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 2017  maggio 23 Martedì calendario

L’effetto «tedesco». Solo larghe intese

Milano Due sistemi di voto diversi – gli ultimi germogliati nel dibattito sulla legge elettorale – e nessuna maggioranza all’orizzonte. A meno di larghe intese: con coalizioni che, però, tanto grosse non sono, anzi superano di una manciata di voti la soglia necessaria per dare la fiducia a un governo.
Questo il quadro che emerge dalle simulazioni di Ipsos su come potrebbe apparire la futura Camera. L’istituto di Nando Pagnoncelli ha applicato il Mattarellum bis, anche detto Rosatellum (metà maggioritario e metà proporzionale), e il sistema tedesco (proporzionale con sbarramento al 5%) ai sondaggi attuali sulle intenzioni di voto. La prima è la proposta che il Pd punta a far passare con la Lega e i verdiniani di Ala. La seconda vede invece i dem al tavolo con Forza Italia, ma piace anche a sinistra.
Pd batte M5S nei collegiQuando si tratta di cambiare le regole del gioco, a un certo punto si arriva alla domanda (più nelle trattative, ovviamente, che nelle dichiarazioni pubbliche): a chi conviene cosa? Passando dal latinorum ai numeri, si possono trarre alcune indicazioni.
Nelle simulazioni, stando ai sondaggi di oggi, il Pd è comunque primo partito. Potrebbe ottenere qualche seggio in più con il sistema tedesco. Ma è con il Rosatellum che avrebbe un maggior distacco sul Movimento 5 Stelle, visto che sarebbe più forte nei collegi uninominali (se ne aggiudica 103 contro i 96 del M5S).
Il centrodestra con il sistema proposto dal dem Ettore Rosato sarebbe costretto a trovare un’intesa per presentarsi unito nei collegi uninominali (ne prende 103, come il Pd, nelle simulazioni Ipsos). Il sistema tedesco invece permetterebbe una corsa solitaria di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Ma il partito di Giorgia Meloni è in bilico: nei sondaggi è al 5%, la soglia minima che un partito deve raggiungere per ottenere seggi. Rischia di restare fuori.
Lo sbarramentoEntrambe le proposte prevedono lo sbarramento al 5% (salvo che non si cambi: si può scommettere che i partiti più piccoli daranno battaglia per abbassare l’asticella). Con entrambi i sistemi si ha un effetto «taglia-cespugli». Oltre a Fratelli d’Italia, anche la sinistra rischia. Articolo 1-Mdp e Sinistra italiana, correndo da soli, sarebbero lontani dal traguardo del 5%. Possono raggiungerlo uniti: con il Rosatellum non vincerebbero in alcun collegio uninominale, ma spunterebbero comunque 19 seggi con la parte proporzionale. Fuori i centristi, con entrambi i modelli: Alternativa popolare, con il 2,3% dei voti, sarebbe costretta a cercare accordi, bussando o a sinistra o a destra per entrare in Parlamento.
Maggioranze in bilicoEppure alcuni partiti a rischio sono determinanti: il loro ingresso può spostare gli equilibri. Si prenda il caso di Fratelli d’Italia con il sistema tedesco. Solo con la tagliola dello sbarramento, che fa fuori dalla Camera il partito di Giorgia Meloni, ci sarebbero i numeri per una grossa coalizione tra Pd e Forza Italia (più autonomie ed estero): con 326 seggi. Con FdI in Aula invece si ritroverebbero a quota 309, sotto la soglia per la maggioranza (316). Soglia che, in alternativa, può oltrepassare solo l’asse a maggioranza 5 Stelle con l’appoggio «sovranista» di Lega e FdI (al momento irrealistico, ma sempre meno di un accordo Pd-5 Stelle). Non ci sono altre possibilità: nessuna soluzione che non siano larghe intese o un asse M5S-sovranista è praticabile.
Ancora più difficile far quadrare una maggioranza con il Rosatellum, nel quadro tripolare. Il Pd, primo partito, è lontano da quota 316: deve cercare, nella migliore delle ipotesi, circa 90 voti. Che potrebbero arrivare da Forza Italia. Che però, con ogni probabilità, avrà fatto campagna elettorale con due partiti, FdI e Lega, nemici giurati delle larghe intese.