempimento di piscine mobili, lavaggio di automobili o altri veicoli, qualunque uso ludico che non sia quello del servizio personale. 

 

Piemonte  

Scarse precipitazioni, temperature elevate e fusione anticipata della neve stanno influenzando in modo negativo, in Piemonte, i deflussi superficiali dei corsi d’acqua. Lo rileva Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, secondo cui le portate osservate all’idrometro di Isola S.Antonio (Alessandria), sezione di chiusura della parte piemontese del bacino del PO, sono al di sotto della media storica. L’ultimo dato disponibile è infatti pari a 204 mc/sec, circa il 65% in meno del valore medio mensile storico calcolato per il periodo 1995-2015. Le riserve idriche disponibili invasate, sempre secondo Arpa, sono stimate in circa 233 milioni di mc, pari a circa il 60% della capacità massima teorica complessiva. 


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ALL’EMERGENZA caldo, si aggiunge ora quella acqua. Da nord a sud, l’Italia sta facendo i conti con la furia dell’anticiclone, il vento caldo che soffia dal deserto algerino-tunisino, e la siccità. Dopo un inverno poco piovoso, in cui anche la neve ha tardato a far visita, le risorse idriche stanno ora soffrendo. A rischio sono i raccolti, il bestiame, ma anche la vita quotidiana. Sì, perché se l’acqua manca, bisogna razionarla con l’uso predisposto a giorni alterni, ad esempio, o con la chiusura del servizio in alcune fasce orarie. E le temperature record previste per i prossimi giorni non lasciano ben sperare.

A Roma la sindaca Virginia Raggi ha stabilito che sino a settembre l’acqua comunale dovrà essere usata solo per servizi strettamente personali. Mentre, per le province di Parma e Piacenza, il Governo ha dichiarato lo stato d’emergenza e già stanziato otto milioni e 650 mila euro per far fronte alla crisi. Il Po in Emilia Romagna è in secca: letto quasi prosciugato, rive trasformate in spiagge per bagnanti improvvisati. Un fiume che tra poco potrebbe non sembrare più tale nemmeno in Piemonte.
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Sardegna. Nell’Isola è stato già chiesto lo stato di emergenza per calamità naturale. Le precipitazioni registrate negli ultimi quattro anni in Sardegna sono state così ridotte da far considerare il quadriennio come uno dei più critici dal 1922. Tra il 2015 e il 2016, la pioggia caduta è stata troppo poca: tra il 30 e il 45 per cento in meno rispetto alla media. Ancora più drammatica la situazione degli ultimi tre mesi (marzo-aprile-maggio), quelli strategici per le esigenze idriche delle campagne, che hanno registrato un deficit intorno al 70 per cento, con punte fino al 90.

Sicilia. Solo in Sicilia negli ultimi dodici mesi le riserve idriche sono calate del 15 per cento. Secondo i dati dellOsservatorio regionale sulle acque, illustrati durante l’iniziativa Watec Italy 2017, negli invasi mancano oltre 80 milioni di metri cubi di acqua. I due terzi (74,5%) dell’acqua che manca nelle dighe siciliane si concentra negli invasi Poma di Partinico (Pa), Rosamarina di Caccamo (Pa) e dell’Ogliastro a Raddusa (Ct). La diga che registra le peggiori perfomance (-46,6% di scorte rispetto a giugno 2016) è quella di Poma, con una capacità scesa da 57,2 a 30,5 milioni di metri cubi. L’acqua dello Jato viene utilizzata sia per gli usi potabili della città di Palermo che per le irrigazioni dei campi nella zona di Partinico. Alla diga Rosamarina sono venuti a mancare nell’ultimo anno poco più di 18 milioni di metri cubi e a quella dell’Ogliastro circa 16,5 milioni.

Veneto. La situazione è difficile in tutto il territorio della regione. Il governatore Luca Zaia ha firmato una nuova ordinanza - dopo quella del 18 aprile e del 16 maggio - che conferma lo stato di crisi idrica, per attuare le misure necessarie a contrastarla. In particolare è la carenza d’acqua nell’Adige a preoccupare: si temono conseguenze per gli acquedotti. La nuova ordinanza stabilisce restrizioni in particolare per l’Adige (in maniera minore per il Piave e gli altri bacini idrografici), dove i Consorzi irrigui dovranno ridurre il prelievo di acqua dal fiume secondo uno schema a step progressivi: si parte da 180 metri cubi/secondo fino a 80 mc/s, al di sotto della quale la riduzione sarà del 100%.

Friuli Venezia Giulia. La poca pioggia caduta negli ultimi otto mesi ha causato un deficit idrico generalizzato che si riflette sulle acque superficiali e sotterranee dell’intera regione. Per questo è stato decretato lo stato di emergenza idrica e ridotta la portata del previelo dal fiume Tagliamento. Nel bacino montano del Tagliamento le precipitazioni sono state il 54 percento del valore medio mensile, mentre in pianura sono oscillate tra il 65 percento e il 72 percento. Anche il mese di giugno, seppur non ancora concluso, si preannuncia decisamente arido, in particolare nella fascia montana, dove ha piovuto tra il 25 e il 36 percento in meno rispetto alla norma.

Le conseguenze. I disagi provocati dalla mancanza d’acqua si fanno sentire in campagna e in città. A Parma e Piacenza lo stato d’emergenza è stato chiesto anche perché - spiega il governo in un comunicato stampa - l’elevato numero di turisti arrivato con l’estate ha richiesto un bisogno maggiore di acqua. Per la produzione Coldiretti ha già lanciato l’allarme: "Sono a rischio ortaggi, frutta, cereali, pomodoro, ma anche girasoli e vigneti, il fieno per l’alimentazione degli animali e la produzione di latte per i grandi formaggi".
Così, ai tavoli delle Regioni, si cercano soluzioni per tutelare contadini e allevatori dai possibili danni economici. "Le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato perdite per quasi un miliardo di euro", ha sottolineato l’associazione.

Pericolo incendi. Terra e vegatazione secche innescano un altro problema: quello del rischio incendi, soprattutto nelle zone boschive. In Piemonte l’Arpa ha disposto da oggi lo stato di massima pericolosità su tutto il territorio della regione. Ma a patire il problema non è la sola. In lista le regioni sono tante, tra tutte anche Lazio e Toscana. L’estate 2017 rischia di essere critica anche perché, ha spiegato il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, "ben sei Regioni non hanno ancora mezzi aerei da utilizzare per spegnere le fiamme": Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria hanno dichiarato di non avere a disposizione alcun mezzo aereo per intervenire in caso di roghi particolarmente impegnativi.

Oltre l’Italia. Secondo la Coldiretti all’appello mancherebbero circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua, un volume praticamente pari all’intero lago di Como. E in base ai dati diffusi dal Noaa, il National Climatic Data Centre, si capisce che il problema non è solo italiano. A livello planetario, la temperatura media registrata sulla superficie della terra e degli oceani è stata la seconda più elevata mai registrata, addirittura superiore di 0,29 gradi rispetto a quella del ventesimo secolo.

FOCUS. Aumenta la temperatura globale: è allarme siccità

"Un problema da non sottovalutare", secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. L’acqua è un bene prezioso: prima di combattere per il petrolio, l’uomo combatteva - e continua a farlo - per accaparrarsi le risorse idriche. Se un terreno è arido non dà vita, costringe le persone a spostarsi e a ingrossare i numeri di quella che l’Oim ha definito "migrazione ambientale".