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 2017  gennaio 08 Domenica calendario

Quattro anni dopo la maturità quasi la metà non trova lavoro

 Il diploma? Rischia di trasformarsi in un flop. È così per quasi un ragazzo su 3 che, dopo 4 anni dalla maturità, resta ancora in attesa di un lavoro. E allora, con le iscrizioni scolastiche al via, per famiglie e ragazzi è il momento di chiarirsi le idee. Proprio per non commettere errori e buttare via l’occasione di scegliere pensando a costruirsi un futuro. 
Da lunedì 16 gennaio i ragazzi che il prossimo anno dovranno frequentare le classi prime della materna, delle elementari, delle medie o della scuola superiore potranno fare domanda di iscrizione indicando l’istituto scelto. Un momento delicato che segna, di fatto, il futuro degli studenti soprattutto per coloro che andranno alle superiori. E non poco. Le scuole sono infatti impegnate da settimane nell’orientamento, sia da parte dei docenti che stanno preparando i ragazzi a cambiare scuola, sia da parte degli istituti che accoglieranno gli studenti il prossimo anno. L’obiettivo è quello di evitare la strada sbagliata. Dai dati Istat raccolti nell’Annuario 2016, emerge infatti che nel 2015 lavorava solo il 45,9% dei ragazzi diplomati nel 2011. Meno di uno su due, a 4 anni dalla maturità. Nello specifico, si tratta del 50,1% degli uomini e del 41,6% delle donne, per i ragazzi quindi risulta più semplice trovare un impiego. Osservando invece il titolo di studio, emerge che ha un impiego il 63% dei diplomati degli istituti professionali e il 58,5% dei diplomati negli istituti tecnici. Nei licei la percentuale si abbassa notevolmente e arriva al 26,1% degli occupati, anche perché il percorso prosegue nella maggior parte dei casi all’università. Tutti gli altri sono suddivisi tra chi studia e chi invece è ancora in cerca del lavoro giusto. 
IL FALLIMENTO
C’è poi anche chi, dopo 4 anni dal diploma di scuola superiore, non è impegnato nello studio, non ha un lavoro e neanche non lo cerca: i cosiddetti neet, not in education, employment or training, che ad oggi coprono il 3,4% dei ragazzi diplomati nel 2011. Si tratta di circa 17mila ragazzi fermi, usciti quindi dal circuito dell’istruzione e, ancora prima di iniziare, anche dalla forza lavoro. Ben 17mila persone il cui diploma, al momento, non sembra aver aiutato in alcun settore, per le quali la scelta dell’indirizzo di studio si è rivelata un fallimento totale. I dati Istat evidenziano poi come i due gruppi maggiori racchiudono rispettivamente i ragazzi che sono impegnati solo nello studio e quelli che sono impegnati solo nel lavoro. Rilevando, di fatto, anche la difficoltà nel riuscire a studiare e lavorare contemporaneamente. 
Nel 2015 quindi, a quattro anni dalla maturità, il 31,3% è concentrato solo nello studio: si tratta di quasi un ragazzo su 3 diviso tra corsi di laurea e corsi post-diploma. Il 23,4% invece è impegnato esclusivamente nel lavoro. Per coloro che lavorano c’è anche una categoria a parte, che copre il 9,3% dei diplomati nel 2011, che nel 2015 ha un impiego ma ne cerca un altro. Probabilmente non si tratta di un lavoro con cui vivere. A questi si aggiunge, nella ricerca di un impiego, un 14% che non studia né lavora ma che sta comunque cercando un’occupazione seria. Di fatto in Italia quasi uno studente su 3, esattamente il 26,7% dei ragazzi con il diploma nel cassetto da 4 anni, non lavora né studia.
L’APPEAL
Anche l’università ha perso appeal rispetto al 2014: nel passaggio dalla scuola superiore all’università infatti, con le immatricolazioni per l’anno accademico 2014-2015, si è registrato un calo dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Così come è emerso un calo generale degli studenti: nel 2014-2015 gli studenti nelle scuole italiane erano 8.885.802, ben 34.426 in meno rispetto al 2013-2014. Un calo che interessa soprattutto le classi dei bambini più piccoli, ad esclusione delle scuole superiori. Nel dettaglio infatti le scuole dell’infanzia hanno avuto 26.845 bambini in meno rispetto all’anno precedente, le primarie 6.575 in meno e le secondarie di primo grado 22.03 in meno. Le scuole secondarie di secondo grado hanno avuto invece 21.031 iscritti in più ma, inevitabilmente, il numero è destinato a scendere.