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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

C’è chi dice no: Daniel e gli altri che rinunciano alla carriera. Day-Lewis a 60 anni si ritira

ROMA Due ritiri in vent’anni sono probabilmente un record nella storia del cinema. Daniel Day-Lewis, a quanto pare, l’ha rifatto. Già nel 1997, pur senza comunicati stampa, era sparito dalla circolazione e si era messo, pare, a fare il ciabattino a Firenze. Ma dopo qualche anno Martin Scorsese l’aveva convinto a tornare sul set per girare Gangs of New York, e poi l’attore era comparso in soli quattro altri film, di cui due ( Il petroliere e Lincoln) gli avevano fruttato l’Oscar. Adesso arriva l’annuncio del ritiro dell’attore sessantenne: ultimate le riprese di Phantom Thread Paul Thomas Anderson, parteciperà alla promozione, e poi smetterà di recitare. “È una decisione privata e non ci saranno altri commenti sull’argomento”, dice il comunicato.
La notizia ha avuto un’eco sorprendentemente vasta. Un po’ perché comunque nell’epoca di Internet ci vuole una notizia (o presunta tale) ogni cinque minuti. Un po’ perché in effetti non sono molti gli attori che annunciano il ritiro dalle scene a un’età non avanzata. O almeno, non sono molti gli attori maschi. Per le donne, oltre a casi leggendari come quello di Greta Garbo, era frequente che una diva lasciasse la carriera dopo un buon matrimonio con un principe, un conte (tipo Grace Kelly o più modestamente Marisa Allasio), un produttore o semplicemente con un buon partito. E poi, crudelmente, le carriere delle attrici finivano con lo sfiorire della gioventù, e quindi non era nemmeno questione di annunciare ritiri, ma proprio di non venir più cercate. Alcune, prima che ciò accadesse, cambiavano mestiere, dedicandosi magari all’impegno sociale, come Shirley Temple o Brigitte Bardot. E all’opposto, una combattiva Bette Davis poco più che cinquantenne poteva addirittura pubblicare una polemica inserzione sui giornali: «Madre di tre bambini di 10, 11 e 15 anni, divorziata, americana, trent’anni di esperienza come attrice cinematografica, versatile e più affabile di quanto si dica, cerca impiego stabile a Hollywood”. Subito dopo, rientrava in pista con Che fine ha fatto Baby Jane?.
Per i maschi è diverso. Più accettato socialmente il loro fascino maturo, forse meno capaci di rinnovare i propri interessi, fatto sta che la lista si limita a Cary Grant che, un po’ più vecchio di Daniel Day-Lewis, si era ritirato a vita privata dopo la nascita della sua unica figlia. E fanno quasi notizia gli abbandoni “precoci” del settantaquattrenne Gene Hackman nel 2004, o dell’allora 76enne Sean Connery una decina d’anni fa. Tanto che, per raschiare il fondo, le liste su Internet citano tra i ritirati illustri anche Rick Moranis, il comico occhialuto di Ghostbusters e Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi che a meno di quarant’anni, dopo la morte della moglie, si dedicò ad accudire i due figli. Un mezzo ritiro è quello di Jack Nicholson, che ha molto diradato gli impegni ma si accinge a interpretare il remake americano di Vi presento Toni Erdmann. E viene in mente allora il caso più plateale di tutti, rivelatosi poi un colossale scherzo: quello di Joaquin Phoenix, che nel 2008 annunciò di volersi dedicare al rap e si esibì in una serie di catastrofiche apparizioni pubbliche, finché non si scoprì che era tutta una messinscena destinata ad alimentare uno spassoso mockumentary, I’m still here, diretto da Casey Affleck.
Certo, Daniel Day-Lewis è stato sempre un attore fuori dal comune. Figlio di un notissimo poeta irlandese e di un’attrice di origini ebraiche. Bambino prodigio e talentuoso attore di teatro, fidanzato a lungo con Isabelle Adjani, di maniacale riserbo sulla propria vita privata. Icona erotica negli anni Ottanta coi suoi ruoli etero o gay in My beautiful laundrette e in L’insostenibile leggerezza dell’essere, vince il primo Oscar, ovviamente, con un ruolo “estremo” nel Mio piede sinistro. Da allora, in quasi trent’anni, ha recitato appena in una decina di film, spesso in interpretazioni super-mimetiche o istrioniche. Lo attirano ruoli bigger than life e allora, si potrebbe ironizzare, forse quale performance più spettacolare e titanica dello scomparire? Almeno fino al prossimo auspicabile ritorno.