Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  febbraio 17 Venerdì calendario

I pini che sorvegliano gli spiriti vicino alla Piramide Cestia

Da molti anni desideravo visitare il cimitero acattolico di Roma, a fianco della Piramide Cestia. Entro quelle mura sono inumati quel che resta dei corpi di grandi poeti, di scrittori, filosofi, storici, giuristi, scienziati, antropologi, archeologi, pensatori che hanno attraversato gli ultimi due secoli di storia italiana e continentale.
Poeta beat
Al primo posto, nella mia lista personale, Gregory Corso, il poeta beat che già avevo sfiorato a San Francisco e all’albergo Al Muniria di Tangeri, dove aveva soggiornato con Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Burroughs, la coppia di poeti inglesi John Keats e Percy Bysshe Shelley, Antonio Gramsci, il «signore della prosa» Carlo Emilio Gadda. Il cimitero è ben curato, protetto da mura alte e da un senso di miniatura che intimorisce il visitatore che ha paura di fare un passo sbagliato.
Gramsci
Al fondo, da una parte, si erge il tempio, e di fronte la tomba amatissima di Gramsci, sulla quale trovo una copia de «L’Unità» ripiegata, tre garofani rossi, un libro di poesie di Pasolini, Le ceneri di Gramsci, in inglese. Ciclamini e primule rosse. Decisamente commovente. Gli alberi che decorano le tombe e gli spazi sono cipressi, anzitutto, e sempreverdi come lecci, lauri, abeti, ulivi, palme cinesi, e basse geometrie a bosso. Alcuni cipressi sono ben sviluppati, di certo ultrasecolari, come il superstite che accompagna la tomba di Goethe Filius, qui dal 1830.
I più spettacolari sono alcuni pini domestici o parasole (Pinus pinea) che risalgono le ombre al fiorire delle chiome a raggera. I più grandi si trovano lungo il vialetto alto, che costeggia il muro di cinta e separa dal Piazzale Ostiense. La mattina, il sole, proviene da questa direzione.
Oltre 120 metri
Quattro pini, divisi in coppie, si innalzano, con tronchi aranciati e le scaglie corticali ben delineate. Il più audace è un quinto esemplare, solitario, che si incontra, imboccando dall’ingresso del cimitero la salitina che conduce alla tomba di Shelley e Corso, a mezzo sentiero, sulla destra: le sue radici costolano la superficie dei passaggi, fra le tombe, come un tentativo di scultura lasciato a metà. Fra il riposo perpetuo di Dora Luisa Grant (1841), John Louis Piccol (1855) e Friedrich Wilhelm Graf von Lerel (1840) si incolonna questo pino straordinario, che misuro: 340 cm di circonf. del tronco, apd.
L’altezza supera di certo i venti metri e avvicina l’esemplare ai maggiori della città, quali i pini custoditi nel parco di Villa Torlonia, Villa Borghese e Villa Doria Pamphilj.