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 1996  settembre 28 Sabato calendario

ìMedici nella storia d’Italiaî

• Il medico Gaetano Pini (1846-1887), garibaldino e massone, dopo aver dedicato la propria vita all’Igiene, ai Rachitici e alla Cremazione, scoprì su se stesso, in età di quarant’anni, un tumore al cervello. Fece allora testamento e diede disposizione che, a decesso avvenuto, si eseguisse l’autopsia per verificare l’esattezza della diagnosi.
• Sanguisughe importate in Francia nel 1823: 320 mila. Nel 1833: 41 milioni 654 mila 300.
• Il parto con taglio cesareo fu inventato da Edoardo Porro, nella seconda metà dell’Ottocento. Utero e ovaie venivano asportate per evitare infezioni. Nonostante questo, il 24 per cento delle donne e il 22 per cento dei bambini moriva (statistica del 1901). Svolta con la tecnica messa a punto da Luigi Mangiagalli, sutura dell’utero dopo l’estrazione del feto.
• Verso la metà del Settecento, lotta dei norcini contro i chirurghi. I chirurghi infatti stavano per impossessarsi di un monopolio secolare, quello delle operazioni alla vescica per asportare i calcoli (litotomia). Da sempre a questo erano stati chiamati i norcini, in quanto sanaporci, ovvero castratori di maiali destinati all’ingrasso, dunque esperti delle ”parti di sotto”.
• Per i calcoli urinari il Brunelli, ai primi del Settecento, raccomandava polvere di millepiedi, emulsioni di seme di mellone, di viole rosse, di alchechengi e, per cibo, brodo di gamberi bolliti e spremuti nel brodo di pollo, gelatina formata con raspatura di corno di cervo e infuso di vipere. Per l’eliotropio, badare che sia colto tra il 28 e il 30 luglio, o perderà le sue proprietà curative.
• Il Palletta curava il cancro facendo ingoiare per via orale lucertole vive da una a dodici, ma finanche venticinque piccole (1784-1785).
• Cancro alla mammella, nella descrizione (1795) del Palletta: «Lo scirro delle poppe, malattia molto frequente nel bel sesso, da principio un’affezione puramente locale, universale col tempo in grazia dell’assorbimento dell’umor virulento che si fa dal mal locale per mezzo dei linfatici. Da ciò è derivata la massima di dover tempestivamente amputare qualsivoglia parte che scorgasi affetta da scirro, o canchero, e prima che in essa si formi marciume, acciò non venga contaminato il corpo tutto».
• Dagli appunti manoscritti dello studente Giovanni Cavacciuti, corsi di laurea dell’università ducale di Parma tenuti tra il 1835 e il 1841 (tra gli insegnanti il Giacomo Tommasini che fu medico di Leopardi): «L’assistente Cipelli lesse la lezione di Pasquali sulla circolazione del sangue, indi notomizzò due conigli». «La vita, cioè l’insieme delle funzioni che resistono alla morte». «Per mancanza di cadavere femminile viene tralasciata l’amputazione della mammella». «Amputazione di gamba. In quanto al luogo in cui si deve praticare, Rossi ritiene che ne’ poveri debbasi praticare al terzo superiore, e ne’ ricchi al terzo inferiore». «C’è chi pretende d’aver veduto un caso di vero ermafroditismo in un individuo femmina, che poté essere ingravidata e col clitoride estremamente lungo poté ingravidare due sue cameriere».
• Verso il 1850, questo medesimo Cavacciuti, divenuto medico, venne tratto in giudizio da un suo mezzadro malevolo e sfrattato «con l’accusa di aver attentato all’onorabilità di una figlia, visitata con un bastoncino duro e rigido affondato impietosamente nella carne, con troppo intimo accostamento del volto del medico al petto della paziente», bastonicno che era in realtà lo stetoscopio.
• «La medicina è un’arte nelle sue applicazioni quotidiane, è una scienza nel suo insieme» (Maximilien-Paul-Emile Littré, 1830).
• Nell’Esposizione di Milano del 1906, dedicata all’apertura del Traforo del Sempione, v’era pure un grande padiglione intitolato all’Igiene, nel quale però nessuno pensò di mettere le nuove macchine destinate alle radiografie e che suscitavano la generale meraviglia. Queste furono sistemate da tutt’altra parte, accanto al Toboga e all’Aeroplano, in un padiglione detto del Radium e dei Raggi X. Vi si poteva andare e, finita la visita, a richiesta, si poteva portar via una ”radiografia ricordo”.
• Poesia sui raggi X (anonimo del 1908): «Ella è slanciata, e alta, ed è sottile/ e l’ossa sue son piene di fosfati/ che i raggi riproducono con vile/ curiosità, snidando i carbonati./ Ampères e ohms oscillan lievemente/ mostrandoci la spina dorsale,/ che ormai non è nascosta più da niente,/ ma brilla nuda, di una luce frale. Oh costole racchiuse in una gabbia!/ Oh viso con la carne ormai dispersa!/ Ti guardo con amore ma con rabbia/ nella foto catodica e perversa».
• «Che cos’è la fisiologia? E’ l’anatomia più qualche ipotesi» (Bartolomeo Panizza).