Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  marzo 28 Martedì calendario

«Dopo il massacro sputi sul corpo». Due degli indagati evitano il linciaggio

ALATRI La sete di vendetta rischia di sopraffare quella di giustizia ad Alatri. Mentre gli inquirenti continuano a lavorare senza sosta sul feroce pestaggio sfociato nel delitto del ventenne Emanuele Morganti, massacrato sabato scorso fuori da un circolo Arci dopo un litigio banale con un coetaneo albanese, nella cittadina in provincia di Frosinone la tensione è alle stelle. Un gruppo di circa dieci persone, armate di mazze, ieri si è aggirato alla ricerca degli indagati, intercettandone alla fine due e picchiandoli selvaggiamente. Per i carabinieri diventa così una lotta contro il tempo, con l’imperativo di fare presto prima che la situazione degeneri.
Emanuele, allontanato dal circolo dopo la discussione con il coetaneo, fuori dal locale è stato massacrato dal branco. Calci, pugni e infine colpi sulla testa con un paletto in ferro. «Hanno anche sputato sul suo corpo mentre era a terra», ha dichiarato Pietro Morganti, zio della vittima. Inutile la corsa all’ospedale Umberto I di Roma. Lo studente ventenne è morto dopo 36 ore di agonia e non è stata possibile, per esigenze investigative, neppure la donazione degli organi a cui avevano acconsentito i familiari.
I carabinieri di Alatri hanno ristretto il cerchio dei sospettati a nove, tra buttafuori e membri della comitiva del giovane albanese. Uno straniero e poi tutti residenti nella zona, tra Ceccano e Alatri. Tutti indagati. Tra cui due uomini di Alatri, padre e figlio, e due fratelli. In larga parte piccoli imprenditori. «Non meritavi tutto questo, non hai fatto niente di male», scrive ieri su Facebook la fidanzata di Emanuele, che era con lui al “Mirò”. Un post con una conclusione inquietante: «Ci rivedremo presto». Iniziano intanto a diffondersi le prime indiscrezioni sui nomi degli indagati. In molti hanno assistito al pestaggio. Un amico di Emanuele ha anche provato a difenderlo, venendo a sua volta aggredito. «Bisogna contrastare la violenza come quella avvenuta ad Alatri», dichiara il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma, mentre il procuratore di Frosinone, Giuseppe De Falco, nel pomeriggio si reca sul luogo del delitto per un sopralluogo e prosegue l’analisi delle telecamere che avrebbero immortalato la fuga degli aggressori, un gruppo di persone armate di mazze cerca gli indagati. Si presentano anche nello studio di uno dei difensori, l’avvocato Giampiero Vellucci, cercando di sapere dal legale dove si trovino i sospettati. Il gruppo viene messo alla porta, ma riesce a intercettare due fratelli di Alatri indagati mentre quest’ultimi, a Frosinone, si stanno recando in Procura. E scatta il pestaggio. Oggi intanto il sindaco Giuseppe Morini, che ha invitato chi ha visto a non essere omertoso, ha proclamato il lutto cittadino e alle 12.30 si riunirà il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Domani lo stesso Comune ha organizzato una fiaccolata. Gli inquirenti non si lasciano sfuggire una parola. Ma nella tarda serata di ieri c’era aria di svolta. E per oggi sono attese novità.