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 2017  marzo 28 Martedì calendario

Ecco come funziona 
la fabbrica dei bambini

“GestLife Surrogazione di maternità”. «Se desideri essere Genitore [scritto con la g maiuscola, ndr] noi siamo il primo ufficio di avvocati di assistenza globale sulla maternità surrogata, lavoriamo in tutti i Paesi dove la stessa è legale, siamo l’azienda leader europea nel settore, vi offriamo una lista di 34 servizi e ad oggi vantiamo oltre 250 clienti all’anno che hanno terminato in modo soddisfacente il processo di gestazione surrogata». Il depliant che ho tra le mani, e che desta la mia morbosa curiosità professionale, me lo ha portato un collega medico di ritorno dalla Spagna. È stato stampato dalla più importante compagnia iberica che pubblicizza la maternità surrogata, il cui nome tradotto significa “Gestione della vita”, e contiene all’interno diversi paragrafi che spiegano in ordine numerico come l’agenzia gestisce questo tipo di prodotto, quali sono i programmi da seguire per avere una garanzia totale, quali sono i servizi offerti ed i passi da compiere per il processo (è chiamato proprio così), quale sono le verità e le bugie correnti sull’argomento e soprattutto vengono evidenziate le cose a cui credere e i miti comuni da sfatare, tipo il vituperato sfruttamento delle donne. 
Sul depliant si legge anche una dura critica ai mezzi di comunicazione, accusati di usare termini inadeguati per descrivere il percorso per raggiungere l’obiettivo, definito impropriamente come “utero in affitto” o “madre in affitto” quella che, viene spiegato, in realtà è solo una gestazione surrogata, dove non esistono ventri o madri affittate, ma dove si offrono, trascrivo letteralmente, «donne che accettano, mediante un accordo, di rimanere incinta, con l’obiettivo di partorire e dare alla luce un bambino che sarà cresciuto come proprio figlio da una coppia o persona single. Si tratta semplicemente di una maternità sostitutiva attraverso un contratto di gestazione». 
«TUTTO COMPRESO» 
Dopo un attimo di incredulità, confesso di essere stata rapita dalla lettura completa delle informazioni mediche, scientifiche e legali, di non aver potuto fare a meno di arrivare fino in fondo, e di condividere con voi alcuni brani a mio parere significativi. 
«La maternità surrogata è una tecnica di riproduzione assistita con la quale si processa il parto nel ventre di una donna [è scritto proprio così], che non sarà la sua madre biologica, dato che l’embrione impiantato non avrà nessun vincolo genetico con quest’ultima». «Tale tecnica è un processo complesso dove nulla va lasciato al caso, entrano in contatto i fattori della medicina più evoluta e le leggi specifiche di ogni Paese, quasi sempre contraddittorie o incompatibili». «I nostri clienti dovranno apportare solo il loro materiale genetico, a tutto il resto pensiamo noi, con il solo interesse di aiutarli a scegliere la soluzione che più si confà alle loro esigenze». 
Gli avvocati della società GestLife, con il loro linguaggio giuridico, assicurano di realizzare il «programma» con madri rigorosamente selezionate, garantendo le condizioni di vita delle stesse, ed assicurando la assistenza legale completa del committente presso il Consolato locale, così da permettere al neo Genitore di tornare nel proprio Paese di origine con il bambino in braccio, registrato come suo figlio e quindi con il suo stesso cognome sul passaporto. Tra i molti servizi promessi nel pacchetto di procedura in attesa del parto del figlio promesso, vengono descritti i vari interventi di specialisti in maternità surrogata, l’assistenza fisica e psicologica prima e dopo l’evento per il neo padre o la neo madre, il supporto legale completo, un appartamento esclusivo per l’attesa in hotel a 5 stelle, un telefono cellulare locale in dotazione, la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale del neonato per vent’anni, il servizio pediatrico a domicilio, un servizio di assistenza 24 ore su 24 per ogni necessità, un corso preparatore per i novelli genitori, più un passeggino e un corredino completo in omaggio al bebè. Tutti questi servizi restano attivi, in adempimento del contratto, fino al settimo mese di vita del bambino, e inoltre, nella tragica eventualità di un suo decesso entro questo periodo, la GestLife assicura il “riavvio” gratuito del programma, ovvero la programmazione di un nuovo bambino, definendosi con orgoglio l’unica azienda al mondo a coprire questa terribile eventualità senza oneri aggiuntivi. 
Alla voce “costo del processo” viene specificato che la società garantisce sempre il successo dell’operazione, salvo quei rarissimi e improbabili casi nei quali, se non si diventa genitori entro 30 mesi, i soldi versati verranno restituiti per l’intera somma. Comunque il prezzo complessivo è garantito come “chiuso” fin dalla firma bilaterale del contratto, aggiungendo che non ci saranno ulteriori spese, e che GestLife realizza solo programmi di “PRIMA CLASS” (scritto maiuscolo) per genitori che non vogliono problemi ed imprevisti, e, considerando che la società assicura sempre l’esito desiderato, si conclude con queste parole «E il successo, come quello di avere un figlio, si sa, non ha prezzo». 
PREZZI E DEPLIANT 
Mentre il mio sguardo scorre veloce tra le righe, la mia mente mi riporta alla notizia di questi giorni che più mi ha colpito, quella che rivela che in Italia è aumentata di 15 volte, cioè del 96%, la vendita di un contraccettivo d’emergenza, la pillola dei cinque giorni dopo, acquistabile senza ricetta al costo di 26 euro e 90 centesimi, un prezzo che permette di evitare una gravidanza indesiderata dopo aver fatto l’amore senza prevenzione, e mi ritrovo sul viso un sorriso amaro, e in testa una grottesca contraddizione, al pensiero che tante ragazze eliminano il rischio di generare un bambino con meno di 30 euro, mentre nel mondo c’è chi ne spende oltre 200 mila per ottenerlo. 
Il depliant che mi ha ipnotizzato è illustrato con foto accattivanti di bambini bellissimi, tutti biondi con gli occhi azzurri, sorridenti in braccio ai loro papà che sorridono anche loro, con l’immagine di una sola donna, probabilmente sterile, ma con l’aria felice dell’attesa, con il volto appoggiato a quello del suo compagno, e la galleria fotografica si esaurisce con una mano femminile che stringe quella di un neonato, un’immagine ingannevolmente tenera, poiché quella madre surrogata non solo non toccherà mai il suo bambino, ma non lo sfiorerà nemmeno con lo sguardo, nemmeno per un attimo, perché le verrà sottratto subito dopo averlo partorito, senza neanche il tempo di ascoltare il suo primo vagito. 
Il “programma” di GestLife offre inoltre una serie di vantaggi “ESCLUSIVI” (anche questo scritto in maiuscolo) che nessun’altra agenzia offre, tipo l’esecuzione durante la gravidanza surrogata di ecografie mensili o trimestrali in 4d, con scultura in 3d delle immagini, che saranno mostrate via via ai genitori committenti, i quali in tale modo potranno iniziare a vedere e conoscere la futura fisionomia del loro figlio commissionato, così da potersi fidelizzare con lui ancora prima che venga alla luce. Non viene specificato il risarcimento economico alla madre incinta, tranne quello assicurato, ed incluso nel contratto, nel caso di aborto o del decesso della stessa, ma viene spiegato che la “fattrice” sarà selezionata con criteri rigorosi dal punto di vista fisico, medico e clinico perché questo non accada e per poterla “accoppiare” bene con i genitori contraenti. 
FINO A 4 FECONDAZIONI 
Dalla firma del contratto con l’agenzia passerà un lasso di tempo, da tre a sei settimane, per la “Creazione del budget”, per valutare i differenti costi della madre selezionata, se da questa nasceranno uno o più bambini, ed una volta presa visione di ogni elemento variabile ed avendo valutato quelli imprevisti ed aggiuntivi, si arriverà alla firma del contratto con la donna prescelta, ed il preventivo sarà definito nel suo valore finale e quindi chiuso e blindato. L’agenzia possiede un catalogo di base di dati di madri surrogate che il committente potrà visionare dal primo giorno del contratto, o appena una settimana dopo la firma dello stesso, in modo da poter valutare ed approvare, con il supporto della consulenza medica, la futura gestante del loro futuro figlio. Per garantire il successo del “programma” la fattrice risultata idonea dovrà accettare l’impianto nel suo utero di due embrioni, ma se il committente desidera un solo bambino egli dovrà farlo presente fin dall’inizio all’agenzia, per essere sicuri di restare nel budget concordato per ottenere una “Gravidanza Garantita”, oppure scegliere una nuova madre surrogata e procedere con un programma diverso. 
Per “avviare” la gestazione si realizzano fino a 4 fecondazioni in vitro (FIV), una procedura di sicurezza adottata nel caso in cui la donna che accoglie l’embrione non resti incinta al primo impianto, e nel caso in cui questi vengano “consumati” tutti senza ottenere la gravidanza, il programma continua in altro modo senza arrestarsi. 
DONAZIONE DEI GAMETI 
Nel caso in cui i genitori committenti siano uomo e donna, ed entrambi apportino il proprio materiale genetico, sperma e ovulo, questo verrà fecondato in laboratorio ed impiantato nell’utero della madre surrogata, ed il bimbo che nascerà avrà i loro geni. 
Nel caso in cui sarà solo l’uomo a donare il suo seme, questo verrà introdotto in un ovulo donato e prelevato da una donna che non sarà la futura gestante, per poi essere impiantato nella madre surrogata, ed il suo bambino avrà i cromosomi del padre biologico e della donna che ha fornito il suo ovulo. Nel caso invece in cui è la madre a fornire l’ovocita, questo sarà fecondato con il seme di un donatore, trasferito nell’utero prescelto ed il bambino che nascerà avrà le caratteristiche di entrambi i genitori donanti. 
Della madre surrogata quindi non resterà mai nessuna traccia né fisica, né caratteriale, né genetica o cromosomica nel figlio che crescerà e si svilupperà dentro di lei per nove mesi e che partorirà, dopo aver completato ed esaurito il suo ruolo contrattualizzato di incubatrice naturale. 
La GestLife precisa di accettare anche embrioni creati in altre cliniche, ne assicura il trasporto nel Paese di destinazione senza rischi di perdita, di deterioramento o di scambio del materiale genetico, nemmeno quando i prelievi di seme e di ovuli fossero effettuati separatamente in nazioni differenti.Una volta iniziata la gravidanza commissionata, al quinto mese del suo decorso l’agenzia inizia e realizza il processo legale, presentando tutta la documentazione ed il “contratto di surrogazione”, per ottenere il via libera giudiziario che concederà la paternità o la titolarità dei due genitori contraenti. In alcuni Paesi, come per esempio negli Usa,in Canada,in Russia, in Ucraina o in Grecia, la compagnia offre un “pacchetto Vip” che include l’accompagnamento di un avvocato per iscrivere il neonato al Consolato locale, per la compilazione dei moduli, per la richiesta del passaporto del bambino, da allegare a quello con la foto del padre contraente. 
ITER BUROCRATICO 
Il Certificato di nascita viene concesso al bimbo nel Paese in cui nasce, e dove la coppia contraente figurerà appunto come genitoriale. Il codice civile di alcune nazioni però sancisce che «la madre è colei che partorisce», quindi in questi Paesi la donna surrogata deve “rinunciare” per iscritto al neonato che ha appena dato alla luce e permettere al padre biologico, che ha donato il suo seme, di iscrivere all’anagrafe il figlio con il suo cognome, mentre la madre contraente o il compagno del padre biologico dovranno necessariamente e successivamente richiedere l’adozione del bambino, un processo legale naturalmente incluso fra i servizi dell’agenzia. 
Mentre proseguo nella lettura delle ulteriori e varie informazioni stampate sul depliant avverto crescente un disagio, mi vengono in mente tutti i parti ai quali ho assistito, inclusi quelli dei miei due figli, e riemerge in me forte l’emozione di quei momenti, la meraviglia della nuova vita che irrompe nella tua, le lacrime di gioia, la tenerezza di quell’essere nudo e indifeso appena partorito, il suo pianto di nascita che si placa per magia al primo contatto con sua madre, la felicità pura, unica e irripetibile che si prova, con genitori che si abbracciano emozionati davanti all’incanto di colui che li chiamerà un giorno mamma e papà. E faccio fatica ad immaginare le stesse sensazioni in quelle madri e in quei padri definiti “contraenti o committenti”, che hanno atteso l’arrivo del loro “prodotto biologico” programmato in uno studio legale di una qualunque agenzia, ed ottenuto “con successo” mischiando una dose fresca di sperma in provetta con l’ovulo prelevato da una donna scelta con cura, che sparirà dall’orizzonte della loro vita e di quella del loro bambino per sempre, dopo aver portato a buon fine il suo “lavoro”, dettagliatamente regolarizzato con un “accordo tra contribuenti”. 
STATO NATURALE 
Da medico quale sono, pur conoscendo, apprezzando, concordando e valorizzando sempre i progressi straordinari della nostra scienza che oggi supera le leggi della natura, non riesco ad abituarmi all’idea dei figli su commissione, che esistono, che vedo, che continuano a nascere e che donano gioie infinite, anche se quella per “crearli” è una tecnica comunque finalizzata a donare la vita, non a sopprimerla o distruggerla come quella dell’aborto, ma che provoca inevitabilmente nella madre che la genera un distacco obbligato dei suoi sentimenti verso un figlio concepito in laboratorio e inserito dentro di lei con geni estranei, con un trapianto compatibile portato e supportato per nove mesi, che impone nella sua mente una fredda razionalità declinata non ad un atto d’amore, ma dedicata all’arido egoismo di alcune persone che non si arrendono davanti allo stato naturale delle cose, che deviano con la forza del denaro le leggi della vita, rincorrendo ad ogni costo, economico, fisico e psicologico, la gratificazione di avere un figlio genetico seppure a metà, il quale non conoscerà mai l’altra metà delle sue origini, della madre che lo ha messo al mondo, naturale o biologica che sia, che non ne avrà mai memoria, se non quella indelebile custodita in fondo all’inconscio, marchiata da quel distacco innaturale, ed entrambi conserveranno impressa nella loro anima, e forse nel loro cuore, la violenza emotiva di un “contratto a termine”.