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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

«Io come Buffon: non cedo mai». Intervista a Federica Pellegrini

Federica Pellegrini nelle acque di Roma significa la più grande nuotatrice italiana di sempre nella «piscina più bella del mondo» ricordando «la settimana più bella della mia vita: se devo fare la classifica delle emozioni di una carriera non ho alcun dubbio».
Quello è un magnifico passato. Per fortuna però qui parliamo di futuro.
«Davvero. Questo Settecolli (domani i 200 stile, sabato i 100, ndr) è solo una tappa verso i Mondiali di fine luglio a Budapest, il mio obiettivo».
Dunque è il momento delle braccia pesanti.
«Pesantissime. Ma io storicamente lavoro duro fino alla fine: scaricherò solo una settimana prima di partire per Budapest».
La novità tecnica è l’allenamento in altura a ridosso del grande evento. Perché?
«Di solito quando scendo dall’altura vado molto bene: così lunedì parto per una settimana a Livigno, poi per due settimane e mezzo in Sierra Nevada. Spero non sia la volta che scendo e non vado...».
È il famoso cambio di routine di cui parlò dopo l’Olimpiade di Rio?
«Proprio così. Ai miei livelli, dopo tanti anni, mi servono stimoli nuovi. Un altro è allenarmi sugli altri stili».
Budapest sarà il suo ottavo Mondiale, il settimo in cui nuoterà i 200 stile libero: negli altri sei ha sempre preso una medaglia. Si ricorda le emozioni di ognuna?
«Naturalmente!».
Partiamo dall’argento di Montreal 2005.
«Nel tempo l’ho metabolizzato, ma lo vissi come una tremenda delusione perché arrivai là con il miglior tempo».
Bronzo a Melbourne 2007.
«La conferma della bontà della scelta di lavorare con Alberto Castagnetti».
Oro a Roma 2009.
«Semplice: i giorni più belli della mia vita».
Ora a Shanghai 2011.
«La riconferma dopo un anno tostissimo con Lucas».
Argento a Barcellona 2013.
«Una delle gare più importanti della mia vita dopo la delusione dei Giochi di Londra: mi ero allenata a dorso una volta al giorno, avevo deciso di gareggiare solo il giorno prima. Medaglia tanto bella quanto inattesa».
Argento a Kazan 2015.
«Figlio del sudore e della fatica. Non pensavo di farcela».
Resta Budapest 2017...
«Ah, qui non ricordo...».
La Ledecky ballerà da sola?
«Da lì non si scappa. Ma dietro siamo in tante con pari chance. Il ranking attuale (Fede è quinta, ndr) conta relativamente. Conterà invece come si esce dalla bagarre».
E nella bagarre Federica potrebbe...?
«Federica potrebbe... e lascio i puntini».
Ma come si combatte così a 28 anni contro avversarie di 8/10 anni meno? Nel nuoto sono ere geologiche.
«È vero, le generazioni passano e io resto. Se penso a quando da bimba sfidavo la Van Almsick, e poi a tutte le sfide con Manaudou, Muffat, Franklin e adesso Ledecky... Ne ho viste parecchie e sinceramente è una bella soddisfazione essere ancora qui».
Mentre altri totem lasciano: Tania Cagnotto e Francesco Totti, per esempio.
«Tania ha fatto benissimo. Come Flavia Pennetta fresca di Slam, ha scelto il momento più giusto, all’apice della carriera, dopo le due medaglie olimpiche. Ho sempre pensato che lasciare al massimo sia perfetto. Quanto a Totti, mi ha colpito molto il suo addio, con tutto quell’affetto popolare...».
Forse l’Olimpico non sarà mai ai suoi piedi in quel modo. Anche lei però, tradizionalmente divisiva, dopo Rio ha trovato un affetto che non si aspettava.
«Perché la gente che ha visto la gara di Rio sa che il nuoto è questo, che ho lottato e non ero attaccabile in alcun modo. Di sicuro questo affetto mi ha rincuorato molto. Lo considero un premio al mio cambiamento come persona e come donna. Diciamo che oggi divido un po’ meno».
Però sa arrabbiarsi ancora: è vero che è delusissima dalla questione staffetta?
«Sì, perché non c’è progetto. Ne vedo di ogni tipo, tranne che per la nostra 4x200 stile argento mondiale. Le staffette devono ogni tanto allenarsi insieme, noi quest’anno non l’abbiamo mai fatto. Mi pare una stupidaggine».
Che lei spiega come?
«Non vorrei che fosse perché non si vuole che Matteo Giunta faccia il capo del progetto, visto che di solito a farlo è il tecnico dell’atleta più forte. Se fosse così, con la politica che prevale sulla tecnica, mi spiacerebbe molto».
La Federica juventina nata come ha preso la sconfitta nella finale di Champions?
«Ah, che peccato, ci credevo tanto! Mi è spiaciuto che la squadra non abbia giocato come aveva giocato prima della finale. E mi è spiaciuto soprattutto per Buffon. Per lui mi vedevo già la scena: Champions e poi Pallone d’oro».
Cardiff come Rio: si è rivista in lui?
«Decisamente. Abbiamo vissuto momenti simili e avuto reazioni simili. Nessuno vuole chiudere in lacrime. E come Gigi andrà avanti un altro anno, così io dopo quel colpo subito ai Giochi ho deciso di proseguire. Per amore del nuoto e per la voglia di rivincita».
Con la quinta Olimpiade sempre in testa?
«Vi prego non parlatemi di Tokyo, mi sembra di avere finito Rio ieri! Per ora stiamo su Budapest, poi vedremo».
E con le foto taroccate come va?
«Si riferisce a quando mi fotografano con 3/4 persone e poi manipolano le foto facendo credere che sia con un uomo? Beh, certe cose ormai mi fanno ridere. L’ultima volta al ristorante il paparazzo lo avevamo visto e Matteo era andato a parlargli: evidentemente non è servito...».
Non cambierà mai, lo sa?
«Lo so, ma così sfacciata è un po’ troppo. E comunque la mia situazione personale è sempre quella...».
Per concludere: questa volta i calcoli sul ciclo li facciamo per bene?
(risata) «Ah guardi, direi che li abbiamo fatti bene e dovrebbero essere esatti. Speriamo bene».