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 2004  luglio 31 Sabato calendario

Il pane selvaggio

• Vermi. Nei momenti di fame obscena (così Virgilio), molte popolazioni dell’antichità uccidevano gli anziani per nutrirsi. Tra queste i Massageti, secondo il racconto di Erodoto, così commentato da Tommaso Garzoni nel XVI secolo: "I Massageti si mangiavano i lor morti parenti parendoli più onesta sepoltura il ventre dell’uomo, che quello de’ vermi".
• Risate. Racconta Pietro Andrea Mattioli, medico senese del XVI secolo, che per decimare gli anziani in Sardegna, si ricorreva a una varietà di ranuncolo, mescolato probabilmente con cicuta: "Quello che in Sardegna si chiama Apio rustico, chiamano alcuni Apium risum, imperoché si crede che ridendo muoiono coloro che se lo mangiano, come che dichino alcuni altri... che mangiato questo Apio di Sardegna fa ritirare tutti i nervi e però in tal modo fa slargare et distendere la bocca che morendosine chi lo mangia, si rassembra nell’aspetto a uno che rida".
• Adolescenti. Per allungare la vita Marsilio Ficino, nel XVI secolo, in De sanitate tuenda, consigliava agli anziani di bere sangue cavato dalle vene di adolescenti, "sani, allegri, temperati, con ottimo sangue e per aventura soverchio", possibilmente dal braccio sinistro e "nel crescere della luna". Preferibile, secondo un francescano, speziale nel convento di S. Croce a Pavia, frate Francesco da Sirena, suggere il sangue da un ragazzo dai capelli rossi, e "alquanto grasso" (L’arte dello speziale, Pavia, 1679).
• Cerotti. Il cerotto umano di Berengario, anatomista dello Studio bolognese, autore del De fractura calvae sive cranei (1518): "Fra le medicine di uso esterno nessuna mai conobbi uguale al mio cerotto detto anche umano perché nella sua composizione entra una parte notevole di umana sostanza ovverosia di mummia". Per confezionarlo teneva in casa teste di cadaveri rinsecchiti, da cui attingere le dosi necessarie di carne, di volta in volta stemperate in latte di puerpera.
• Pane. Nel 1648 il medico-filosofo-matematico Ovidio Montalbani scriveva un discorso ai Senatori di Bologna, per elencare i surrogati del frumento con cui fare il pane nei momenti di emergenza annonaria (Il pane sovventivo spontenascente succedaneo intero del pane ordinario). Oltre a loglio, ghianda, gramigna, lupino, nocciola, sorba, fave, particolarmente consigliati i semi di papavero, già conosciuto dalla medicina galenica come ipnotico, sedativo della tosse stizzosa e del catarro.
• Afrodisiaci. Rimedio e modalità di somministrazione riportato da Giuseppe Donzelli in Teatro farmaceutico, dogmatico, e spagirico (1728): "Olio di formiche per stimolare gli appetiti venerei, ongendosene i luoghi inter anum et testes, e tutte le borse de’ testicoli". Nel 1660 il francescano Domenico Auda, capo speziale nell’Archihospedale di S. Spirito di Roma, suggeriva nel Breve compendio di maravigliosi segreti, un balsamo venereo più composito (fatto di cantarelle, formiche, piretro, euforbio), con cui "si onta il membro [...] e il deto grosso del piede destro e lavandolo cessa ogni guerra".
• Mazze rosse. Il 27 febbraio 1581 Roma fu attraversata dalla parata della Corte dei Miracoli, un corteo di ottocentocinquanta mendicanti, "e si vedevano andare quelli che erano liberi accoppiati, i ciechi guidati, e quelli che erano stroppiati, tirati in carretta dai medesimi mendicanti" (Camillo Fanucci, Trattato di tutte l’opere pie dell’alma città di Roma, 1602). Alla testa del corteo, uscito dall’ospedale della Trinità, molti prelati e signori vestiti tutti di sacco rosso con mazze rosse in mano, secondo l’uso della Confraternita della Santissima Trinità dei Convalescenti e dei Pellegrini. Tutti quelli che avessero preso parte alla processione avrebbero beneficiato dell’indulgenza.
• Ingredienti. Il più citato tra gli animali indicati da Alessandro Venturini ne Le medicine che da tutti gl’animali si può cavare a beneficio dell’uomo (XVII secolo), l’uomo stesso. Ingredienti più ricorrenti delle ricette medicinali: "midolla di osso morto", "grasso umano", sangue, carne secca delle "mumie", escrementi e urine di uomini e fanciulli, sudore, "lordite d’orecchie", "mochi delle nari", "immondata che sta intorno al collo della verga dell’uomo" (da spalmare sopra la puntura dello scorpione).
• Rogna. Il prete bolognese Giulio Cesare Luigi Canali (1690-1765), parroco di Sant’Isaia, fondatore dell’Ospedale degli Abbandonati, insieme ad altri ministri degli infermi, detti "del buon morire", si aggirava tra i moribondi convincendoli che la malattia poteva "togliere l’occasione di cascare in qualche gravissimo peccato" (Marcello Mansi, Consigli per aiutare a ben morire), mentre agli accattoni donava i vestiti di cui si privava sul momento, anche le mutande, se c’era bisogno (negli ultimi anni di vita fu afflitto dalla rogna).