Corriere della Sera, 30 ottobre 1956
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Gli americani sconfessano il piano anglo-francese contro l’Egitto. «Vi siete messi d’accordo con gli israeliani in modo da avere un pretesto per intervenire»
L’avanzata delle truppe israeliane nella Penisola del Sinai non ha solo aperto il conflitto armato tra Israele ed Egitto, ma ha precipitato contemporaneamente una crisi diplomatica assai grave tra gli Stati Uniti e gli anglo-francesi. Questo è l’elemento centrale emerso in una giornata di estrema e spesso confusa tensione sia a Washington, sia al « Palazzo di Vetro » dell’O.N.U. a Nuova York, in cui gli avvenimenti sono venuti accavallandosi a ritmo rapidissimo. Cosi si è potuto assistere allo spettacolo paradossale del delegato sovietico Arkadi Sobolev che si è allineato sul testo di risoluzione proposto all’O.N.U. dal delegato americano Cabot Lodge, mentre i rappresentanti di Londra e Parigi insistevano perché la mozione di Lodge, che chiedeva la cessazione delle ostilità e il ritiro delle truppe israeliane al di là della frontiera non venisse sottoposta al voto
La spiegazione di questo capovolgimento degli schieramenti tradizionali dei due blocchi è semplice: la mossa israeliana si è, in sostanza, intrecciata col problema finora non risolto di Suez. La situazione è apparsa ai Governi di Londra e Parigi come adatta a attuare il progetto di « deflazionare » il prestigio di Nasser, che, per l’opposizione di Washington, essi non erano riusciti in passato a condurre in porto Eden e Mollet vi hanno visto la maniera di prendersi la rivincita su Dulles, la cui azione di freno aveva, durante i mesi scorsi, bloccato ogni programma anglo-francese. La prima indicazione del dissenso tra Washington e gli anglo-francesi si ebbe già ieri nei colloqui che il segretario di Stato Dulles ebbe coi rappresentanti diplomatici di Londra e Parigi.
Mentre il segretario di Stato insisteva per una decisione tripartita di convocare subito il Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. e presentare una risoluzione contro l’attacco d’Israele, i diplomatici inglesi e francesi dichiararono che il problema presentava aspetti complessi e che era necessario procedere a consultazioni più ampie coi loro Governi.
L’improvviso attendismo degli anglo-francesi creava al Dipartimento di Stato irritazione, ed alcuni dei collaboratori di Dulles non esitavano già ad esprimere il dubbio che potesse esservi una collusione segreta tra la mossa di Israele e l’atteggiamento di Londra e Parigi. Da ieri sera, così, il contrasto tra i big three occidentali è andato crescendo fino a raggiungere un’ampiezza quale raramente si era vista dalla fine della guerra. Ognuna delle due parti, infatti, prendeva le sue decisioni senza consultare preventivamente l’altra. Così, mentre ieri nel pomeriggio Dulles aveva concordato con i rappresentanti anglo-francesi di discutere con essi stamane il problema dell’azione all’O.N.U., nella serata Washington decideva di chiedere tale convocazione immediatamente, senza attendere la risposta di Londra e Parigi.
Ieri sera alle dieci e mezzo, infatti, il delegato degli Stati Uniti all’O.N.U. Cabot Lodge riceveva istruzione di domandare una seduta di urgenza dell’O.N.U. per stamane. La decisione in tale senso era stata presa nel corso di una riunione eccezionale svoltasi nella serata alla Casa Bianca: il Presidente Eisenhower vi aveva convocato,’ oltre al segretario di Stato Dulles, il segretario alla Difesa Wilson, il capo di Stato Maggiore generale ammiraglio Radford, il capo del servizio segreto Allen Dulles e l’assistente speciale della Casa Bianca, Sherman Adams. Allo stesso modo, la decisione anglo-francese dell’invio di truppe nella zona del Canale e dell’ultimatum alle due parti in causa è stata presa senza alcuna consultazione o discussione con Washington. La crisi tra gli Stati Uniti e i loro due alleati è venuta cosi aggravandosi nel corso della giornata di oggi. Essa ha assunto tre aspetti:
1. Netto contrasto nella discussione al Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. tra il delegato americano Cabot Lodge e i delegati di Gran Bretagna, Dixon, e Francia, Cornut Gentille. Lodge ha proposto una risoluzione che invita Israele a ritirare le sue truppe e chiede a tutti i Paesi membri dell’O.N.U. di astenersi da qualsiasi atto che possa assistere l’aggressione d’Israele.
I delegati di Londra e Parigi hanno chiesto che la risoluzione venisse ritirata, in attesa di un esame più ampio di tutta la questione dei rapporti di Israele coi suoi vicini arabi. Al tempo stesso, essi hanno comunicato al Consiglio la decisione anglo-francese dell’ultimatum alle due parti, osservando che essa tende a proteggere la libera navigazione nel Canale ed a fare cessare le ostilità.
Lodge ha rifiutato di ritirare la sua risoluzione, ed ha indicato, invece, le sue obiezioni alla mossa anglo-francese di inviare truppe nella zona, osservando che essa poteva apparire in contraddizione coi principi della Carta dell’O.N.U.
2. A Washington, il segretario di Stato Dulles ha espresso all’ambasciatore di Francia Alphand e all’incaricato d’Affari britannico Coulson il suo malcontento per l’atteggiamento anglo-francese e ha insistito perché l’ultimatum venisse ritirato e le truppe dei due Paesi non sbarcassero a Suez. La seduta è stata notevolmente tempestosa.
3. Contemporaneamente, il Presidente Eisenhower ha inviato messaggi personali a Eden e a Guy Mollet, in cui si esprime « la ferma speranza che si darà all’O.N.U. la possibilità di regolare la crisi con mezzi pacifici e non attraverso la forza ». I messaggi di Eisenhower sono, quindi, un tentativo di fermare in extremis la decisione di Londra e Parigi di sbarcare truppe nella zona del Canale e di procedere, invece, attraverso l’Onu.
A questa atmosfera già tesa, in cui a Washington non si esitava, sia pure solo in forma privata e non ufficiale, ad accusare Londra e Parigi di avere concordato sino dall’inizio con Israele l’attacco nella Penisola del Sinai in modo da avere il pretesto di intervenire a Suez, si è aggiunta una mossa diplomatica del Governo del Cairo, che nel mezzo del dibattito all’O.N.U. ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di riunirsi in una seduta notturna speciale per discutere dell’aggressione anglo-francese contro l’Egitto. Alla protesta egiziana si è subito associato il delegato dell’U.R.S.S. Sobolev, che, dopo avere appoggiato la risoluzione americana di Cabot Lodge, ha approfittato della crisi tra gli alleati occidentali per accusare Londra e Parigi di volere servirsi dell’attacco israeliano per un atto di aggressione contro l’Egitto, in violazione della Carta dell’O.N.U.
La riunione all’O.N.U. sulla proposta di Lodge si è svolta in una atmosfera di tensione crescente. Alla fine, Inghilterra e Francia hanno fatto uso del loro diritto di veto, opponendosi alla risoluzione americana. Questa, è perciò respinta, sebbene in sede di votazione abbia ottenuto sette voti a favore (Stati Uniti, U.R.S.S., Jugoslavia, Iran, Cina nazionalista, Perù e Cuba), due contro (i due «veto» francese e inglese) e due astensioni (Belgio e Australia). La stessa atmosfera di tensione prevale a Washington, dove il Presidente Eisenhower ha annullato il suo programma di giri elettorali per i prossimi giorni e rimane alla Casa Bianca in consultazioni continue con i dirigenti del Dipartimento di Stato. Il nervosismo cresce di mano in mano che ci si avvicina alle undici e mezzo dell’ora nuovaiorchese, che rappresenta la scadenza dell’ultimatum anglofrancese. Si ritiene qui che, a meno di sviluppi improvvisi in extremis, tiuppe anglo-francesi sbarcheranno a Suez nella notte.