Corriere della Sera, 23 maggio 2017
L’apprendista stregone
Dopo avere letto il post affettuoso di Valentino Rossi su Nicky Hayden, vittima di un incidente mortale, ho commesso l’errore di scendere alla zona commenti. C’era chi polemizzava senza alcuna logica con Valentino e chi ironizzava senza rispetto per le circostanze. Più ancora dell’idiozia, di quei gargarismi alfabetici colpivano l’insensibilità e la mancanza di empatia. In Rete le persone diventano bersagli, bamboline voodoo da infilzare. Su quelle famose si scarica il rancore dei frustrati. Ma c’è di peggio. C’è chi usa il web per mostrare suicidi o addirittura per istigare a compierli.
Se i «social» fossero una storia d’amore, potremmo dire che finora l’utente, cioè l’amante, si compiaceva dell’oggetto del suo desiderio e non gli trovava difetti. Anzi, traeva dalle critiche degli altri uno stimolo ulteriore per idealizzarlo. Adesso la fase dell’innamoramento è finita e si è aperta quella del disincanto. L’amante vede i pregi dell’amato, ma anche i suoi limiti. Sembra di stare in una scena di Fantasia della Disney, quando l’apprendista stregone Topolino perde il controllo delle scope, che cominciano a volare per conto loro. Lì poi arriva un mago a rimettere ordine. Ma qui il mago che ha creato Twitter, Evan Williams, fa parte del disordine, tanto che ha appena chiesto scusa in un’intervista. Riconoscendo che le porte dei «social», spalancate sul male del mondo, hanno urgente bisogno di una serratura.