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 2017  marzo 27 Lunedì calendario

La pianificazione del rilancio Ferrari che passa dal lavoro e dal gruppo

MELBOURNE È stato un percorso tormentato, inaspettatamente tortuoso. Contraddittorio, se vogliamo. Può infatti un’annata da 11 podi essere giudicata deludente? Sì, se ti chiami Ferrari, se arrivi da una stagione di lancio (il 2015) verso una Mercedes da raggiungere e superare, se scopri che alla fine l’obiettivo è mancato. Da questa strana voragine, che ha inghiottito un direttore tecnico (James Allison) e qua e là perfino la fiducia nei confronti di Sebastian Vettel, il pilota scelto per vivere una nuova età dell’oro, la Ferrari si è risollevata con un recupero unico e impressionante. Dal 2016 in bianco, con la vittoria tramutata in una chimera, al successo già al primo colpo: un’impennata pazzesca, al limite dell’immaginabile. Seb, ci racconti allora qual è la stata la «road map» seguita dal team? «La strada è stata semplice: non abbiamo guardato né a sinistra, né a destra, né in avanti; ci siamo concentrati solo su noi stessi e questo ha fatto la differenza». Il futuro rimane un interrogativo, però il presente propone sicurezze.
Funziona lo schema voluto da Sergio Marchionne attorno alla figura di Mattia Binotto, l’erede di Allison, e a quello di Maurizio Arrivabene, il team principal chiamato a gestire l’operazione-rilancio: operatività «orizzontale», valorizzazione di figure non di primo piano, coinvolgimento e coordinamento quali parole chiave. Dal 2016 della dolorosa disillusione al 2017 che registra questa vampata gloriosa sono passati pochi mesi. Non sono stati semplici. Un rimpasto è un po’ come una rivoluzione, trascina momenti di entusiasmo e fasi di riflessione. E Vettel ci ricorda quanto «sia stato difficile, a volte, fronteggiare la situazione». La stella polare è il gruppo: «Ci sono stati vari su e giù – riprende —: ma è li che si sono poste le basi per cambiare. E negli ultimi due mesi le acque si sono calmate, permettendoci di pensare solo a quello che c’era da fare». Il cerchio s’è chiuso. «Sono contento per tutti i ragazzi della squadra che hanno lavorato con modestia e professionalità, anche quelli rimasti a casa: è la Ferrari di tutti», commenta Arrivabene. Di nuovo, è Vettel che cerca di spiegare: «Avverto la felicità di lavorare assieme, ben sapendo che in questi casi non esistono scorciatoie. Ma da noi c’è una passione extra che ho avvertito fin dal primo giorno a Maranello».
Certo, poi c’è anche una macchina che si sta dimostrando azzeccata in tante soluzioni e che è gentile con le gomme. E c’è pure una Ferrari di nuovo forte sul piano politico, perché la richiesta di chiarimenti alla Fia su sospensioni che parevano troppo «intelligenti» ha incartato la Mercedes e la Red Bull, costrette a cambiare rotta e, nel caso della seconda, a ritrovarsi senza un vero piano B. Questo, però, è solo un inizio. A Vettel hanno ricordato che l’ultima volta che la Rossa vinse in Australia fu nel 2007: Raikkonen fu poi campione. «No, questo discorso non mi interessa – sorride —. Abbiamo un’ottima macchina, ma la Mercedes resta la squadra da acciuffare». Traduzione: la battaglia decisiva sarà sullo sviluppo. Mattia Binotto sottoscrive: «In inverno abbiamo raddoppiato energie e impegno. Ora ci attendono altre 19 sfide: questo Gp prova quanto poco basti per essere davanti o dietro».