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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

Il Vaticano predica cittadinanza per tutti, ma se la tiene stretta. Ius soli - Nella Città-Stato non nascono bambini e chi entra e chi esce lo decide il Papa

Esiste uno Stato in cui la popolazione è composta da soli immigrati e dove non vi è mai nato un bambino, perché quando capita si partorisce all’estero. Di conseguenza lo ius soli, anche volendo, non avrebbe materia di applicazione. La cittadinanza viene accordata o revocata a discrezione dal capo dello Stato. Anzi, se sei figlio di un cittadino, al compimento dei 18 anni di età regredisci a residente e ti danno il permesso di soggiorno. Di clandestini neanche a parlarne, i muri costruiti intorno ai confini sono così alti e ben sorvegliati da scoraggiare chiunque. E poi, anche se riuscissero a scavalcare, le guardie di frontiera, tra le più efficienti del mondo, li individuerebbero in pochi minuti e li riaccompagnerebbero subito all’accesso più vicino. Altro che Trump.
Secondo il diritto costituzionale, tecnicamente è una “monarchia assoluta a carattere vitalizio”, quindi niente diritti politici connessi all’acquisto della cittadinanza. Per chi non lo avesse capito stiamo parlando della Città del Vaticano, lo Stato più piccolo del mondo per estensione territoriale (solo 44 ettari). Le gerarchie ecclesiastiche si sono schierate apertamente in questi giorni nella polemica, suscitata dalla proposta di legge, a favore di una maggiore liberalizzazione nella legislazione italiana in materia. Tuttavia il filtro steso intorno alla Città del Vaticano è ferreo. Regolato originariamente dai patti Lateranensi del 1929, il diritto di cittadinanza vaticano è stato riammodernato in base alle nuove esigenze da una legge promulgata da Benedetto XVI il 22 febbraio 2011. Secondo la legge “sulla cittadinanza, la residenza e l’accesso nello Stato della Città del Vaticano” sono cittadini vaticani prima di tutto i cardinali che risiedono nel comune di Roma e dentro le mura leonine. Godono della cittadinanza anche i laici o i prelati che si sono stabiliti nel territorio vaticano per ragioni di dignità, carica, ufficio o impiego, ma sempre autorizzati dal pontefice. Possono acquistare e conservare la cittadinanza su autorizzazione anche il coniuge, i figli e i fratelli di un cittadino vaticano purché siano conviventi. Diventano automaticamente concittadini del Papa a tutti gli effetti e accantonano la loro cittadinanza originale, che paradossalmente è il motivo principale della loro assunzione, anche le 109 guardie svizzere accasermate nella Casa Santa Marta. Il diritto ad avere la carta d’identità con le chiavi di San Pietro si perde invece per i cardinali quando si trasferiscono altrove, per i diplomatici, per il personale e i prelati residenti quando cessano dalla carica o dal servizio in ragione dei quali si aveva acquistato la cittadinanza vaticana.
Inoltre coniuge e figli di un cittadino vaticano vengono cancellati dall’anagrafe a seguito della perdita della cittadinanza da parte del cittadino stesso. Carta d’identità scaduta per i figli anche al compimento del 18esimo anno di età, ma possono chiedere di continuare a risiedere nello Stato. Stesso destino per i coniugi che non sono più tali dopo l’annullamento del matrimonio o a seguito della separazione legale. Il residente che perde per qualsiasi motivo la sua cittadinanza riottiene quella d’origine, ma se non ha alcun titolo per essere cittadino di un altro paese diventa ipso facto italiano.
La popolazione attuale, spiega il sito della Santa Sede, comprende circa 800 persone, delle quali oltre 450 godono della cittadinanza vaticana. Circa la metà dei cittadini vaticani non risiede nello Stato, ma in altri Paesi, soprattutto per motivi di servizio. Una curiosità: anche Papa Francesco è diventato cittadino del Vaticano solo al momento dell’elezione al conclave.