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 2017  gennaio 07 Sabato calendario

«Un Mondiale a 48 è logico ma l’Europa va rispettata». Christillin, nel consiglio Fifa, spiega il voto che cambierà il calcio

Il Mondiale è in piena campagna di espansione. Il presidente della Fifa Gianni Infantino ha cavalcato l’ipotesi di ampliarlo a 40 squadre durante la campagna elettorale e ora si passa direttamente a 48 partecipanti. Si vota martedì, ma si discute più fuori che dentro la Fifa. L’accordo sul numero esiste già, il dibattito è «su come aggiudicare quei posti» come spiega Evelina Christillin, eletta nel consiglio Fifa come rappresentante femminile della Uefa.
Sembra che sia deciso: si passa a 48 squadre.
«Per la verità a Zurigo si voteranno tre ipotesi, compresa quella di restare a 32, ma certo l’orientamento è quello e non ci vedo nulla di male».
Si stravolge il torneo più seguito. Un rischio.
«Primo, si parla di modifiche che entreranno in vigore nel 2026, non dopodomani e c’è tutto il tempo per smaltirle e secondo, è fisiologico. L’ultima revisione è del 1998, quella prima del 1982. Il mondo cambia e un aggiustamento ogni 20 anni non mi sembra drammatico».
Si discute sul format.
«E si discuterà ancora a lungo soprattutto perché, contrariamente a quanto si crede, la formula non verrà votata in un questo consiglio. Ci sarà tempo per valutare ogni ipotesi. Si parla di una competizione che attira interessi enormi e non parlo solo di soldi ma di tifo e passione. Stare attenti a modificare senza compromettere è un dovere».
Infantino però ha già dato la sua ricetta: 16 gironi da tre.
«È una delle possibilità spiegate nel dossier di 67 pagine che abbiamo ricevuto, forse la più praticabile, si vedrà. Anche stabilendo il numero dei gironi però non si risolve tutto: c’è da capire come evitare partite scontate, come gestire la classifica».
E come dividere i posti.
«L’Uefa farà una riunione prima del voto, io sono l’ultima arrivata e di certo non mi metto a dettar legge in merito, però è chiaro che si discuterà di come salvaguardare una certa posizione. Qui non si tratta di dire vengo anche io no tu no e neanche di preservare una élite, solo di rispettare i valori che il calcio esprime».
L’apertura a 48 però è pensata per aprire a nuovi mondi.
«Giusto, qui però esistono dei ranking, pesi diversi che non si possono ignorare. Tutti vogliamo vedere la squadra emergente che sorprende, poi però tutti vogliamo sfide tra Germania, Italia, Brasile, Argentina e nazionali così. Il Consiglio dovrà trovare un equilibrio». 
L’Italia temeva l’ipotesi di un playoff iniziale?
«L’Italia, come tutte le altre federazioni, è stata invitata a mandare le proprie osservazioni e lo ha fatto. Il Mondiale è il momento più atteso, arrivarci e poi giocarsi tutto in una partita potrebbe essere un azzardo».
Discutere del Mondiale era così urgente? O è una mossa elettorale di Infantino?
«Anche se fosse non ci vedo nulla di male, è ora di rivedere i confini del gioco, la tempestività di Infantino dimostra solo che mantiene le promesse».
Chi decide il calcio vuole le 48 squadre, chi gioca no.
«Sì, per ora siamo su posizioni opposte e una intesa andrà trovata. Però dagli studi che ho visto è possibile restare nelle stesso numero di giorni e con lo stesso numero di gare per squadra di ora. Dato che è stato poco pubblicizzato».
La Fifa sta cambiando davvero?
«La Fifa sta lentamente provando a cambiare davvero. Le rivoluzioni non possono essere fatte contemporaneamente su tutti i fronti. Parliamo di una struttura che ha 500 dipendenti, gli stessi di prima per altro. Ci vuole pazienza».
Uno dei problemi è il bilancio del museo Fifa. Lei che è presidente dell’Egizio ha suggerimenti?
«Ho offerto una consulenza, esterna sia chiaro, e ho portato a Zurigo Christian Greco, il direttore dell’Egizio. È stato divertente vederlo passare dai sarcofagi al pallone e ovviamente ha dato spunti interessanti. Poi sta alla Fifa decidere. Nessuno vuole chiudere, serve solo un progetto più sostenibile e l’attuale museo, pensato in era Blatter, purtroppo risente dello stile... faraonico. Tanto per restare in tema egizio».