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 2017  marzo 28 Martedì calendario

Così ti libero dagli acidi in 28 giorni

Vi schiarite spesso la voce e avete una tossetta che non se ne va? Magari accompagnata da un bruciore di gola? Potrebbero essere segnali del reflusso gastroesofageo, spesso associato solamente a bruciore di stomaco e a rigurgiti acidi. «Di solito ci si preoccupa degli acidi che fuoriescono dallo stomaco e arrivano all’esofago. Ma i danni li fanno anche gli acidi di certi alimenti nel loro percorso verso lo stomaco», spiega Jonathan Aviv, medico otorino, docente alla Icahn School of Medicine di New York, che se ne occupa da quasi trent’anni. Il ruolo centrale in questo caso lo gioca la pepsina, un enzima che aiuta a digerire le proteine. «È inattiva nello stomaco finché non viene risvegliata dai cibi acidi. Quando è mischiata ai succhi gastrici può risalire fino all’esofago, alla gola, alle corde vocali. E qui iniziano i guai», mette in guardia l’esperto che, nel suo libro The acid watcher diet, illustra un piano di ventotto giorni per disintossicarsi dagli acidi e una successiva fase di due settimane di mantenimento per riparare i danni che gli acidi hanno inflitto ai tessuti di gola ed esofago.
Nel primo mese occorre eliminare tutti i cibi più dannosi, con pH da 0 a 5. E in particolare bibite gassate, caffè e caffeina, agrumi, pomodori, aceto, vino e alcolici, cioccolato, menta, cipolla cruda e aglio crudo. Ma il bando dovrebbe essere esteso anche a tutti i cibi in cui si possono trovare dolcificanti ottenuti con un trattamento che utilizza l’acido solforico. In questa fase, consiglia Aviv, occorre anche modificare lo stile di vita: «Bisogna smettere di fumare. La nicotina ritarda lo svuotamento dello stomaco e questo causa pressione sulla valvola cardiale. Inoltre: è bene consumare tre pasti principali e due spuntini ogni giorno, non mangiare tardi la sera (almeno 3 ore prima di andare a letto), consumare almeno 450 grammi di verdure e 225 grammi di frutta con pH superiore a 5, bandire i fritti e fare esercizio fisico, anche moderato».
Trascorsi i ventotto giorni, si può iniziare la fase di mantenimento durante la quale si reintroducono gli alimenti a pH 4. Non è un cambiamento trascurabile, perché un solo punto di pH può significare una grande differenza in termini di acidità. Così si possono nuovamente mangiare peperoni, mele e uva, yogurt e certi tipi di formaggio soffice. E poi, uno alla volta, si può provare a consumare con moderazione uno dei dodici cibi proibiti. Quelli che danno più disturbi andrebbero eliminati del tutto. Ma se proprio di alcuni non se ne può fare a meno, e se i sintomi da reflusso non sono severi, si può ricorrere al trucco della neutralizzazione. Funziona molto bene nei frullati. L’acidità dei frutti di bosco può essere controbilanciata con il latte di cocco, soia o mandorle. I pomodori si possono abbinare al cetriolo, magari cucinando un gazpacho. Il miele, che ha un pH di poco inferiore a 5, può essere neutralizzato con il burro di noccioline, ma Aviv consiglia di usare possibilmente solo miele di manuka, che aiuta la digestione e la riparazione dei tessuti. E per un pronto intervento disintossicante basta poco: acqua naturale con qualche pezzetto di cetriolo o anguria.