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 2017  marzo 27 Lunedì calendario

L’interdetto Minzolini sconta la pena in Senato

Oggi come ieri e l’altro ieri, a palazzo Madama aspettano le dimissioni che il senatore Augusto Minzolini ha annunciato da un paio di settimane e ogni tanto rievoca tra un’intervista sui giornali e una dichiarazione in televisione.
Scampato alla decadenza per la legge Severino con un’alleanza trasversale in stile Nazareno (Forza Italia, un po’ di renziani, verdiniani e non solo), l’ex direttore del Tg1 – condannato a 2 anni e 6 mesi per peculato – avrà percepito un ulteriore pericolo: la poltrona, messa al sicuro appena dieci giorni fa con il voto dei colleghi, riprende a traballare. Per due motivi. Il primo. Gli elettori dem non hanno gradito il salvataggio di un avversario con la mancata applicazione di una norma, e dunque il voto (stavolta segreto) sulle dimissioni potrebbe entrare nel calendario di palazzo Madama in poche settimane e non dopo mesi come spesso accade e avere un esito diverso. Il secondo. Con gli effetti della sentenza della Cassazione del 12 novembre 2015, sta scontando in Senato l’interdizione dai pubblici uffici di 2 anni e 6 mesi. La pena accessoria è uguale a quella principale, quest’ultima è sospesa dal 25 novembre 2015 in attesa dell’affidamento ai servizi sociali, dopo la richiesta degli avvocati di Minzolini accolta dalla procura generale della corte d’Appello. Il Pg ha congelato la pena principale non l’interdizione.
Il professore Franco Coppi, l’avvocato che ha difeso Minzolini nel processo, conferma: “È così. Da un punto di vista tecnico, il calcolo dell’interdizione scatta con la condanna in via definitiva. Per l’affidamento ai servizi sociali, nei prossimi giorni finalmente sapremo qualcosa di concreto dal tribunale di Sorveglianza”. I senatori fingono di non sapere? Il paradosso è troppo complicato da sopportare e, soprattutto, da spiegare ai cittadini. Il senatore di Forza Italia ha perso il diritto al voto, non il seggio in Parlamento. Non è eleggibile, ma rimane in carica e può legiferare perché alcuni colleghi si sono espressi contro la legge Severino adducendo persino motivazioni – sul giudice d’appello Sinisi e sull’impianto accusatorio – che trasformano palazzo Madama in un quarto grado di giudizio. Minzolini resta un senatore “decadente”. Per avviare le procedure che riportano a un parere dell’aula, la Giunta per le elezioni e le immunità potrebbe istruire una pratica sulla decadenza per l’interdizione ai pubblici uffici e non più sulla legge Severino.
Qui le opinioni divergono. C’è chi sostiene che sarebbe inutile intraprendere lo stesso percorso terminato con la ribellione collettiva alla legge Severino – perché di quello si tratta – anche se la Giunta era per la decadenza. Ma il presidente Dario Stèfano riflette e afferma che stanno “valutando l’ipotesi”. Con i tempi larghi della politica, anche se ci fosse un nuovo passaggio in Giunta, Minzolini potrebbe raggiungere serenamente la pensione da senatore (in autunno) e finire la legislatura (al massimo in febbraio). Da un anno e mezzo, il senatore interdetto attende dove e come scontare la pena. Sui servizi sociali, palazzo Madama non può intervenire. Sulla poltrona di nuovo in bilico, sì.