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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

Scacco al cugino. Il figlio sarà Re

«Sono soddisfatto, ora mi riposerò. Che Dio ti aiuti», ha detto l’ex erede al trono e ministro dell’Interno Mohammed bin Nayaf, mentre veniva rimosso. «Dio aiuti te. Non farò mai a meno dei tuoi consigli», ha replicato il 31enne Mohammed bin Salman, baciando la mano del cugino che stava spodestando. Questa cerimonia tra i due principi sauditi (che i diplomatici per semplicità chiamano Mbs e Mbn) è stata trasmessa a ciclo continuo ieri dalle tv locali: è l’atto finale di una lotta per il potere paragonata da qualcuno alla serie tv «Trono di Spade».
Con un decreto emanato a mezzanotte, l’ottantunenne re Salman ha nominato erede al trono il figlio prediletto Mbs, sovvertendo l’ordine di successione. È il risultato di manovre iniziate nel gennaio 2015: Salman infatti, preso il potere alla morte del fratello Abdullah, aveva subito esautorato il fratello Mutaib, l’allora erede al trono, mettendo al suo posto il nipote Mohammed bin Nayaf e (come vice) il figlio Mohammed bin Salman. Una mossa storica: finora si sono susseguiti al potere i figli del fondatore della dinastia Al Saud (tra di loro fratelli); per la prima volta re Salman prometteva di passare il testimone alla nuova generazione.
Di fatto, poi, in questi anni il re ha lasciato che tutte le decisioni, dalla Difesa all’Economia, si accentrassero nelle mani del figlio (tanto che Mbs si è conquistato il soprannome di Mr. Everything), erodendo il potere di Mbn. Il sovrano è anziano e di salute cagionevole: dunque per evitare uno scontro aperto, il decreto mette ora le cose in chiaro.
Oggi tutti si chiedono che cosa significherà, quando arriverà il momento, la monarchia di Mbs, che cita come modelli Winston Churchill e Sun Tzu (e anche Mark Zuckerberg), ma a differenza di molti dei rampolli reali non ha studiato all’estero e preferisce parlare l’arabo anziché l’inglese.
La nomina è stata approvata da 31 dei 34 dei membri Consiglio dei principi (mancava l’unanimità), ma questo non sarà un problema: accanto a lui prendono il potere altri giovanissimi nobili, incluso il fratello 28enne Khaled nuovo ambasciatore negli Usa, che gli saranno fedeli. Agli occhi degli anziani, la nuova generazione si sta mostrando poco cauta. Una volta le decisioni venivano prese cercando il consenso della grande famiglia; oggi decide Mbs (insieme al re). C’è lui dietro la guerra in Yemen contro i ribelli Houthi vicini all’Iran. È stato un suo incontro con Trump a Washington a marzo a gettare le basi della visita del presidente Usa a Riad e del suo discorso anti-Iran (per Trump Mbs esprime ammirazione, ma corteggia anche Putin). Ed è dal suo ufficio che è partita la decisione di isolare il Qatar e il suo emiro 37enne Tamim bin Hamed Al Thani, più aperto verso i Fratelli Musulmani e verso l’Iran (lo scontro è anche un braccio di ferro tra i due trentenni del Golfo). Le scelte di Mbs insomma rischiano di inasprire ulteriormente la rivalità tra Iran e Arabia Saudita nuocendo alla stabilità regionale.
I giovani sauditi, il 70% della popolazione in un Paese governato finora da 70-80enni, però lo appoggiano perché sperano in cambiamenti economici e sociali. Il suo piano di riforme, la «Visione 2030», promette di ridurre la dipendenza dal petrolio, di aumentare l’occupazione e le opportunità di intrattenimento, di ridurre i vincoli di segregazione tra uomini e donne e (un giorno) consentire a queste ultime di guidare l’auto. Il modello sono gli Emirati (il mentore di Mbs è il principe ereditario di Abu Dhabi), ma molti si domandano se i religiosi ultraconservatori wahabiti, che danno agli Al Saud la legittimità per governare, davvero lo permetteranno.