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 2017  giugno 22 Giovedì calendario

Gianni Morandi: e dopo una vita di musica sono solo l’amico di Rovazzi

Roma, giugno
Gianni Morandi non ha alcuna intenzione di appendere le scarpe al chiodo. Non ha voglia di interpretare il ruolo di saggio della musica leggera italiana. Ha le idee chiare: basta ricordi, al bando la nostalgia. Guai a proporgli di sfogliare insieme il corposo album dei suoi successi passati. «Sono costantemente alla ricerca di passioni e nuove suggestioni. Mi prendo in giro e ho ancora voglia di giocare con il mio mestiere», confida a Oggi. La prova di tanto entusiasmo è sotto gli occhi di tutti: Volare, il brano che Gianni ha realizzato insieme a Fabio Rovazzi, non soltanto è tra i brani più trasmessi dalle radio italiane, ma vanta già milioni e milioni di visualizzazioni su internet. Cosa hanno in comune Morandi, l’eterno ragazzo di Monghidoro, già re dei musicarelli in bianco e nero, e Rovazzi, il videomaker di Lambrate diventato famoso grazie al passaparola sul web? Poco. Pochissimo. Ma, d’altronde, la loro fortunata collaborazione artistica si basa su una sincera curiosità reciproca: la voglia di avvicinarsi uno al mondo dell’altro e l’urgenza di “sparigliare” le carte, di provocare l’industria musicale, di dimostrare che non c’è niente di più contemporaneo che mettere insieme “nonno” e “nipote“in una felice operazione di comunicazione in cui la differenza d’età viene magicamente esorcizzata dal talento di entrambi.
Rovazzi è il suo elisir di lunga vita?
(ride, ndr) «Ma no, il mio elisir si chiama curiosità. Ho ancora voglia di fare un sacco di cose: scrivere nuove canzoni, fare un nuovo tour, continuare a girare per l’Italia. Pensi che negli ultimi giorni anche i bambini mi fermano per la strada. Mi dicono: “Ciao, amico di Rovazzi...”».
Da Umberto Tozzi, Lucio Dalla ed Enrico Ruggeri al duetto con Rovazzi. «Che c’azzecca?», direbbe Antonio Di Pietro...
«Siamo due mondi diversi, è vero. Ma l’entusiasmo e la passione ci uniscono. Fabio è un bravo ragazzo, è molto rispettoso, a tratti timido e ha talento: scrive, compone, pensa i suoi video e ha solo 23 anni. Insomma, non sarà un cantante, ma di sicuro è unico nel suo genere. È un grande comunicatore».
Come vi siete conosciuti? Sui social network, dove lei è ormai una star incontrastata?
«No. O meglio: lui aveva letto un mio post su Facebook in cui facevo il verso, simpaticamente e con stima, al suo successo Andiamo a comandare. Dopo pochi giorni ricevo la sua telefonata: “Gianni, ho letto quello che hai scritto. Grazie. Mi piacerebbe fare una cosa con te. Posso cercarti quando ho le idee più chiare?’’».
Immagino il suo stupore...
«Rispondo subito di sì. Passano alcuni mesi e Fabio mi viene a trovare per proporre un motivetto, un’idea, una suggestione. Abbiamo lavorato insieme a quel progetto per mesi, via mail. Poi, l’ho raggiunto a Milano per incidere il pezzo. E sa cosa ho scoperto? Lui aveva già le idee chiare perfino sul video. Insomma, mi sono buttato. Mai avrei pensato che il risultato sarebbe stato così felice».
Mi scusi se insisto, ma lei cantava In ginocchio da te, Rovazzi è diventato famoso con Andiamo a comandare. Di cosa parlate? Che avete in comune?
«Dietro l’immagine pubblica di Fabio si nasconde un ragazzo profondo, pieno di pudore e con le antenne ben sintonizzate sulla realtà. Come è noto, mi piace ascoltare e farmi attraversare dalla passione anche di chi è diverso da me per età e formazione».
«Questi giovani di oggi no, io ti giuro mai li capirò», canta in Volare. Cosa le sfugge?
«Tante cose mi sfuggono, altre le comprendo grazie ai social e al rapporto con i miei figli. 1 giovani di oggi vanno velocissimi, ma questo non significa per forza che siano vuoti».
Troppo diplomatico. Non mi dica che Rovazzi è il termometro dello stato di salute della musica in Italia...
«Rovazzi fa scuola a sé. Ma c’è una generazione molto interessante di nuovi cantautori a cui guardo con molta attenzione».
Fuori i nomi.
«Motta, Levante, Brunori Sas, Coez».
Si tiene aggiornato...
«Ascolto tantissima musica. Mi vado a cercare le nuove uscite, guardo i video sul web e prendo sempre in considerazione i suggerimenti musicali dei miei figli e dei giovani che mi fermano per strada».
Magari mentre corre la domenica...
«Bravo: la domenica corro sempre con i miei amici runner e spessissimo mi capita di parlare con ragazzi e ragazze che incontro per caso. Mi piace il confronto con loro: provocarli, rispondere alle loro domande, spiegare il mio punto di vista».
Sono gli stessi giovani che, almeno secondo gli istituti di ricerca, sono sempre più lontani dalla politica.
«Come non comprenderli? Quello che succede nel mondo non è certo ras sicurante. Basta pensare alla minac eia terroristica che adesso ha prese di mira anche la musica e quindi i mondo e il linguaggio più vicino a ragazzi. Ma non bisogna cedere. Le dico sempre ai più giovani: nessune può toglierci il diritto a stare insieme a fare musica, a divertirci. Nessuno!»
Lei è un appassionato di politica. Cosa pensa del momento che stiamo vivendo?
«Sono molto confuso».
L’accordio su una nuova legge elettorale è saltato. Si rischia seriamente di tornare al proporzionale, ovvero agli Anni 80, il periodo di alcuni suoi grandi successi, da Bella signora a Si può dare di più. Sarà contento, no?
«Francamente non ho capito perché in questi ultimi mesi abbia prevalso la fretta di andare a votare. Penso che la politica dovrebbe avere presenti altre priorità. Ci sono temi più urgenti della legge elettorale. Sta di fatto che alla fine si andrà a votare in primavera, a scadenza naturale. Mi auguro solo che questo accada con un sistema più chiaro di quello su cui si è discusso, un po’ inutilmente, nelle ultime settimane».
Chi canterà Andiamo a comandare a urne chiuse?
«Francamente non lo so, ma penso che ci saranno grandi sorprese. Lei non crede?».