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 2017  marzo 28 Martedì calendario

Niente soldi per la compagna Le Pen

“Le banche francesi hanno fatto prestiti a tutti i candidati tranne che a me”. A meno di un mese dal primo turno delle Presidenziali del 23 aprile, Marine Le Pen è ancora a caccia di finanziamenti per la campagna elettorale. La leader del Front National ha fatto sapere ieri che un accordo è in corso con un istituto estero ma che avrebbe rivelato i dettagli solo a prestito firmato.
Con l’acqua alla gola, il FN ha potuto ottenere finora 2 e 4 milioni di euro, da Cotelec, il micro-partito del patriarca FN Jean-Marie Le Pen. Prestiti che il vecchio padre non ha negato alla figlia anche se i due non si parlano più da quando lei lo ha ripudiato per le sue posizioni razziste. “Non sono soldi di Jean-Marie Le Pen ma dei militanti”, aveva precisato Marine. Ma 6 milioni di euro non sono sufficienti.
A gennaio Marine Le Pen era stata vista entrare nella Trump Tower, a New York. Si era pensato a un incontro con il presidente Usa, invece aveva visto l’uomo d’affari Guido Lombardi: “Abbiamo già detto che cerchiamo fondi ovunque, perché no negli Stati Uniti?”. La scorsa settimana la leader FN, che porta avanti una politica estera filorussa e promette la fine delle sanzioni se dovesse essere eletta, è stata in visita a Mosca ospite della Duma e ha anche incontrato il presidente Putin. La questione di eventuali fondi russi a favore del FN è stata riproposta sapendo che nel 2014 il partito dell’ultradestra aveva ricevuto un prestito di 9 milioni di euro da un finanziatore russo. Una probabilità che Marine Le Pen ha escluso per questa campagna e su cui il portavoce de Cremlino, Dmitri Peshkov, ha tagliato corto: “Non credo che finanziamenti saranno possibili”.
Le difficoltà finanziarie non sembrano per il momento intaccare l’ottimismo di Marine Le Pen, che resta favorita al primo turno anche per un sondaggio OpionWay di ieri (col 26%). Neanche l’indagine sui presunti impieghi fittizi all’Europarlamento intacca il risultato. Marine La Pen ha già rifiutato la convocazione dai giudici in nome dell’immunità parlamentare. Ora cavalca sempre più la lettura complottista di François Fillon, il candidato dei Répubblicains che ha accusato il presidente Hollande di aver intercettato le sue chiamate per incastrarlo con il Penelopegate. Anche Marine Le Pen ritiene che l’Eliseo abbia ordinato intercettazioni su di lei: “Da decenni il potere ricorre a questi metodi. Smetta di farlo”, ha ammonito. Il Guardasigilli, Jean-Jacques Urvois, ha accusato i due candidati di “manipolare la realtà”: “Dal 2012 – ha detto – l’esecutivo non è mai intervenuto nell’ambito di procedure giudiziarie”. Ma intanto sei figure di spicco della droite, tra cui Valérie Pecresse, presidente della regione Île-de-France, hanno reclamato alla procura un’inchiesta perché sia verificata l’esistenza del presunto cabinet noir che dall’Eliseo agirebbe in segreto contro Fillon.