Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  marzo 01 Mercoledì calendario

Lo «scandalo» di Kellyanne con le scarpe sul divano

«Leva i tuoi piedacci dal divano: non stai a casa tua, quello è lo Studio Ovale». «Indecorosa, si vede che sei abituata ai privilegi: coi tacchi a spillo affondati sul sofà della Casa Bianca!». «Inginocchiata a gambe larghe come in un parco giochi per bambini, ti mancano paletta e secchiello!».Le agenzie diffondono immagini di Kellyanne Conway che sale su un divano del luogo più solenne della residenza presidenziale per fotografare da un angolo migliore Donald Trump circondato da una schiera di accademici delle università e dei college Usa storicamente frequentati da studenti afroamericani. Un’occasione per mostrare sui social media l’attenzione per la comunità nera di un presidente che di certo non ha rapporti facili con loro. Ma la disinvoltura della stratega elettorale e consigliera del presidente non passa inosservata. Così la storia che diventa virale sui media non è quella di Trump che dialoga coi prof di colore, ma la violazione dell’Oval Office: il luogo sacro della politica americana.Non mancano gli spunti divertenti come il fotomontaggio dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci con la Conway in ginocchio tra i piatti che fotografa Gesù: «No Kellyanne, non sul tavolo». O lo slogan «make photoshop great again». Ma prevale il perbenistico richiamo al rispetto del luogo. Onestamente eccessivo: Trump usa questa sala molto più di Obama, ne ha fatto quasi uno studio televisivo. Riceve qui gli ospiti, qui firma, davanti alle telecamere, i suoi decreti esecutivi. E allora arrivano a raffica le immagini delle passate violazioni dell’etichetta da parte degli stessi presidenti: i piedi sulla scrivania presidenziale di Barack Obama (a suo tempo molto criticato dai repubblicani per questo), ma anche quelli dei presidenti conservatori, da George Bush a Gerald Ford.