Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  giugno 22 Giovedì calendario

Legalità e centri sociali, la sindaca Appendino prigioniera delle alleanze ambigue

TORINO L’algoritmo che dodici mesi fa l’aveva fatta vincere, ha cominciato a lavorare contro la sindaca di Torino. Le alleanze trasversali su cui si è retto il suo successo politico, le si stanno ritorcendo contro. La svolta legge e ordine del movimento di Grillo l’ha messa ancor più in difficoltà. In poco meno di due mesi Santa Chiara è passata dall’ovazione pubblica allo scherno sui social. È diventata l’erede di Andrew Volstead, il senatore del Minnesota che promosse la legge contro la vendita di alcoolici. Bersaglio di quei centri sociali torinesi che avevano fatto campagna elettorale per lei contro Piero Fassino. “Appendino, no party”, “apericelere”, “aperitivo con manganellata, 7 euro”. I social torinesi pullulano di ironie sanguinose.
Ma c’è poco da scherzare. La rivolta della movida, martedì sera, a pochi passi dalla sede di uno dei centri sociali più noti della città, è solo l’ultimo episodio che segnala lo scollamento tra la sindaca e una parte importante della sua base elettorale. Appendino in versione legge e ordine, quella che i 5Stelle hanno sposato a livello nazionale dopo la batosta del primo turno delle elezioni amministrative, non piace a quella parte della sinistra radicale torinese che l’aveva sostenuta. Ma non le evita gli attacchi della destra: «Non si possono più accettare le ambiguità e gli ammiccamenti di questa giunta con chi attacca la polizia nelle strade», dicono gli esponenti locali di Forza Italia. Fratelli d’Italia e Lega sono anche più duri e appoggiano le rivolte degli abitanti della periferia contro i campi rom. Sui social è partita due giorni fa una specie di caccia al nomade dopo l’incidente stradale in cui una rom ha investito e ucciso un residente. Situazione che rischia di andare fuori controllo. Anche peché l’investitrice è fuggita dal carcere dove era detenuta e ora c’è da sperare per lei che la ritrovi la polizia.
Nel centro e nei quartieri della movida invece scoppia la rivolta della birra. Tutto nasce dalla sciagurata notte di piazza San Carlo, con il bilancio di un morto e 1.526 feriti: la folla incontrollata che fugge da un attentato inesistente e si calpesta. Una donna muore schiacciata, molti altri si feriscono con i cocci delle bottiglie di birra. Per sanare quella ferita, mentre ancora Comune, Questura e Prefettura si rimpallano le responsabilità, nasce l’ordinanza contro la vendita di bottiglie nei quartieri della movida dopo le otto di sera. Appendino parla di «un nuovo inizio» ma non può certo prevedere che questo finirà per peggiorare la situazione. Perché nel frattempo i movimenti della sinistra che l’avevano appoggiata, riuniti nel gruppo “Assemblea 21” le contestano «il mancato rispetto di punti importanti del programma elettorale» a partire dal no alla costruzione di nuovi centri commerciali. E anche centri sociali come Askatasuna, che avevano appoggiato i 5Stelle in cambio dell’alleanza in val di Susa contro la Tav, annunciano che la luna di miele è finita. Sui muri della città si vedono manifesti in cui la sindaca compare di fianco a Sergio Marchionne individuato come simbolo di quel “sistema Torino” che in campagna elettorale lei aveva promesso di abbattere.
L’ordinanza contro la vendita delle bottiglie finisce per fare da detonatore a queste tensioni. Dieci giorni fa, in piazza Santa Giulia, teatro delle cariche di martedì sera, due pattuglie della polizia che controllavano i locali erano state circondate dagli avventori. Altri episodi di ostilità si sono ripetuti nei giorni scorsi. L’altro ieri la Questura ha deciso di tornare nella piazza in forze. Ma caschi azzurri e scudi di plastica per controllare la vendita di alcoolici hanno finito per far salire la tensione.
«Non possiamo permettere che Chiara rimanga presa in mezzo nello scontro tra la Questura e i centri sociali», dicevano ieri sera i grillini torinesi. Ma il rischio è forte. Perché una sindaca non può che condannare, come ha fatto più volte «ogni aggressione alle forze dell’ordine che fanno rispettare le leggi». Ma il suo gruppo consiliare, negli stessi minuti, porta il questore Angelo Sanna (arrivato a Torino da soli cinquanta giorni) sul banco degli imputati e chiede «una profonda riflessione sulla gestione dell’ordine pubblico nella città di Torino». Riflessione che forse, alla luce di quanto è accaduto nelle ultime settimane, andrebbe comunque fatta. Ma che certo diventa difficile oggi: è praticamente impossibile che un gruppo consiliare grillino (di cui fanno parte alcuni esponenti dei centri sociali), possa chiedere e soprattutto ottenere la testa di un questore. Anche perché da Roma si teme che la fine della tregua tra i centri sociali e la giunta grillina possa far nascere un incidente in grado di far salire ancor di più la tensione. A fine settembre infatti si terrà a Torino il G7 dell’industria e del lavoro, palestra ideale, in un clima difficile, per nuovi scontri di piazza. Tra la rivolta delle periferie strumentalizzata dalle destre e il nuovo conflitto tra centri sociali e Questura, l’estate appena cominciata potrà essere molto difficile per Chiara Appendino. I nodi e le ambiguità del Movimento di Grillo la stanno schiacciando. E la stessa alleanza istituzionale con il presidente della Regione del Pd sembra entrata in stand by.
Da giorni Sergio Chiamparino preferisce non intervenire. Anche perché dopo la notte di piazza San Carlo nella giunta Appendino un assessore tecnico è stato sostituito con il capogruppo del M5S. Una mossa che è stata letta come un commissariamento da parte del Movimento nei confronti della prima cittadina, considerata evidentemente troppo autonoma. La freddezza di Chiamparino nasce anche dall’impossibilità per il governatore del Pd di collaborare con una sindaca commissariata da Grillo dopo la notte di piazza San Carlo. Anche per questo Chiara Appendino, fino a ieri considerata la grillina dal volto umano, si trova oggi più isolata.