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 2017  aprile 27 Giovedì calendario

Ruspe, cantieri, turisti in fuga Le follie del G7 a Taormina

Ogni posto ha la sua croce. Ma qui, tra croci e crocette, non si sta un po’ esagerando? Lo chiede così, senza mezzi termini, un anziano cestaio intento ad intrecciare con maestria d’altri tempi le foglie di palma che danno vita a quei “cufini” e “panari” di cui tanto va fiero. Lo inconto a Taormina. Uno di quei posti magici dove decidi di andare per godere di quella pace che solo le isole sanno regalare. Che in questo periodo non è come ci s’immagina. Nella rocca siciliana – non quella cui siamo soliti pensare, ma quella militarizzata dei giorni pre G7 – la tensione è alle stelle. E il malcontento diffuso e palpabile che si respira sovrasta l’aroma agrumato e unico della perla dello Ionio. Alle porte del “vertice dei Grandi”, che andrà in scena i prossimi 26 e 27 maggio, Taormina è un cantiere a cielo aperto. Transenne ovunque, ruspe dappertutto e asfaltatrici in ogni dove. Molti vicoli di accesso al centro storico sono blindati causa lavori di sistemazione del manto stradale. Nessun profumo di mandorlo nel dedalo di strade e stradine dove si respira invece fumo d’asfalto, un mix di miscela di bitume e materiali inerti che costringe molti turisti a indossare le mascherine. Diciamo non proprio un bel vedere per l’isola famosa nel mondo per i suoi colori, odori e sapori. Per carità, il fascino senza tempo dell’ultima fortezza araba di Sicilia lo senti addosso sempre, Taormina è Taormina. Ma da qui a riconoscerne «la purezza dei contorni... la cedevole scambievolezza delle tinte» cantata da Goethe ce ne passa. Incuriosita, ho deciso di chiedere in giro come qui vivono l’evento che farà parlare il mondo intero. Girando tra i negozi di corso Umberto, il teatro Greco transennato, il palazzo dei Congressi (quello che l’agibilità non l’ha avuta mai) impalcato, le ceramiche di Caltagirone, le teste di moro che ti osservano superbe dai balconi dei palazzi storici, si nota come sia il disappunto a farla da padrone. «Siamo arrabbiati per i disagi e i danni che stanno creando a questo paese che vive di solo turismo – spiega Salvatore Siligato, noto ristoratore locale, – la scelta di organizzare un evento di tale portata a maggio era da bocciare da subito perché siamo impreparati e non strutturati, come dimostra l’improvvisazione che pervade ogni aspetto del programma lavori, dalla costruzione dell’eliporto, ai lavori in alto mare, alle pesanti restrizioni previste per residenti e turisti». L’ordinanza della Prefettura di Messina in merito è chiara. Dalla mezzanotte del 22 maggio e fino alle 24 del 27, in molte zone del paese «è fatto divieto di accesso pedonale e carrabile ad eccezione dei mezzi precedentemente autorizzati dall’Autorità di P.S., ovvero muniti di pass appositamente rilasciati». Senza lasciapassare in città non si entra. Il problema è che gli aventi diritto ai preziosi badge dovranno ancora attendere. Il Comitato per la Sicurezza ha già predisposto le procedure, ma la linea è quella di consegnarli in prossimità del summit anche per evitare eventuali tentativi di repliche da parte di malintenzionati. Pertanto ancora nulla. Solo disagi. «E danni – aggiunge Siligato, – che potrebbero essere permanenti. Basti pensare che per la costruzione dei due eliporti, che saranno poi smantellati dopo tre giorni, sono stati rasi al suolo oltre venti alberi di ulivo con età media di 80 anni. Sono stati tagliati alla radice senza alcun riguardo, cosa che renderà molto difficile, se non impossibile, un reimpianto». Il riferimento è alle piste sulle quali il presidente americano Donald Trump muoverà con un numero imprecisato di elicotteri, dopo che il 25 maggio sarà atterrato alla base aerea militare di Sigonella. E come il signor Salvatore la pensano tanti albergatori che saranno costretti a lavorare solo in funzione del vertice. Gli hotel perderanno i clienti già prenotati anche se, come ha spiegato Italo Mennella, presidente degli albergatori, «si potranno rifare con i mille delegati al vertice, le 3.000 persone fra security, intelligence, fornitori, i 2.500 giornalisti, e le 2.200 delle forze di polizia». Il problema esiste però per gli oltre 200 bed and breakfast della zona, che ancora non sanno se potranno lavorare. Ma non proprio tutti la vivono male. Per dovere di cronaca è giusto precisare che al netto dei malumori c’è chi, ai grandi del mondo, ha deciso di fare omaggio. È la gelateria Fanaberia, che ha pensato di dedicare un gelato proprio al presidente degli Stati Uniti: dopo il “pasticciotto Obama” made in Puglia, non poteva mancare la “coppa Trump”.