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 2017  marzo 28 Martedì calendario

Il cuore grande di un campione

Un abbraccio con il suo campione e un sogno che diventa realtà: scendere in campo a Wembley. Bradley Lowery, tifoso e mascotte del Sunderland, 5 anni di età e malato di neuroblastoma dal 2013, è entrato domenica in campo mano nella mano con l’attaccante Jermain Defoe prima della partita tra Inghilterra e Lituania. I due sono amici veri da tempo.
Q uando Jermain Defoe segnò quelli che a lungo sarebbero stati i suoi due ultimi gol con la nazionale inglese, Bradley Lowery aveva un anno ed era già ammalato di neuroblastoma, un tumore maligno del sistema nervoso. Era il 2013, lo stesso anno in cui l’attaccante creò una Fondazione che ha come scopo il sostegno per i bambini senza fissa dimora di Saint Lucia, l’isola dei Caraibi dalla quale provenivano i suoi nonni. Ecco perché non si può dire che l’incontro con Bradley, avvenuto tre anni dopo, a Defoe abbia cambiato la vita. Ma di certo sta cambiando quella del suo piccolo, nuovo amico. Ed è una differenza grande come il mondo.
Perché 1.465 giorni dopo quella doppietta a San Marino (e 1.548 dopo la prima diagnosi, alla quale nel luglio del 2016 è seguita una recidiva che non lascia speranze), Jermain e Bradley sono entrati insieme, mano nella mano, in campo a Wembley. Sono stati loro due a guidare i bianchi verso il centrocampo, per gli inni nazionali prima della sfida di qualificazione mondiale contro la Lituania.
In teoria non doveva toccare a loro, innanzitutto perché il capitano dell’Inghilterra è Joe Hart, portiere del Torino. Che però è stato ben felice di entrare per secondo. E poi perché Jermain Defoe non vestiva la maglia della nazionale da tre anni e mezzo (novembre 2013): a 34 anni, il meglio della sua carriera – gli anni al West Ham e al Tottenham – pareva passato. L’approdo (dopo una stagione a Toronto) al Sunderland ultimo in classifica in Premier League, sembrava l’anticamera di un’onorata e ricca pensione.
E invece, in quel di Sunderland, a Defoe sono capitate due cose. La prima: pur giocando nell’ultima in classifica, ha segnato 14 gol, gli stessi della stellina del Tottenham Dele Alli, col quale condivide il sesto posto in classifica cannonieri. La seconda: un giorno ha accompagnato alcuni compagni di squadra che andavano in ospedale a salutare Bradley, un supertifoso del Sunderland.
Non sapremo mai perché una scintilla scatta fra due esseri umani, e proprio fra quei due. Sappiamo però che, lo scorso dicembre, nell’intervallo di Sunderland-Chelsea, il piccolo Bradley entra in campo per tirare (e segnare) un rigore: a suggerirgli come è l’attaccante dei Blues Diego Costa. Ma quello che più a lungo se lo tiene in braccio è proprio Defoe. Che, lo scorso febbraio, torna in ospedale a trovare il suo amico e poi pubblica in Rete la foto che spiega cosa intende dire un bambino di cinque anni quando definisce qualcuno «il mio migliore amico»: la persona che, quando c’è, ti puoi addormentare senza preoccupazioni tra le sue braccia (anche se due mesi prima un medico ha detto che ogni volta potrebbe essere l’ultima). Ed è lì al tuo risveglio, perché nel frattempo ha detto a tua mamma di avvisare l’allenatore che per quella notte non tornerà in ritiro.
Da quella foto nasce l’invito della Federazione inglese a Bradley per la partita con la Lituania. E se è impossibile dire cosa scatta fra due esseri umani, a volte è altrettanto complicato mantenere la convinzione che solo il caso governi le nostre esistenze. Ma fino a prova contraria è così, quindi limitiamoci a dire quello che è successo (e poi ciascuno pensi ciò che vuole).
Il c.t. Southgate, a sorpresa, richiama in nazionale Defoe: un giocatore che conosce bene, visto che c’era anche lui in campo, quando debuttò (nel marzo del 2004) contro la Svezia. E, davanti al suo piccolo amico (che si era portato in campo anche a Liverpool, nella trasferta contro l’Everton), Jermain segna il gol con cui l’Inghilterra si porta in vantaggio sulla Lituania, diventando il sesto goleador più anziano della nazionale inglese. Poi, dopo un’ora di gioco, esce tra gli applausi dei 77.690 spettatori. Più uno. Bradley: che stavolta, a differenza di quando è entrato in campo mano nella mano col suo migliore amico, non ci pensa proprio a mettersi le mani sulle orecchie perché il boato è troppo forte.