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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

Strage di Brescia, Tramonte preso a Fatima. «Sono qui per un percorso spirituale», si è giustificato. Domiciliari per il mandante Carlo Maria Maggi

Brescia Il telefonino perennemente staccato: dopo la sentenza della Cassazione così come il giorno dopo. Impossibile parlare con Maurizio Tramonte, ex informatore dei Servizi condannato all’ergastolo in via definitiva per concorso nella strage di piazza Loggia insieme a Carlo Maria Maggi, referente del movimento di estrema destra di Ordine Nuovo nel Triveneto negli anni Settanta. Per i giudici, rispettivamente, la spia che non avrebbe impedito l’attentato e il regista della strage. Nemmeno il suo legale bresciano, l’avvocato Marco Agosti, aveva comunicato a Tramonte il verdetto e il contestuale ordine di esecuzione emesso a carico di entrambi gli imputati. «Irreperibile» lo avevano definito anche gli inquirenti in mattinata.
Dopo pranzo il colpo di scena: su segnalazione dei carabinieri del Ros, gli uomini dell’Interpol l’hanno intercettato e arrestato zainetto in spalla oltreconfine, a Fatima.«Sono qui per un percorso spirituale» ha spiegato agli agenti che l’hanno fermato. Un viaggio iniziato giorni fa in macchina e finito in Portogallo dopo il passaggio in Spagna e in Francia. I militari del Ros lo tenevano d’occhio da una ventina di giorni. Sapevano dove trovarlo. Dopo una tappa a Lourdes nei giorni di Pasqua, Tramonte era ripartito venerdì sera. L’altra notte, il sostituto pg di turno a Milano, Laura Gay, è rimasta in ufficio fino a mezzanotte, aspettando la sentenza di Roma. E subito ha disposto sia il provvedimento di esecuzione sia il mandato di cattura europeo.
Pregare non è bastato: 65 anni tra due mesi, Maurizio Tramonte resta a disposizione della magistratura portoghese in attesa delle procedure di estradizione in base alle richieste della corte d’appello di Milano. Sono stati proprio i giudici milanesi di secondo grado, il 22 luglio di due anni fa, a segnare il giro di volta giudiziario, condannando al massimo della pena Tramonte e Maggi. A loro carico, «una mole inequivocabile di indizi». L’ex fonte Tritone dei Servizi non poteva non sapere. Ma la strage bresciana non l’avrebbe impedita. «Sono innocente» disse dopo il verdetto ribadendo la versione di sempre. E ci credeva ancora nell’assoluzione.
Origini padovane, aveva 16 anni quando grazie a uno zio funzionario di polizia «fu avvicinato da tale Alberto (sedicente membro di un reparto speciale del ministero degli Interni) il quale gli chiese di collaborare in vista di possibili fatti eversivi». Per poi diventare una figura centrale e tra le più controverse degli «Anni di Piombo». Doppiogiochista, secondo gli inquirenti: pagato dal Sid per fornire informazioni e militante di Ordine Nuovo. Confessò la strage di piazza Loggia, poi ritrattò. Ma non convinse affatto. Tra le «notizie rilevanti» da riferire c’erano anche le accuse a Maggi.
A 82 anni, paralizzato e bloccato a letto, Carlo Maria Maggi però non finirà in carcere. Il suo legale, Mauro Ronco, ha chiesto e ottenuto il differimento della pena. Ieri la decisione del giudice di sorveglianza viste «le patologie invalidanti» e considerato che «non sussiste pericolo di commissione di altri reati». Gli atti sono stati trasmessi al tribunale per la decisione finale. Dalla perizia emergerebbe un grave decadimento cognitivo. Forse tale da non capire nemmeno la portata della condanna.