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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

Uccisa nel parcheggio dell’ospedale. «Quel maledetto che ti perseguitava»

SANT’OMERO (TERAMO) «Basta, basta, fermati!». Le urla, disperate, prima di cadere a terra colpita alla gola e al petto. È morta così, nel parcheggio dove stava prendendo la sua auto a fine turno, Ester Pasqualoni. Aveva 53 anni, era responsabile del day hospital oncologico dell’ospedale di Sant’Omero, in provincia di Teramo, madre di due ragazzi di 14 e 16 anni, Nausicaa e Alessio.
Erano circa le 16. L’aggressione è stata feroce. «L’hanno sgozzata, uno spettacolo straziante» hanno raccontato i colleghi accorsi attorno al corpo a terra, coperto dal lenzuolo verde. Si cercano testimoni, ma sembra che nessuno abbia visto niente. Qualcuno ha sentito le grida e poi un rumore sordo, come un tonfo. Roberta, titolare del ristorante di fronte, è in lacrime: «Stamattina, come ogni giorno, è venuta a prendere un caffè, era tranquilla e gioiosa. Dietro quel sorriso nascondeva le sue paure». Le sue paure avevano un volto ben definito, quello di un uomo più grande di lei, 65 anni circa, di Martinsicuro, un ex investigatore privato che la perseguitava da oltre dieci anni e che lei aveva conosciuto perché aveva in cura il padre.
Solo gli amici più stretti di Ester sapevano. «Se non ti posso avere, prima o poi ti ammazzerò» le aveva detto. Lei quasi si vergognava di quelle persecuzioni e cercava di tenere nascosta la cosa al lavoro anche se, in passato, aveva denunciato quell’uomo che la tormentava con appostamenti, telefonate, messaggi. Si era decisa, raccontano gli amici, quando l’aveva trovato sotto casa di Fabrizio, il compagno scomparso a febbraio di due anni fa per un infarto. Si era decisa a farlo, sottolinea il suo avvocato, Caterina Longo, «con ben due denunce, ma non era servito a niente, erano state archiviate. Lui aveva avuto anche il divieto di avvicinarsi ma poi la misura è stata revocata». Il legale non si dà pace e, sul profilo Facebook, scrive: «Quante volte sedute a ragionare di quell’uomo, quel maledetto che ti perseguitava... e non sono riuscita a risolverti questa cosa... Me lo porterò dentro tutta la vita. Ti voglio bene donna e amica speciale... Ti voglio bene».
Sul luogo dell’omicidio arriva il pm Davide Rosati. I carabinieri del reparto operativo di Teramo, coordinati dal comandante Roberto Petroli, cercano un’auto, forse una Peugeot 205 bianca, che alcuni testimoni hanno visto girare più volte intorno all’ospedale prima del delitto e poi allontanarsi subito dopo. Chi ha ucciso Ester è stato fortunato oppure molto bravo: nel parcheggio non ci sono telecamere e all’ora in cui la vittima è stata colpita l’edicola all’ingresso era ancora chiusa.
«È morta tra le mie braccia. Una cosa assurda pensare che fosse lei» dice Piergiorgio Casaccia, il medico del pronto soccorso di Sant’Omero intervenuto per primo. Racconta di averla trovata a terra, in una pozza di sangue, e di non aver capito subito che era lei. «Quando sono arrivato non aveva polso, non c’era più nulla da fare». Intorno al corpo segni di colluttazione, due borse, il cellulare. Il manager della Asl, Roberto Fagnano, ricorda le qualità professionali di Ester. «È stata uccisa barbaramente una persona che lavorava per salvare le vite degli altri».