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 2017  marzo 28 Martedì calendario

È l’amore l’elisir di lunga vita

Anziano? Non proprio. I gerontologi giapponesi hanno appena coniato il termine ‘ pre-elderly’ (pre-anziano) per chi ha tra i 65 e i 75 anni di età. Si diventa vecchi solo a 75 e lo si è fino agli 89. Poi, dai 90 si diventa, a buon diritto, super- vecchi. Il 2017 ha segnato il punto di svolta, per i geriatri, che sanciscono scientificamente quello che empiricamente già avevamo osservato: prima dei 75 anni, uomini e donne sono indipendenti, pieni di interessi e passioni. Lo mette nero su bianco la Japan Geriatrics Society in un dettagliato report. «I settantenni stanno meglio, mangiano bene, sono energici», si legge nel documento. Certo, il Giappone è il paese più longevo al mondo, ma l’Italia non è da meno. Gli ultrasessantacinquenni superano i giovani (sono il 22% della popolazione contro il 13,7% rappresentato dagli italiani tra 0 e 14 anni), sono in buona salute e persino gli ultraottantenni sono raddoppiati in quindici anni. L’Italia è popolata di anziani, l’età media è aumentata del 4,5% in dieci anni e si invecchia meglio. Attenti al fitness e a piacere agli altri. E pronti a innamorarsi ancora, o comunque a vivere pienamente la coppia. In Italia come in tutto il mondo industrializzato. E Hollywood se n’è accorta: gli amori senili non sono più un tabù e i film su coppie agée, con tanto di scene intime, non mancano. Ottimo, perché, sentenziano i medici, gli over 65 innamorati vivono più a lungo rispetto ai single, ai divorziati e ai vedovi. Spiega Roberto Bernabei, presidente Italia Longeva, dell’Università Cattolica di Roma: «Le patologie oggi hanno meno peso sulla vita degli anziani. Innamorarsi andrebbe raccomandato alla pari dell’attività fisica e della sana alimentazione perché i rapporti familiari e sociali sono farmaci naturali. I sessantenni e i settantenni di oggi, uomini e donne, non sono più vecchi rinunciatari. Oltre all’uso più comune di farmaci tipo viagra, si assiste ad un allungamento degli anni dedicati all’affettività e all’intimità, per entrambi i generi».
L’amore, insomma, migliora la salute, il benessere e la longevità: lo dimostrano le statistiche raccolte in ambito sanitario che da qualche anno includono anche i fattori familiari e sociali, la vita di coppia o da single fra gli elementi di indagine. “L’invecchiamento è personale” titola l’editoriale pubblicato sull’ultimo numero della rivistaThe Gerontologist, che segnala il cambiamento. E sulla stessa rivista Gayle Doll, del centro sull’invecchiamento della Kansas State University di Manhattan, racconta un curioso esperimento che smentisce la comune convinzione che le coppie anziane diventino asessuate. La ricercatrice ha sondato le reazioni di cinque coppie da record, con alle spalle ben 50 anni di matrimonio, sottoponendole alla visione di 5 pellicole incentrate su amori senili, etero, omosessuali ed extraconiugali, scene sexy incluse. I film erano: Hope Springs, con Meryl Streep e Tommy Lee Jones, 45 Years, con Charlotte Rampling e Tom Courtenay, Still Mine con James Cromwell e Geneviève Bujold, Cloudburst con Olympia Dukakis e Brenda Fricker, e Cloud 9 con Ursula Werner e Horst Rehberg. Con sensibilità molto diverse fra loro, i partecipanti hanno svelato quanto i sentimenti e l’affettività di coppia rimangano il perno della vita.
Di una nuova vitalità, tutta femminile, in età matura racconta invece la ricercatrice Ruth Ray-Karpen della Wayne State University di Detroit, 63 anni e novella sposa che, su The Gerontologist, scrive: «I figli del baby boom, i nati fra il 1946 e il 1964, sono divenuti testimoni dell’old-boom. Aumentano le donne (sono ora oltre il 20%) che si affacciano al pensionamento attive e più curiose per la vita. Si chiudono rapporti esauriti, si ricomincia, ci si sposa perfino. Più che un calo di energie si assiste ad un loro re-indirizzamento ed è questo il punto su cui anche i medici devono lavorare con i loro pazienti».
È il sesso che erompe nella vita degli over. Magari anche come peso accessorio.
The Gerontologist dedica infatti alla salute delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender (Lgtb) un supplemento in più. E segnala che l’orientamento sessuale non funziona da fattore migliorativo. Se si tratta di anziani la salute peggiora e aumentano disabilità, patologie cardiovascolari, depressione e isolamento sociale. Questa la conclusione del più grande sondag- gio americano mirato a valutare il benessere di adulti e anziani Lgbt pubblicato dalla rivista. «Il sondaggio, finanziato dai National Institutes of Health, è una ricerca d’avanguardia indispensabile per andare avanti nella ricerca sull’invecchiamento, oltre che nel miglioramento delle politiche sociali, – scrive Karen Fredriksen Goldsen, della University of Washington School of Social Work, che firma l’editoriale. – Gli adulti e gli anziani LGBT devono affrontare molte più disparità.Discriminazione, stigma, e il più difficile accesso all’assistenza sanitaria sono fra i principali elementi».Agnese Ferrara

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Eterna giovinezza scritta nel microbiota 
Affrontare una alla volta, le malattie che compaiono con l’invecchiamento non basta. Per poterle prevenire e trattare bisogna poterle mettere in relazione considerandole tutte insieme. A partire dalla considerazione genrale che la cura migliore è seguire uno stile di vita salutare. Sembra buon senso, ma è il risultato del lavoro di un nuovo genere di scienziati, quelli che si occupano dei meccanismi molecolari comuni fra senescenza e malattie correlate.Ne studia i principi Claudio Franceschi, del dipartimento di medicina sperimentale all’Alma Mater Studiorium – Università di Bologna che spiega così questa nuova specialità: «Nell’ultimo secolo sono cambiate la nutrizione, l’igiene e la medicina, ma anche il tipo e la quantità di attività fisica delle persone e la scolarizzazione. Tutto ciò sta avendo un forte impatto sulla longevità, ma anche sul tipo di malattie a cui andiamo soggetti. Fra queste dominano le patologie cronico-degenerative, come quelle cardiovascolari, diabete, demenza, cancro, malattie croniche dell’apparato respiratorio e del rene. Il maggiore fattore di rischio è quindi l’invecchiamento».
Secondo la “geroscienza” – così si chiama questa nuova scienza l’anziano è il frutto degli stili di vita dei suoi genitori, dei loro gameti, degli stimoli ricevuti durante i nove mesi di vita intrauterina e persino durante il parto; così come è il risultato ddell’alimentazione e degli stimoli cognitivi ed emotivi ricevuti nei primi due anni di vita e durante tutto l’arco di vita vissuta.
Sulla base di tutto ciò, la geroscienza sottolinea l’importanza nel processo d’invecchiamento del microbiota intestinale – ecosistema intestinale che conta miliardi di differenti batteri – insieme ai due pilastri della longevità, la dieta mediterranea e l’attività fisica. Dalle analisi fatte su super-centenari italiani, Caudio Franceschi, insieme al gruppo di Patrizia Brigidi dell’Università di Bologna, ha individuato un microbiota di base, associato ad un migliore stato di salute. Si tratta di una porzione fissa di simbioti e microorganismi ad azione anti- infiammatoria come Bifidobacterium, Akkermansia e Christensenellaceae, in grado di influenzare l’assetto epigenetico che può regolare l’espressione del Dna.
La restrizione calorica, dosi abbondanti di frutta e vegetali e la riduzione di cibi grassi che aumentano il pericoloso adipe viscerale, insieme all’attività fisica e al microbiota intestinale, possono dunque diventare armi di prevenzione e lotta alla senescenza delle cellule e, quindi, delle malattie correlate all’età. Precisa Franceschi: «Il movimento e la dieta sono in realtà fattori “stressori” per l’organismo. In realtà questo stress, di tipo intermittente e ripetuto, provoca effetti adattivi chiamati “ormetici” che rafforzano le cellule in modo indiretto, ovvero stimolando meccanismi endogeni di mantenimento e riparo contribuendo così alla salute e alla longevità».