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 2017  gennaio 04 Mercoledì calendario

Da 5mila a 0 in tre mosse. Storia di un azionista Mps

Avventura di un piccolo risparmiatore testimone della più grande distruzione di valore della Borsa di Milano. Cinque anni fa, quando Monte dei Paschi di Siena era la quarta banca italiana, in via di risanamento grazie ad Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ne abbiamo acquistato 5 mila azioni al prezzo di 2.104,95 euro. 
Il 27 giugno 2012 è stato approvato il piano di riassetto del gruppo per il triennio 2012-2015: soppressione di oltre 4.600 posti di lavoro con incorporazione delle controllate, chiusura di 400 filiali, cessioni di attività, svalutazione degli avviamenti e la richiesta di liquidità allo Stato per 3,4 miliardi (i Monti bond). Non dev’essere bastato perché il 5 maggio 2014 l’istituto ha proceduto ad un raggruppamento azionario in vista di un aumento di capitale di 5 miliardi: 1 nuova azione al posto di 100, quindi le nostre 5 mila azioni sono diventate 50. Operazione forzosa cui è difficile sottrarsi perché vendere prima significa perdere comunque valore, già che il titolo risente della notizia dell’aumento di capitale. 
Nonostante questo
il 26 ottobre 2014 Monte dei Paschi viene
bocciata agli stress test
della Banca centrale
europea ed è costretta
ad un nuovo aumento
di capitale da 3 miliardi. Solo nelle ultime cinque sedute di borsa di ottobre 2014 il titolo ha perso il 40 per cento del valore. Il 18 maggio 2015 è arrivato così un secondo raggruppamento: 1 nuova azione ne sostituisce 20, quindi le 50 azioni sono diventate 2. 
Nel giugno 2015 la banca ha terminato il rimborso dei Monti bond presi nel 2012 dal governo. Mentre il capitale viene restituito in denaro, una parte degli interessi (240 milioni) vengono ridati tramite azioni, rendendo lo Stato azionista della banca con il 4% del capitale. Pochi mesi dopo Profumo ha lasciato la carica di presidente a Massimo Tononi. L’8 settembre 2016 il consiglio d’amministrazione ha annunciato che anche l’amministratore delegato Fabrizio Viola va via, sostituito da Marco Morelli. Contestualmente, si è dimesso il presidente Tononi. 
Il 24 novembre 2016, durante l’assemblea degli azionisti che ha varato un nuovo aumento di capitale da 5 miliardi non andato a buon fine, viene nominato presidente Alessandro Falciai. Il 28 novembre 2016 siamo testimoni di un terzo raggruppamento: 1 nuova azione contro 100, quindi le 2 azioni sono diventate 0,02. E siccome non si può detenere una percentuale di un’azione è avvenuta una liquidazione automatica di 0,36 euro. L’investimento nella banca in via di risanamento di 2.104,95 euro è diventato 0,36 euro. 
Un bel regalo di Natale che in proporzione racconta la gigantesca distruzione di valore del Monte dei Paschi. Anzi, a questo prezzo consentiteci una domanda finale: senza risalire ai responsabili prima del 2012, da allora a oggi la banca e tutti coloro che se ne sono occupati hanno fatto bene il loro lavoro? Un dubbio ancora più grande adesso che si prepara per marzo l’ennesimo aumento di capitale, stavolta con fondi pubblici, per un istituto che per il mercato non vale nulla. Il timore di non avere finito di perderci, dopo che da risparmiatore pure da cittadino, non è infondato.