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 2017  marzo 17 Venerdì calendario

Lo strano caso dei 17 autisti

In quale altro Paese una società pubblica di trasporto sommersa dai debiti spende 600 mila euro l’anno per portare 17 autisti sul posto di lavoro? Se lo chiedono gli autori di uno studio inedito che documenta il disastro degli ultimi dieci anni dell’Atac.
con quasi 12 mila dipendenti, quella del Comune di Roma è una delle maggiori aziende europee di trasporto pubblico. Di sicuro, la più malridotta. Un indebitamento complessivo (dato 2015) di oltre 1,3 miliardi, perdite strutturali dell’ordine dei 70-100 milioni annui, un servizi giudicato pessimo dal 65% dei cittadini romani, 24 milioni di biglietti venduti in meno l’anno negli ultimi sei (-18%). Eppure, in tale stato di cose, è stato appena reintegrato un istituto, quello del servizio «riservato al personale metroferro» (testuale nel verbale di accordo siglato il 20 dicembre 2016 con i sindacati) per trasportare gli autisti dei tram a inizio e fine turno. Diciassette persone al giorno. E poco importa che il servizio, il cui ripristino era previsto entro il 15 febbraio, non sia ancora partito: mancano i soldi. Quel che conta è l’intenzione, e questa difficilmente si può condividere, considerando che il problema dell’Atac è un’emergenza nazionale. Il dossier, curato dai Radicali italiani di Riccardo Magi, e dai Radicali Roma di Alessandro Capriccioli, contiene dati impressionanti. A cominciare dalle 702 auto per mille abitanti della capitale, contro 350 di Barcellona, 298 di Berlino, 293 di Londra, 270 di Copenaghen e 225 di Parigi: prova drammatica delle carenze del servizio pubblico. Per continuare con i 10,2 anni di età media dei bus, contro gli 8 di Londra, i 7 di Barcellona e Parigi, i 5 di Copenaghen e Berlino. Bus, peraltro, il cui numero si è ridotto in 10 anni da 2.343 a 2.055 unità: anche se ne circolano solo poco più di mille al giorno. E poi un’offerta di 2,4 treni/km per abitante contro 9,7 a Londra e 22,6 a Parigi, nonché di 32,6 bus/km a fronte di 51,3 a Parigi e 58,1 a Londra. Confronti umilianti. Tanto da indurre i Radicali a perseverare sulla strada da loro tracciata decenni fa, quella del referendum. Una consultazione popolare per chiedere ai cittadini di Roma di scegliere fra le toppe peggiori del buco o un’altra strada: affidare il servizio pubblico di trasporto della Capitale tramite gara pubblica. A quando la raccolta delle firme?