Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  marzo 11 Sabato calendario

La Commissione Ue finisce nel mirino della premier polacca

Non è stata una cena tranquilla, giovedì sera al tavolo dei leader Ue. E non per la qualità del petto di pollo accompagnato dalle crêpes con le zucchine, giudicato da alcuni presenti come «discutibile». La tensione è iniziata a salire quando qualche presidente ha criticato apertamente la collega polacca Beata Szydlo, che poco prima aveva messo il veto sulle conclusioni del Consiglio per ripicca dopo l’elezione di Tusk. Angela Merkel, il belga Charles Michel e il lussemburghese Xavier Bettel hanno approfittato dell’ambiente più rilassato della cena per lanciarle una serie di frecciate. Ma il più esplicito è stato François Hollande, che è arrivato addirittura a minacciare di tagliare i fondi strutturali a Varsavia.
Monsieur 4%
Charles Michel, tra una portata e l’altra, ha giudicato l’atteggiamento polacco come «infantile». E Angela Merkel se l’è presa in particolare per i continui attacchi anti-Germania della Polonia. Da giorni Donald Tusk viene continuamente definito come «il candidato dei tedeschi». «Lo hanno votato ventisette capi di Stato e di governo – ha sbottato la Cancelliera – e ventisei di questi non sono tedeschi». La temperatura però si è surriscaldata quando è entrato in scena Hollande. Secondo il racconto di chi era nella sala, la Szydlo avrebbe rivendicato la decisione di bloccare il Consiglio in nome dei suoi «valori irrinunciabili». E a quel punto il Presidente francese avrebbe lanciato un avvertimento del tipo: «Voi avete i vostri valori, noi abbiamo i nostri. E poi ci sono i fondi strutturali». Un messaggio piuttosto esplicito contro un governo che in questi due giorni ha dato l’ennesima prova di voler essere, insieme con gli altri Paesi del blocco dell’Est, il granello di sabbia in grado di bloccare l’ingranaggio europeo. Ieri pomeriggio, al termine dei lavori, la premier polacca ha approfittato dell’inedita attenzione mediatica e si è scagliata contro Hollande. «Davvero credete si possa prendere sul serio il ricatto di un Presidente che ha il 4% di sostenitori e che a breve lascerà l’incarico?». La Szydlo è anche entrata nel merito della «minaccia»: «Secondo alcuni leader tutto può essere comprato con i soldi».
Tensioni con Juncker
Durante la discussione ufficiale ai lavori del Consiglio, la Polonia ha poi preso di mira la Commissione. Beata Szydlo ha chiesto conto a Jean-Claude Juncker del progetto NordStream2, dicendo di attendere ancora una risposta dalla Commissione, in particolare perché c’è il timore che la realizzazione del gasdotto violi le norme Ue. Il presidente dell’esecutivo comunitario ha respinto la richiesta, dicendo che si tratta di «un progetto privato» che non coinvolge la Commissione, ma solo alcuni Stati membri e Stati terzi. La premier polacca ha invece replicato che Nord Stream 2 ha un grande significato per l’Ue e riguarda la sicurezza energetica. Per questo motivo il caso dovrebbe essere affrontato dalla Commissione per verificare la sua conformità con la normativa Ue. Danimarca e Svezia hanno appoggiato la Polonia, chiedendo ulteriori chiarimenti a Juncker.
La Nutella a due velocità
Il blocco dell’Est è poi riuscito a far passare nelle conclusioni del vertice l’impegno a battersi contro il «doppio standard» qualitativo di alcuni prodotti. Secondo i governi di Visegrad, infatti, alcune grandi catene utilizzerebbero ingredienti di qualità inferiore per i prodotti venduti nei loro Paesi. Sotto accusa ci sono marchi come la Nutella o il Toblerone. Bratislava ha condotto un’indagine su 22 diversi prodotti, lo stesso ha fatto Bucarest: le analisi di laboratorio comparate con quelli venduti a Vienna avrebbero rivelato che almeno nella metà dei casi c’erano differenze in «gusto, apparenza e composizione». Per la Polonia si tratta di «razzismo alimentare».