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 1948  agosto 18 Mercoledì calendario

Cronaca dell’arrivo a Roma, nel 1948, dello scià di Persia Reza Pahlavi

Alle ore 11 in punto, nel cielo dell’aeroporto di Ciampino, è apparso il grande  quadrimotore bianco che ha  portato a Roma lo Scià dell’ Iran, Mohamed Riza Pahlevi,  proveniente da Berna. La bandiera dell’ Iran e quella italiana sventolavano sulle alte  antenne del campo e decoravano festosamente le facciate delle costruzioni ed i recinti, dietro cui si assiepava una folla  impaziente. Fotografi, giornalisti, reparti dell’Aeronautica con musica e bandiere erano  schierati lungo la pista ove l’apparecchio si sarebbe fermato dopo l’atterraggio. Verso le 10.30 cominciavano a giungere le autorità  italiane ed i membri della  Legazione iranica a Roma. Uno dei primi ad arrivare all’aeroporto è stato il ministro degli  Esteri, conte Sforza, cui si sono poi aggiunti gli altri  membri del Governo. Alle 10,45, preceduto da una macchina staffetta e scortato dai motociclisti, è giunto il Presidente della Repubblica, on. Einaudi, accompagnato dai capi delle Case civile e militare. Quasi contemporaneamente giungeva il Presidente del Consiglio, on. De Gasperi.
Rapidamente l’on. Einaudi ha passato in rassegna le  truppe schierate, mentre si  levavano le note della Marcia al campo e dell’Inno di Mameli. Subito dopo, l’annuncio  dell’imminente arrivo veniva dato dall’osservatorio  dell’aeroporto; squillava l’attenti, quindi il «presentatarmi».
Nel frattempo, il grande  quadrimotore, dopo aver compiuto un ampio giro sul campo,  atterrava, fermando le eliche a pochi passi dal punto in cui era il Presidente della Repubblica col gruppo delle  autorità. Dalla scaletta dell’aereo scendeva subito il sovrano di Persia, indossante l’uniforme militare grigioverde che dava un vivo risalto al volto abbronzato del giovane Scià
Mohamed Riza Pahlevi si è irrigidito sull’attenti, salutando militarmente la musica che intonava l’inno dell’ Iran, seguito dalle note dell’inno di Mameli. Subito dopo il Presidente della Repubblica si è fatto incontro all’ospite, stringendogli calorosamente la mano e dicendogli parole di benvenuto. Sono poi avvenute le presentazioni delle autorità e dei rispettivi  seguiti; quindi il sovrano di Persia, con a fianco l’on. Einaudi, ha passato in rassegna le truppe schierate, mentre formazioni di apparecchi da caccia  sorvolavano il campo a bassissima quota. Si è formato un corteo di automobili che dall’Appia Nuova è passato sull’Appia Antica. Le macchine  proseguivano lentamente, così che lo Scià ha potuto ammirare a suo agio i monumenti  dell’antica Roma. Quando le automobili, dalla Passeggiata Archeologica sono sboccate in via dei Trionfi, giungendo all’arco di  Costantino, molta folla faceva ressa dietro i cordoni di truppa disposti, da quel punto, lungo tutto il tragitto. Dovunque, lo Scià, sorridendo, ha risposto agli applausi della folla.
Alle 11.50 l’ospite, sempre  accompagnato dal Presidente e dal seguito, ha fatto,  attraverso il Salone dei Corazzieri, il suo ingresso nel Salone  Rosso, dove gli è stato offerto un vino d’onore; quindi, congedatosi dal Presidente è entrato nell’appartamento che gli era stato riservato; quello imperiale, alla Manicalunga, in cui nel 1906 soggiornò il Kaiser e, nel 1924, il Negus. L’appartamento è uno dei più accoglienti del Quirinale. Motivi giapponesi e francesi si incontrano delicatamente nelle tappezzerie e nella mobilia, su uno sfondo grigio-perla. Nella camera da letto che accoglie ora lo Scià, vennero, mesi or sono, girate alcune scene di un film di Orson Welles. Alle 13,30 il giovane sovrano è sceso dal suo  appartamento per una colazione intima col Capo della Repubblica.  Sono stati serviti: cappelletti in brodo, filetti di sogliole alla Medici, pollo allo spiedo,  insalata d’estate, torta, frutta, vino e liquori vari.
Nel pomeriggio, dopo un  breve riposo, lo Scià,  accompagnato dai suoi addetti  militari, ha visitato Roma,  soffermandosi a lungo davanti ai principali monumenti della città. Alle 20.30, al Quirinale, il Presidente Einaudi ha  consegnato solennemente allo Scià la croce di guerra italiana ed il brevetto di pilota. Alte  personalità del seguito ed alti  ufficiali delle Forze armate  italiane hanno assistito alla  consegna delle insegne. Subito dopo la cerimonia, ha avuto luogo il pranzo offerto, in onore dello Scià, dal Presidente della Repubblica, presenti anche l’on. De Gasperi ed altre personalità delle due  nazioni.
Allo spumante, il Presidente della Repubblica ha  pronunciato un brindisi nel quale ha detto fra l’altro: «Desidero sottolineare, in  questa occasione, che, per volontà del Vostro augusto genitore e di V. M., nemmeno gli  avvenimenti che hanno sconvolto il mondo nell’ ultimo decennio sono valsi a turbare i  rapporti felicemente esistenti tra l’ Iran e l’Italia, rapporti la cui cordialità ha avuto conferma anche nel trattamento  riservato, specie in particolari  circostanze, dalle autorità del  Vostro Paese agli Italiani ivi  residenti. La visita della M. V. a Roma è dunque conferma di una tradizionale ed  ininterrotta amicizia; ma io voglio  scorgere altresì, in essa, un sicuro auspicio per lo sviluppo di  vincoli sempre più saldi tra i  nostri due popoli nel campo  politico, economico e culturale». Lo Scià ha così risposto: «La profonda ammirazione che attira i nostri compatrioti verso il passato del vostro Paese, ha determinato  un’affinità di sentimenti che  uniscono i nostri due Paesi. È  all’avvenire brillante che si  prospetta per il vostro Paese che levo il mio bicchiere, alla  salute di V. E. e per la  prosperità della grande Nazione  italiana, di cui Voi dirigete cosi degnamente i destini». 1 saloni di rappresentanza del Quirinale sono rimasti sfarzosamente illuminati fino a che lo Scià, con il seguito, non si è ritirato nel suo  appartamento.