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 2017  marzo 07 Martedì calendario

Scandalo alla Ue

BRUXELLES Sono loro, i grandi partiti europei che vogliono abbattere l’Unione, i protagonisti delle inchieste per frode ai danni delle casse del Parlamento di Strasburgo. Il Front National di Marine Le Pen, sul quale c’è una nuova indagine di Bruxelles che coinvolge altri big come Louis Alliot e di nuovo il fondatore del partito, Jean-Marie Le Pen. Lo Ukip, che ha finanziato la campagna elettorale per il referendum per Brexit con soldi dello stesso Europarlamento, che presto dovrà restituire. E poi i nazionalconservatori polacchi di Diritto e giustizia, che sono arrivati a stipendiare la badante della madre dei gemelli Kaczynski con denaro dei contribuenti europei, anche in questo caso da rimborsare. Un identikit chiaro: partiti antieuropei o nazionalisti che abusano sistematicamente dei fondi di Strasburgo per portare a termine i propri disegni politici.
I metodi che usano non sono facili da scoprire e per questo l’assemblea ha inasprito la lotta agli abusi finanziari su spinta dell’ex presidente Martin Schulz. Sono i servizi dell’Europarlamento a indagare su potenziali abusi, avvalendosi dell’Olaf, l’Ufficio antifrode dell’Unione guidato da Giovanni Kessler e dotato della massima indipendenza rispetto alle altre istituzioni Ue in grado, insieme alle procure nazionali, di approfondire le inchieste sul territorio. Un sistema di controlli che non ha uguali nelle capitali europee.
Così sono state scoperte le grandi truffe al Parlamento europeo delle quali Repubblica è in grado di disegnare una mappa su scala continentale. Il caso più caldo è quello di Marine Le Pen: il Parlamento le ha chiesto di restituire 336 mila euro legati ai contratti da assistente di Thierry Legier e Catherine Griset, guardia del corpo e capo di gabinetto della leader che in vista delle presidenziali si propone di portare Parigi fuori dall’Unione. Una prassi sistemica quella del Front National, organizzata per far sostenere all’Europarlamento i costi dei contratti dei quadri del partito assunti come assistenti a Strasburgo ma in realtà utilizzati a tempo pieno per la politica nazionale. L’assemblea in tutto ha già chiesto di rimborsare 1,1 milioni di euro. Oltre a Marine, a pagare dovranno essere il padre Jean-Marie e altri sei eurodeputati. Ora emerge che ci sono altri big del Front nel mirino dell’Olaf e degli investigatori francesi. Le indagini inedite riguardano Louis Aliot, compagno di Marine Le Pen, e Florian Philippot, braccio destro della leader: entrambi scagionati per la loro passata attività da assistenti di Marine, ora sono sotto scrutinio per i contratti dei loro collaboratori assunti una volta eletti all’Europarlamento. E ancora il padre, Jean-Marie, per il contratto a Strasburgo del suo storico assistente, Gérald Gérin, e di Micheline Bruna, entrambi assunti nel domicilio francese del fondatore del Fronte ma pagati con soldi Ue. Le nuove indagini riguardano anche gli europarlamentari Jean-François Jalkh, Marie-Christine Boutonnet e Nicolas Bay.
I parlamentari europei ogni mese guadagnano 8mila euro lordi e dispongono di 23mila euro per i collaboratori. Ci sono due tipi di assistenti: quelli accreditati al Parlamento con obbligo di lavorare tra le sedi di Bruxelles e Strasburgo e quelli locali, disseminati sul territorio ma la cui attività deve riguardare il mandato europeo del deputato, non la politica nazionale.
E così anche lo Ukip di Nigel Farage è andato oltre pagando il personale politico in patria e finanziando la campagna per la Brexit con i soldi del detestato Parlamento europeo. Un caso in parte già raccontato dalla stampa inglese, ma ora prossimo alla conclusione. Anche qui per Bruxelles siamo di fronte ad un vero e proprio sistema. C’è il caso di Kirsten Farage, moglie di Nigel, assistente dell’eurodeputato Raymond Finch nonostante avesse un contratto da collaboratrice del marito al partito. Oppure il contratto da assistente accreditata ma residente stabile nel Regno Unito di Beatrice Sanderson, già descritta dalla stampa britannica come “intima” di Farage e per questo ribattezzata “Trixy Sanderson”. Ci sono altri otto casi nel mirino delle autorità europee che si accingono a chiedere il rimborso di tutti i contratti per una somma intorno al mezzo milione di euro. Ma sotto inchiesta Olaf sono finiti anche i fondi di Strasburgo incassati dal partito politico europeo dello Ukip, Alleanza per la democrazia diretta in Europa (Adde), e dalla fondazione Iniziativa per la democrazia diretta in Europa (Idde): nonostante fossero finanziati dall’Ue per fare politica europea hanno condotto attività legate alla politica nazionale e alla campagna elettorale per Brexit, facendo pagare ai contribuenti europei anche diversi sondaggi in vista del referendum dello scorso giugno. Pure in questo caso è in arrivo una richiesta di rimborso che si aggirerà sui 500 mila euro.
A fare sistema anche Diritto e giustizia, il partito dei gemelli Kaczynski: Lech, morto nel 2010, e Jaroslaw, dominus politico del governo di Beata Szydlo. Il caso è stato sollevato nel 2015 da Newsweek Polska e ora dopo le indagini Strasburgo si appresta a chiedere di rimborsare gli stipendi versati a 5 assistenti parlamentari in realtà impegnati nel partito in Polonia. Un sesto caso è clamoroso: dal 2011 la signora Bozena Mieszka-Stefanowska è sotto contratto come assistente del deputato Tomasz Poreba, ma le autorità europee hanno accertato che è stata l’infermiera personale (pagata con i soldi del contratto da assistente all’Europarlamento) di Jadwiga Kaczynska, madre dei gemelli Kaczynski scomparsa nel 2013. A breve anche i soldi della badante dovranno essere restituiti. Guai anche per il Sinn Fein, il braccio politico (non euroscettico) dell’Ira: i suoi eurodeputati obbligavano gli assistenti a versare al partito parte dei rimborsi che ricevevano per le trasferte di lavoro. Anche loro dovranno restituire i soldi.