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 2017  febbraio 06 Lunedì calendario

«Abbiamo la prova che l’incidente è ancora in corso»

«La scoperta del foro di due metri nella griglia sottostante il contenitore del reattore n. 2 di Fukushima Daiichi e il livello di radioattività misurato in quel preciso punto e superiore ai valori del 2011 dimostrano che l’incidente è ancora in corso e non si è esaurito», spiega Valerio Rossi Albertini fisico nucleare dell’Istituto di struttura dei materiali del Cnr. Il grande foro si è creato come conseguenza della fusione del nocciolo di uranio innescata dall’incidente dell’11 marzo 2011. Le elevate temperature superiori ai 2.000 gradi centigradi che si erano sviluppate hanno forato il contenitore del reattore, il vessel, lasciando uscire svariati materiali fusi i quali, cadendo, hanno sprofondato la griglia. Su di essa, inoltre, vi sono dei depositi di una massa solida nera, traccia appunto dei materiali usciti. Qui la sonda adoperata dalla società Tepco per esplorare la situazione creatasi nel reattore ha misurato 530 sievert/ora mentre dopo l’incidente causato dallo tsunami era di 73 sievert. Nemmeno dei robot possono sopravvivere in una condizione a così alta radioattività perché i circuiti saltano e l’indagine è stata in questo caso effettuata attraverso una sonda passiva. «Ora – prosegue lo scienziato del Cnr – anche se è improbabile, non si può escludere l’ipotesi estrema che il processo di fusione possa essere ancora in corso. Intanto resta difficile stabilire se la struttura del vessel abbia ceduto come conseguenza della fusione del nocciolo o per un cedimento provocato dal terremoto e dal successivo tsunami». Il disastro di Fukushima era stato classificato al grado settimo, il massimo della Scala Ines stabilita dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) per valutare le conseguenze di un incidente. A Fukushima ci sono state solo inizialmente delle emissioni di vapori radioattivi che hanno provocato l’evacuazione degli abitanti in un raggio di venti chilometri. Da allora si lavora per contenere e bloccare ogni possibile pericolo. «Le radiazioni misurate nell’area della griglia sfondata costringeranno ad adottare schermature ben più consistenti rispetto ai piani finora messi in atto. Restano tuttavia ancora incerte le condizioni per quanto riguarda le contaminazioni del territorio che non derivano dal reattore ma semmai dalle operazioni di raffreddamento degli impianti sempre necessarie mobilitando grandi quantità di acqua».