la Repubblica, 7 dicembre 2016
L’uscita dal nucleare costa cara a Berlino
BERLINO È un colpo per il governo tedesco e per i bilanci dell’attentissimo guardiano dello “zero deficit” Wolfgang Schaeuble, ma non è la batosta che qualcuno temeva. La Corte costituzionale tedesca ha riconosciuto ieri che Berlino dovrà pagare un “adeguato” risarcimento ai colossi energetici danneggiati dalla decisione della Germania di uscire dal nucleare. La ministra dell’Ambiente, Barbara Hendricks, ha spiegato che il verdetto significa che “le richieste di indennizzi miliardari delle compagnie sono state spazzate dal tavolo”. Eon, ad esempio, aveva annunciato che in caso di sentenza positiva, avrebbe chiesto 8 miliardi di danni. Secondo stime di Goldman Sachs, potrebbe incassare invece circa 700 milioni di euro mentre Rwe potrebbe avere diritto a 400 milioni di euro.
La notizia ha messo comunque le ali ai titoli di Rwe, Eon e Vattenfall, le aziende che avevano trascinato il governo in tribunale per ricevere una compensazione per i diritti a produrre energia con le centrali atomiche spazzati via dalla decisione del 2011. I mercati, evidentemente, non si aspettavano sentenze più severe.
Karlsruhe ha anche legittimato la scelta di Angela Merkel di rinunciare all’energia nucleare – contestata dai colossi energetici stabilendo che è compatibile con la costituzione. Cinque anni fa, sull’onda emotiva dell’incidente nucleare giapponese a Fukushima, la cancelliera aveva stabilito una data di uscita, dopo aver deciso appena qualche mese prima di allungare la vita alle centrali esistenti.
La tesi centrale dei ricorsi, inoltre, è stato respinta: i giudici di Karlsruhe hanno deciso che non si è trattato di un esproprio. È a quello che si riferisce anche la ministra Hendricks, quando si dice convinta che sono stati scongiurati i risarcimenti miliardari. Però il governo, secondo la Corte, non ha rispettato a sufficienza i diritti proprietari delle aziende che avevano investito negli impianti ed è chiamato a concordare un’indennità entro il 2018.