Corriere della Sera, 19 marzo 2017
Quel piano per trasferire a Cdp le quote del Tesoro
Ridurre il debito o evitare di lasciarlo salire troppo può diventare impossibile per un ministro dell’Economia al quale è stato spiegato solo ciò che non può fare: né alzare le imposte indirette, perché il Paese cresce poco, né privatizzare aziende di Stato, perché sono serbatoio di posti di lavoro e leve di controllo alle quali i partiti oggi non intendono rinunciare. Il Partito democratico ha votato per anni (fino a ottobre scorso) programmi di cessioni di beni pubblici per otto miliardi nel 2017 e per altri otto nel 2018. Senza il debito salirebbe verso il 135% del reddito nazionale. Eppure ora il Pd ha cambiato posizione senza una sola discussione aperta sull’argomento.
Non sorprende dunque se tra poco sul tavolo di Pier Carlo Padoan atterrerà uno “studio tecnico” su «forme di gestione attiva delle partecipazioni e del portafoglio investimenti del settore pubblico». L’obiettivo? «Assicurare la difesa e la crescita di società strategiche per il Paese e ridurre il debito». Sembra si tratti della proposta di un’operazione complessa. Le quote del Tesoro in società come Enel (23,5%), Poste Italiane (29,6%) o Eni (3,9%) verrebbero conferite alla Cassa depositi e prestiti, controllata a grande maggioranza dal Tesoro stesso ma esterna alla contabilità della pubblica amministrazione. Qualcosa del genere avvenne già nel maggio scorso, quando il Tesoro conferì a Cdp il 35% di Poste sotto forma di aumento di capitale da 2,9 miliardi; con quello Cassa finanziò l’ingresso nel fondo salva-banche Atlante e l’intervento per le acciaierie Ilva. Questa volta è diverso: a fronte di quel conferimento di quote – un altro aumento di capitale – Cdp emetterebbe azioni privilegiate: in prima fila per i dividendi, in ultima nel governo d’impresa. Il Tesoro quindi venderebbe quelle quote di Cdp (forse un 15%) a investitori istituzionali, monetizzando le proprie partecipazioni per ridurre il debito. Allo stesso tempo Padoan manterrebbe il pieno controllo del Tesoro su quelle stesse aziende e il flusso di profitti di queste ultime, attraverso il dividendo di Cdp.
Va detto che non c’è ancora alcuna decisione, solo una riflessione avanzata. Il minimo che ci si possa attendere, per un’operazione cosmetica di pura ingegneria finanziaria.