Corriere della Sera, 22 giugno 2017
«Prima bollirle, poi friggerle». La disfida delle patatine
Quello che la rende famosa (e oggettivamente deliziosa) è la doppia frittura: prima da cruda, per ammorbidire l’interno, poi da cotta, per dorare l’esterno. Una frittura che spesso avviene nel grasso bovino e il cui profumo è una delle caratteristiche di ogni piazza che si rispetti.
Eppure la frite, la tipica patatina fritta belga chiamata, in vallone, friete – guai a definirla «French frie», perché scoppierebbe un caso diplomatico visto che la tecnica di preparazione è molto diversa – potrebbe essere in pericolo a causa della Commissione europea.
Proprio da Bruxelles, infatti (che indelicatezza) è arrivata la proposta di obbligare alla bollitura delle patate prima della frittura. La norma servirebbe a evitare la formazione dell’acrilamide, un composto considerato dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, cancerogeno e dannoso soprattutto per i bambini.
Questa sostanza si produce quando i cibi ricchi di carboidrati vengono cotti a temperature superiori ai 120 gradi, come avviene nella frittura. Per questo, tra gli alimenti a rischio, il testo al vaglio della commissione fa esplicito riferimento alle patatine fritte, chiamandole per altro «French fries» (che beffa) oltre che a biscotti, patate arrosto, crackers, porridge e addirittura caffè.
Apriti cielo: sulle patatine il ministro belga del Turismo Ben Weyts non ci ha più visto e ha subito scritto un accorato appello al commissario europeo delle politiche alimentari Vytenis Andriukaitis per lamentarsi del provvedimento: «Di fatto, bandirebbe le frites, un patrimonio nazionale insieme al cioccolato, e danneggerebbe la nostra tradizione gastronomica». La Commissione ha immediatamente abbassato i toni parlando non tanto di «bando» ma piuttosto di una misura di tutela per i consumatori. «Nessuno vuole eliminare le patatine belghe – ha fatto sapere un portavoce – vogliamo però fissare delle regole per obbligare gli operatori della ristorazione e dell’industria a ridurre l’acrilamide nel cibo, nel rispetto delle tradizioni culinarie di ogni Paese dell’Unione care anche al presidente della commissione Jean Claude Juncker».
Sarà, intanto il caso diplomatico è scoppiato (anche dal punto di vista linguistico), il chips-gate è cominciato e i belgi sono molto, molto agguerriti.