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 2017  gennaio 10 Martedì calendario

Grillo voleva far aderire i 17 deputati che ha in Europa al gruppo liberaldemocratico Alde. Ma il capo del gruppo liberaldemocratico Alde, ieri pomeriggio, gli ha risposto di no

Grillo voleva far aderire i 17 deputati che ha in Europa al gruppo liberaldemocratico Alde. Ma il capo del gruppo liberaldemocratico Alde, ieri pomeriggio, gli ha risposto di no. il professor Becchi, che un tempo fu ideologo del M5s o almeno interprete delle sue filosofie, ha commentato: «Grillo te lo dico in spagnolo: pero que mierda de figura es esta???».

Molto divertente, ehm. Però adesso rispieghi tutto e parlando lentamente.
Anche nel Parlamento europeo, così come negli altri Parlamenti d’Europa (Italia compresa), gli eletti si riuniscono in gruppi, che hanno poi le loro strutture di vertice - i capogruppi e relativi vice - e sono altra cosa rispetto ai partiti. Per esempio, Mattarella, quando incontra gli esponenti politici per qualche crisi di governo, non incontra i segretari dei partiti, ma i capigruppo, volendo con questo significare che il Parlamento è sovrano. Per costituire un gruppo bisogna essere in Italia in 20 e in Europa in 25. Il Movimento 5 stelle ha 17 deputati nel Parlamento europeo, quindi non è in grado di costituire un gruppo, il che significa che non ha titolo per ricevere finanziamenti e ha scarsa forza politica. Riguardo ai finanziamenti: si tratta di 700 mila euro l’anno. Quindi, appena eletti, i grillini fecero un accordo con Farage, quello dell’Ukip, l’inglese che ha fatto campagna pancia a terra per la Brexit. Unendosi a Farage riuscirono a formare un gruppo e beneficiarono dei relativi vantaggi.  

Come mai hanno deciso di cambiare gruppo?
Dopo la Brexit, come ha spiegato anche Grillo, Farage ha l’aria di aver esaurito il suo compito. Gli inglesi, nel Parlamento europeo, non contano più niente. Quindi, ecco la decisione del nostro comico: mollare Farage, col quale sembrava aver trovato un fratello di idee, e andarsene da qualche altra parte in modo da aver garantiti soldi e peso politico. L’altro giorno l’annuncio: lasceremo Farage (il gruppo con l’inglese si chiamava Efdd, cioè Europe of Freedom and Direct Democracy
group) ed entreremo nell’Alde, Alliance of Liberals and Democrats for Europe, forte di 68 parlamentari, oggi il quarto gruppo che con i grillini sarebbe diventato terzo. Il capogruppo dell’Alde, il belga Guy Verhofstadt, 63 anni, ma una bella aria giovane, è stato presidente del consiglio nel suo paese e punta adesso alla carica di presidente del Parlamento europeo (difficile). Chissà che Grillo, per essere accolto tra questi liberal-democratici, non abbia promesso qualcosa.  

La vera questione è: come mai questo Verhofstadt gli ha chiuso la porta in faccia?
Non c’è nessuna somigliana tra il gruppo dei grillini e il gruppo dell’Alde. Grillo s’è sempre dichiarato contro l’Europa e vuole fare un referendum sull’euro. L’Alde è il gruppo più europeista che ci sia a Strasburgo. Grillo è contrario al trattato commerciale ttip con gli americani (a questo punto, con Trump, già tramontato) mentre l’Alde si batte perché gli europei lo firmino. Nel 2015 Grillo aveva definito Verhofstadt «impresentabile», «incarnazione dell’euroscetticismo». E Verhofstadt aveva risposto qualificando il M5s di «irrealistico e populista».  

Con questi precedenti, come avrà potuto pensare...
Grillo ha condotto la trattativa con Verhofstadt in gran segreto, tenendosi vicino solo l’europarlamentare David Borrelli, un fedelissimo di David Casaleggio, che pare sia stato il vero ispiratore del cambio di campo. Ha poi annunciato, domenica, che avrebbe chiamato il popolo di internet a votare su questa decisione, avendo l’aria che dall’altra parte non ci sarebbe stato nessun problema. Nonostante molte perplessità e molte dichiarazioni contrarie di esponenti del M5s, la Rete ha poi approvato il matrimonio con l’Alde col 78,5% dei sì. Annunciato l’esito positivo della consultazione, è arrivata la doccia fredda. Verhofstadt ha spiegato: «Sono giunto alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa. Non c’è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 stelle di unirsi al gruppo Alde». In realtà Verhofstadt un pensierino ce lo aveva fatto: attirando i grillini dalla sua parte avrebbe spaccato il fronte populista europeo.  

È una sconfitta grave?
Grillo la rappresenta al modo solito, e cioè «l’establishment» ovvero «tutte le forze possibili» «si sono mosse contro di noi», «abbiamo fatto tremare il sistema» eccetera. In realtà, oltre ai benefici in Europa, il comico puntava a distogliere l’attenzione da Roma, dove la Raggi è sempre più vicina all’avviso di garanzia. È vero che il nuovo regolamento, varato a bella posta (e in tutta fretta) da Grillo, ha disinnescato questo pericolo. Ma l’inchiesta giudiziaria potrebbe mettere in evidenza che la Raggi ha mentito quando ha detto che Marra era solo uno dei tanti 23 mila dipendenti del Comune. Fino a questo momento la non-trasparenza, cioè la menzogna, in casa cinquestelle era intollerabile. Ma può darsi che anche su questo punto il grande genovese stia pensando a qualche rivoluzione.