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 2017  febbraio 23 Giovedì calendario

Cantone, il fratello avvocato e certi appalti

La giunta capitolina e in particolare la sindaca Raggi sono da tempo nel vortice di un valzer ricco di scoop, pettegolezzi e indagini che fa letteralmente girar la testa, come è giusto che sia con un valzer ben ballato. Ma le vicende romane rischiano di dare il “la” a ben altre patate bollenti rispetto a quelle legate alle piccole polizze affettuose di Salvatore a Virginia o all’aumento di stipendio della Raggi allo stesso Romeo. 
Mi riferisco ai contenuti potenzialmente esplosivi di alcune dichiarazioni di certi pezzi da novanta, riportate dalla stampa nei giorni scorsi, che hanno acceso la miccia di una bomba che non si sa come e dove potrà esplodere. Parlo di Carla Romana Raineri, già capo di gabinetto dimissionato della Raggi, e di colui che oggi rappresenta l’icona indiscussa della guerra alla corruzione imperante, Raffaele Cantone, potente presidente della Autorità Nazionale Anticorruzione. 
Entrambi magistrati, la Raineri, dopo la parentesi romana con il commissario Tronca prima e con la sindaca Raggi dopo, è tornata a esercitare la sua funzione presso la prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano, da dove passano le più importanti questioni di diritto finanziario, societario, bancario e molto altro. 
LA NOMINA IN CAMPIDOGLIO 
Per capire le bombe di oggi occorre fare un passo indietro. Tutto nasce dal parere lampo (24 ore) che Cantone ha fornito alla sindaca in via riservata, in una Roma deserta, lo scorso 31 agosto. La storia è nota ai più: il parere ravvisa una presunta irregolarità nella scelta della norma di riferimento della nomina di Raineri a capo di gabinetto della Raggi, tale da consentirle di mantenere intatto il suo stipendio da magistrato in aspettativa (e vorrei ben vedere) stigmatizzando il mancato riferimento ad altra norma che avrebbe penalizzato la Raineri di un bel centomila annui circa (e chi glielo faceva fare?). La nomina passa così per illegittima e la Raineri, neanche consultata sul punto prima, durante e dopo il parere, in totale disaccordo si dimette, piuttosto furente. 
Quel parere è stato recentemente contraddetto dalla Corte dei Conti, che in data 22 dicembre scorso, decidendo un ricorso del Codacons contro la stessa nomina, lo ha respinto affermando papale papale che la nomina della Raineri era perfettamente legittima in quanto in linea con le norme di legge e anche con tutti i precedenti in materia. Così come sempre sostenuto dalla stessa Raineri e dai competenti uffici del Comune di Roma, a partire dal segretario generale e dal capo dell’Avvocatura comunale. 
C’è da dire che anche su un altro parere di Cantone la Raineri ha fortemente dissentito. Quello relativo alla promozione di Salvatore Romeo con annesso consistente aumento di stipendio. La Raineri, in veste di capo di gabinetto, lo aveva respinto al mittente Raggi, sconsigliando la sindaca di porre in essere un atto in odore di abuso di ufficio. Questa però non le aveva dato retta, forte anche di un parere dell’Anac di Cantone per la verità di non facilissima lettura. È comunque storia recente il fatto che la Raggi è oggi indagata per abuso di ufficio in relazione a quella nomina e quindi viene quasi da dire, calcisticamente parlando: Raineri 2 Cantone 0. 
LO SCONTRO 
Ma torniamo ora alle micce innescate di questi giorni. Mercoledì 15 febbraio esce un’intervista a Cantone sul Fatto Quotidiano che fa arrabbiare la Raineri. In effetti, il capo dell’anticorruzione glissa parecchio nelle risposte sul provvedimento della Corte dei Conti che sbugiarda il suo parere sulla nomina della capo di gabinetto, glissa anche sul mancato coinvolgimento della collega, peraltro totalmente indenne da ogni sospetto sulla scelta delle modalità della sua nomina, nel percorso di redazione del parere. 
Due giorni dopo, venerdì 17 febbraio, lo stesso quotidiano pubblica una replica al vetriolo della magistrata che, puntualizzato tutto quello che c’era da puntualizzare, lancia l’accusa a Cantone di guardare le pagliuzze degli altri e non le travi in casa propria. 
Il riferimento è al potenziale conflitto di interessi che potrebbe riguardare gli incarichi del fratello avvocato Bruno Cantone, impegnato professionalmente ad assistere aziende partecipanti a gare per appalti pubblici soggette, in quanto tali, alla vigilanza di Anac. Ma l’affondo della Raineri è sugli incarichi affidati al fratello avvocato in particolare dalla Romeo Gestioni di Alfredo Romeo (solo omonimo del Salvatore Romeo grazioso elargitore di polizze vita), figura centrale dell’inchiesta Consip e da cui Raffaele Cantone, sentito come testimone insieme al fratello Bruno nella stessa indagine, dal pm Henry John Woodcock, ha preso fermamente le distanze dichiarando espressamente di essersi a un certo punto sentito accerchiato da questo personaggio. Alcuni articoli di stampa dello scorso gennaio hanno ricondotto tale ipotesi di accerchiamento, in particolare, a un ipotetico interesse di Alfredo Romeo a un parere che nel 2015 l’Anac doveva emettere su richiesta proprio della Consip, la Centrale degli acquisti della Pubblica Amministrazione che, se a lui favorevole, avrebbe sbloccato un grosso appalto per la Romeo Gestioni. Gli stessi articoli di stampa riportavano poi che immediati controlli e, pare, gli stessi accertamenti della Procura di Napoli dopo aver sentito in proposito i fratelli Cantone, avevano portato a concludere che i tentativi di Romeo, se mai c’erano stati, non avevano sortito effetto posto che quel parere del 2015, datato 21 Ottobre 2015 (pochi giorni prima del primo incarico di Romeo a Bruno Cantone) e richiesto da Consip ad Anac il 23 giugno precedente, era stato sfavorevole alla Romeo Gestioni. 
Sulla vicenda, tuttavia, pende un’incognita, considerato che, a dire dei suoi difensori, Alfredo Romeo non si è arreso all’ipotesi di perdere la gara, sostenendo che il parere di Cantone (la cui data loro indicano peraltro nel 4 novembre 2015 e non nel 21 ottobre 2015) era di fatto nel merito a suo favore, ma che, avendo nelle more la aggiudicataria della gara risolto il suo problema di antimafia venendo riammessa dal prefetto nella cosiddetta “white list”, non aveva potuto beneficiare di detto parere a fronte della conferma dell’aggiudicazione alla ditta concorrente. In questa situazione la Romeo Gestioni avrebbe impugnato detta aggiudicazione sostenendone la illegittimità. 
GLI ATTI 
Sarebbe interessante leggere gli atti di questo giudizio per capirne un po’ di più, ma intanto la curiosità per una faccenda parecchio intricata, così come mi aveva indotto a leggere i Pareri dell’Anac sulla Raineri e su Salvatore Romeo, mi ha spinto a leggermi anche quello sul caso Romeo Gestioni / Cooperativa Concordia. 
Una lettura tutto sommato interessante. Il caso è quello che vede opposte in una gara Consip la Romeo Gestioni e la Cooperativa rossa Concordia. Quest’ultima si aggiudicava la gara d’appalto, ma la Consip avviava il procedimento per l’annullamento dell’aggiudicazione essendo intervenuta un’interdittiva antimafia del prefetto di Modena contro la Cooperativa. In questo caso la Romeo Gestioni, piazzatasi seconda in gara, avrebbe avuto l’appalto. A fronte di una situazione assai complessa dal punto di vista giuridico, la Consip preferiva sospendere tutto e chiedere un parere all’Anac sul da farsi. A dire dei recenti articoli di stampa, e a dire del fratello Bruno, il parere di Raffaele Cantone fu assolutamente a favore della Cooperativa Concordia e contro il gruppo Romeo; il parere è stato anche testualmente definito come... quattro pagine nelle quali l’Autorità anticorruzione risponde a una istanza della Consip e, prendendo atto del reinserimento della Cooperativa Concordia nella “white list” della Prefettura di Modena, si esprime contro la revoca dell’appalto per il servizio integrato di energia alla società cooperativa e, di fatto, contro quello che sarebbe stato l’interesse del gruppo Romeo, che in caso di estromissione della Cooperativa avrebbe potuto subentrare nella gara... 
L’INTERPRETAZIONE 
Per amor di verità non mi sembra che sia proprio così. E con questo, sia ben chiaro, non voglio certo mettere neanche minimamente in dubbio la buona fede di Raffaele Cantone e del consiglio Anac, né ancora meno sostenere che non è vero che il tentativo di accerchiamento non andò a buon fine, ci mancherebbe altro. Credo però che si possa tranquillamente affermare, letto integralmente il parere, che le sue quattro pagine (anzi cinque) sono tutte in realtà spese per molto articolatamente sostenere la doverosa e legittima revoca della aggiudicazione alla Cooperativa Concordia. Non solo, il parere prende anche puntigliosamente in esame tutte le ipotesi di legge a supporto di eventuali deroghe a tale drastica decisione di revoca, per respingerle motivatamente a una a una e per concludere così confermando che, nel caso di specie, il provvedimento interdittivo antimafia adottato dal Prefetto di Modena e riguardante la Cooperativa Concordia... deve indurre la Consip S.p.A a revocare l’aggiudicazione definitiva dell’appalto. 
Soltanto nelle due righe e mezza finali, prima della firma di Raffaele Cantone, dopo cinque pagine di fini argomentazioni giuridiche a supporto della ineluttabilità della revoca dell’aggiudicazione a Concordia, si rinviene la seguente scarna dicitura «Si prende atto che con provvedimento del 20/10/2015 è stata disposta l’iscrizione di CPL Concordia Soc. Coop. nella white list istituita presso la Prefettura di Modena». 
Fine. Evidentemente tale circostanza è stata considerata irrilevante, altrimenti un commento avrebbe dovuto seguire. Invece si può solo ipotizzare che la presa d’atto era dovuta, essendo comunque intervenuta una comunicazione in tal senso, per evitare che qualcuno (la Concordia revocata?) un domani potesse dire che il parere era inefficace. 
Se così è, non può sorprendere che Romeo Gestioni abbia impugnato l’aggiudicazione della gara alla Concordia, probabilmente traendo proprio spunto dal parere in questione che tutto è tranne che sfavorevole alla Romeo Gestioni, come un po’ frettolosamente sin qui da altri ritenuto. 
Ma questi sono solo noiosi tecnicismi. Quello che conta è chiederci se la miccia accesa dalla ex capo di gabinetto della sindaca di Roma farà scoppiare qualche bomba da qualche parte oppure se le Procure aggiungeranno qualche interessante capitolo alla vicenda.