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 2017  marzo 28 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’OMICIDIO DI ALATRIREPUBBLICA.ITBotte, parabrezza distrutti, calci e pugni ad auto, anche nel traffico

APPUNTI PER GAZZETTA - L’OMICIDIO DI ALATRI

REPUBBLICA.IT
Botte, parabrezza distrutti, calci e pugni ad auto, anche nel traffico. Una scena da Far West quella che si è vista nei pressi del bar Angel di Tecchiena di Alatri, dove due gruppi di conoscenti di Emanuele Morganti si sono scontrati. Un gruppo voleva farsi giustizia da solo ed era in cerca degli indagati a piede libero, mentre l’altro ha cercato in ogni modo di bloccarli.

A sedare la rissa è stato il tempestivo intervento dei carabinieri di Alatri che con tre pattuglie sono arrivati sul posto. Il bar è il punto di ritrovo degli amici di Emanuele e soprattutto è di proprietà della madre di Gianmarco, il ragazzo che venerdì notte ha cercato in ogni modo di strappare l’amico al barbaro massacro.

La situazione ad Alatri è estremamente tesa, tanto che le famiglie degli indagati ed anche i familiari dei due arrestati hanno dovuto lasciare il paese.
Stesso discorso anche per la scelta degli avvocati difensori. Ad Alatri nessuno dei professionisti forensi ha voluto accettare la difesa dei due proprio per una questione di rispetto verso il ragazzo deceduto ma anche e soprattutto per una questione di incolumità fisica.

IL PROCURATORE DE FALCO

la vicenda è di una gravità spaventosa perché per motivi banalissimi come quello che ha roginita il tutto su è pervenuti poi alla morte di un ragazzo innocente e perbene. all’interno di questa discoteca dove era riunita una gran quantità di persone ha avuto origine un banalissimo diverbio tra emanuele e un’altra persona che è stata erroneamente indicata all’inizio come di etnia albanese. una banale lite per motivi di accaparramento di una bevanda chi beve prima determinata dallo stato di alterazione da alcol non di emanuele e che ha condotto il personale del lovale a portar fuori emanuele mentre altro è rimasto dento e non  ha preso parte all’aggressione una volta fuori in posti diversi della piazza c’è stata aggressione da parte di persone diverse con modalità diverse da una alle altre non si può pestaggio di gruppo eman ha cercato di allontanarsi, seguito, tornato sui suooi passi per ragazza discoteca, oggetto di aggressioni con foirza e intensità diverse, letale l’ultima che ha determinato importanti lesioni al cranio e poi la morte


"Abbiamo raccolto molti indizi ma c’è ancora molto da investigare". Lo dice il procuratore capo della Repubblica di Frosinone, nel corso della conferenza stampa di oggi. Giuseppe De Falco sottolinea che il fermo di due indagati per l’omicidio del ventenne Emanuele Morganti, ad Alatri, non sono un punto di arrivo ma di partenza. L’assurda esplosione di violenza fuori dal circolo "Mirò" di piazza Regina Margherita non convince gli inquirenti, che si stanno così concentrando sul movente. Intanto i familiari di uno dei due fermati sono stati costretti a lasciare il paese per le minacce ricevute. Nel pomeriggio la procura di Roma ha chiesto al gip la convalida dei fermi.

Emanuele Morganti si era recato venerdì sera nel circolo Arci con la fidanzata. Nel locale un banale litigio con un coetaneo di nazionalità italiana - dunque non albanese come emerso inizialmente - per chi dovesse prendere per primo un cocktail. Fuori da locale l’inferno. Emanuele è stato accerchiato dal branco e massacrato di botte. Un pestaggio in tre riprese. Dopo la prima aggressione, infatti, il ventenne era  tornato al "Mirò", forse a prendere la fidanzata. Erano le due di sabato. Calci, pugni e infine, mentre lo studente era a terra, i colpi fatali sulla testa, inferti con un manganello e un tubolare. Armi quest’ultime che gli investigatori ancora non hanno trovato. Un pestaggio feroce andato avanti per 10-15 minuti. Tanto che il corpo esanime dello studente sarebbe stato anche trascinato sull’asfalto e, come poi riferito dallo zio della vittima, coperto di sputi dagli aggressori. Alatri, l’inviato :"Uno dei due fermati aggredito per vendicare Emanuele" Condividi   Le indagini Dopo 24 ore di indagini serrate e decine di interrogatori, attorno all’1.15 di oggi due degli indagati, rifugiatisi a Roma Est, a casa di una parente, sono stati sottoposti a fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Si tratta dei fratellastri Mario Castagnacci, cuoco in un ristorante della capitale, e di Paolo Palmisani, entrambi di Alatri, di 24 e 27 anni, attualmente rinchiusi nel carcere di Regina Coeli, in attesa della convalida del fermo da parte del gip. I due non sono stati mai interrogati e non si sono allontanati subito dalla città ciociara. Uno dei due inoltre è già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e spaccio di droga. Oltre a loro, al momento, altri cinque gli indagati per rissa, tra cui dei congiunti dei fermati. I parenti di Palmisan "sono dovuti andare via per le minacce ricevute". A raccontarlo è lo zio del giovane fermato. "È assurdo, non riesco ancora a crederci - spiega -. Mi chiedo, se è vero quello che raccontano, come abbia fatto tutta quella gente a restare ferma senza intervenire. Siamo distrutti".
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"Violenza gratuita". "Le persone fermate - ha affermato il procuratore capo - sono riconducibili ad ambienti delinquenziali e non escludiamo che volessero dare un segno del loro controllo della piazza". Gente con cui Emanuele non aveva nulla a che fare. "Un ragazzo perbene capitato in una situazione che è esplosa", ha precisato De Falco. "Dobbiamo verificare - ha poi aggiunto il magistrato - se questa esplosione di violenza gratuita è stata dettata dall’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, come verosimile, e approfondire il movente. Accertamenti - ha infine assicurato - sono in corso anche sul ruolo dei buttafuori del locale, quella sera strapieno, oltre i limiti, per una festa privata". Determinanti le dichiarazioni dei testimoni, in particolare degli amici di Emanuele, mentre altri si sono mostrati reticenti e non sono mancate neppure le contraddizioni. Non sarebbero invece risultate particolarmente utili le immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza.

Escluso il movente etnico. De Falco sottolinea che si é trattato di una vicenda "di una gravita’ spaventosa perche’ per motivi banalissimi si é arrivati alla drammatica morte di un ragazzo innocente. Un litigio banalissimo quindi tra Emanuele e un’altra persona "erroneamente indicata all’inizio come un albanese, fatto questo che poi ha originato una serie di considerazioni e supposizioni non veritiere", per l’appunto lo scontro etnico o la xenofobia. Quella bevanda da prendere per primo é stata l’occasione scatenante - almeno cosi’ e’ allo stato delle indagini - lite con una persona che probabilmente era in stato di alterazione alcolica, mentre Emanuele non era ubriaco, tutt’altro. Comunque a quel punto i buttafuori hanno portato Emanuele Morganti fuori dal locale, mentre la persona con cui aveva litigato e’ rimasta dentro e quindi é  da ritenersi estranea a quanto avvenuto poi in strada.

Colpa delle cattive compagnie. "Due famiglie distrutte". Con queste parole lo zio di Paolo Palmisano, uno dei due ragazzi fermati per l’omicidio di Emanuele Morganti, commenta la brutale aggressione di Alatri. "Paolo è magrolino, bulletto come tutti i ragazzi della sua età, magari un po’ di più con qualche bicchierino di troppo - racconta -. Quello che è successo è colpa delle cattive compagnie".

Più controlli sui circoli privati.  Una ’stretta’ sui circoli privati, sugli orari di apertura, ovvero regolamentarli meglio. Lo annuncia il sindaco di Alatri, Giuseppe Morini, a margine della riunione del Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. E’ emerso che il Mirò proprio in quanto circolo privato non è assoggettato alle norme che regolano l’attività e gli orari di apertura e chiusura di un normale locale pubblico. "La legge l’ammette - dice il sindaco di Alatri - ora noi andremo però a regolamentare e soffocare il cattivo uso della legge", e la verifica riguarderà tutti i circoli privati sul territorio. Solo ora si viene a sapere, stando ad alcune testimonianze, che quel circolo, situato in una piazza dove abitano solo tre famiglie, chiudeva ad ore molto avanti nella notte".

Due le fiaccolate. Oggi intanto, ad Alatri, il sindaco Giuseppe Morini ha proclamato il lutto cittadino, in giornata si riunirà il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Questa sera, invece, alcuni amici di Emanuele, insieme al consigliere comunale di opposizione, Roberto Addesse, hanno organizzato una fiaccolata in memoria della vittima, che partirà alle 20 dalla casa di Gianmarco, l’amico di Emanuele, a sua volta picchiato nel tentativo di difendere il ventenne, e che giungerà fino alla chiesa di Tecchiena, frazione di Alatri. "Continueremo a dare battaglia per garantire legalità ad Alatri", assicura Addesse. Domani, invece, la fiaccolata organizzata dal Comune. Il sindaco infine ha annunciato che l’amministrazione intende costituirsi parte civile.


FRATELLO DI EMANUELE

CASETTE DI TECCHIENA (Frosinone) . "Capisce il mio dolore?". Francesco Morganti è il fratello grande, di dieci anni più grande, di Emanuele. È sotto la veranda della villetta - granata e con i coppi a tetto - dove Emanuele viveva con la mamma, fino a venerdì notte. Sono cresciuti qui, nella via del Convento che si perde nella campagna, tutti e cinque, padre cacciatore, madre spesso a casa, due fratelli, una sorella. Francesco s’avvicina al cancello vestito da lavoro, i capelli, diradati, sono pettinati all’insù: "Hanno portato via un angelo senza un motivo e se esiste una giustizia divina Gesù Cristo deve saperlo". Ha gli occhi, Francesco, di chi piange da tre giorni. Al suo fianco la fidanzata. Gli dà la forza di parlare, rispondere.

Cosa ha capito di quella notte al Miro Music Club, Francesco?
"Emanuele era lì con la fidanzata, al bancone del bar. L’hanno provocato, spinto, e poi fuori l’hanno massacrato. I dettagli non li posso conoscere, ho sentito cento versioni, non voglio aggiungere la mia. Credo nella giustizia su questa terra, e non è una frase fatta".

Emanuele è stato attaccato da dieci, forse venti persone. Buttato a terra, preso a calci.
"Poi l’hanno finito con una sprangata alla testa: non è stata una rissa, è stata un’esecuzione. Alla fine gli hanno anche sputato addosso".

Ecco, perché tanta violenza? Perché questa esplosione di rabbia? Non la comprendono neppure gli inquirenti, nessuno ancora l’ha spiegata.
"Si spiega solo in un modo: cattiveria gratuita. Non c’è bisogno di andare lontano".

C’era qualcosa di pregresso tra Emanuele e il ragazzo che lo ha sfidato al bar, c’erano conti in sospeso con qualcuno che poi l’ha aggredito?
"Emanuele non aveva conti in sospeso con il mondo e non conosceva le persone che stavano al Miro, venerdì sera. Non c’è altra spiegazione, la cattiveria umana".

Elenchiamo a Francesco Morganti i primi sei messi sotto inchiesta: padre e figlio, i due fratelli, poi altri due italiani denunciati. "Ho sentito anch’io questi nomi, ma non so chi sono, neppure Emanuele li conosceva. Posso solo aspettare, non voglio alimentare altro odio".

Con Emanuele e la fidanzata, nel locale, c’erano altri amici?
"Almeno tre".

Hanno visto qualcosa?
"Dicono che avevano una colonna davanti, dello screzio al bar non si sono accorti".

Sono intervenuti?
"Uno solo, le ha prese anche lui".

È Gianmarco, figlio della titolare di un bar di Tecchiena. Si è lanciato sul corpo di Emanuele quando l’amico era a terra, fermo, bersaglio. Ha tentato l’ultima difesa e l’hanno travolto. Alle sette di ieri sera Gianmarco è al bar di famiglia, quaranta coetanei attorno, pronti a esplodere. È graffiato in volto, non vuole parlare.

Francesco, che cosa le ha detto Ketty, la fidanzata di Emanuele?
"Sono colpito anche da questo. Ha raccontato che non ha potuto fare niente, le donne della compagnia che ha aggredito Emanuele l’avevano bloccata dentro il club prima che mio fratello fosse spinto all’esterno dai buttafuori".

Lei come ricorda suo fratello?
"Come un ragazzo che si era fidanzato a scuola, al chimico biologico Pertini, e che dopo uno stage aveva trovato lavoro a Frosinone, sotto casa, a vent’anni. Non era il mestiere per cui aveva studiato, la Abb Sace fa elettronica, ma era felice. Lo sa che domenica, quando ci hanno comunicato la sua morte, era il giorno di Sant’Emanuele? Vi prego, regalateci un bel ricordo, lo merita tutto".

La seconda cosa che colpisce, in questi giorni, è il silenzio di Alatri. Il sindaco dice: "Chi sa, parli".
"Qui non parla nessuno. Sì, è impressionante".

Sua madre è in casa, ora?
"C’è anche un medico, mia madre sta male. E devo occuparmi di lei. Eravamo in cinque, ora siamo in quattro".