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 1998  settembre 05 Sabato calendario

Editori Riuniti

• Sul terremoto che colpì Messina e Reggio il 28/12/1908 «la società fotografica italiana realizza un voume con 500 illustrazioni sulla città e i villaggi prima e dopo le distruzioni, sulle vittime e sull’organizzazione dei concorsi, completandolo con alcune fotografie etnografiche sulle popolazioni locali, e con i rilievi sismografici del 28 dicembre. [...] Gabriele D’Annunzio: ” questo un documento che rende imperituro il ricordo di quanto il fato ha distrutto. Il mondo civile ve ne deve essere grato”».
• All’inizio del secolo circolano in Italia ben 100 manuali di fotografia.
• Le macchine fotografiche all’inizio del secolo: «Gli apparecchi da laboratorio sono solidi, pesanti, rappresentano il partito conservatore della camera fotografica; quelli da dilettanti sono il partito progressista, che va fino all’estrema sinistra e al partito socialista perché è una successione vertiginosa di riforme, e tutto fa temere che sorga qualche insurrezione al grido di abbasso la Camera... oscura, esigendosi che si possa fotografare col solo obbiettivo o con la sola lastra sensibile come uno specchi magico che fissi le immagini che riflette» (Giovanni Muffone Come dipingere il sole, primi del secolo, nel 1925 il volume aveva già raggiunto le 9 edizioni).
• «Fin qui, nella corsa irresistibile dello Stato verso l’accentramento e la socializzazione, s’è visto lo Stato spacciatore di sale e tabacchi, lo Stato tenutario di giuoco, lo Stato editore; tra poco si vedrà lo Stato ferroviere, e intanto si doveva vedere lo Stato fotografo» (Giovanni Rosadi nella prefazione al pamphlet di Carlo Brogi - 1904 - contro la pretesa dello Stato di farsi pagare un diritto per le riproduzioni delle opere conservate in gallerie e musei).
• Alla fine dell’Ottocento circolano in Italia 20.000 fotografi ambulanti che girano per le strade e per le piazze oppure si procacciano clienti dando loro appuntamento per la domenica nei loro studi.
• Il fotografo dilettante, secondo Muffone (Giovanni Muffone Come dipingere il sole, primi del secolo, nel 1925 il volume aveva già raggiunto le 9 edizioni) è un «agente anfibio fra il pittore, il viaggiatore impressionista ed il fannullone».
• «Un episodio straordinario e, almeno nell’immaginazione collettiva, spettacolare come la guerra di Libia, offre l’occasione al piìù diffuso periodico illustrato dell’epoca, ”L’Illustrazione italiana”, per efficaci mistificazioni fotografiche: gesti e pose sono ritoccati per esaltare le azioni dei soldati italiani oppure viene pubblicata come autentica l’inquadratura di un assalto alle linee turche presa da un improbabile eroico fotografo che dà le spalle al nemico».
• Dal rapporto di Bava Beccaris, dopo gli incidenti milanesi del maggio 1898 (80 morti): «... lo stato d’assedio se ha assicurato e assicura la quiete non ha tolto le cause dei mali e finché queste cause sussistono è vano sperare in un avvenire migliore. L’opera di risanamento morale s’impone e sarà solo possibile con l’azione concorde, perseverante ed energica di tutte le funzioni dello Stato, congiunta ad una saggia ed illuminata legislazione...».
• Vittorio Emanuele III, succeduto al padre Umberto I (assassinato il 29/7/1900): «Il suo stile rispecchia la prosaicità del nuovo corso politico: alla teatralità dei gesti del padre, Vittorio Emanuele preferisce un breve saluto militare, non ama il fasto (chiuderà i saloni da ballo del Quirinale), sorride raramente, è un gran lavoratore un po’ pignolo, si interessa di economia e storia, arte militare e numismatica, e sviluppa un’idedita passione per la fotografia: è presidente onorario della Società fotografica italiana e in occasione della morte del padre viene diffusa sulla stampa e su cartolina postale una sua foto di Umberto I a cavallo».
• Scioperi nel 1900: 400. Nel 1901: 1671.
• Le Ferrovie dello Stato nascono nell’aprile del 1905. I gestori delle tre compagnie private preesistenti (Mediterranea, Sicula, Meridionali) vengono indennizzati con 500 milioni. Il primo direttore delle Ferrovie fu Riccardo Bianchi. Giolitti: «Devo anche ricordare, ad onore del Bianchi, che noi, per ottenere la sua opera, eravamo disposti a fargli condizioni specialissime; ma egli [...] dichiarò di non richiedere emolumenti superiori a quelli che ricavava dal posto che allora occupava» (erano le Ferrovie Sicule).
• Giolitti voleva che lo Stato avesse anche il monopolio delle assicurazioni sulla vita: «L’assicurazione sulla vita non è che una forma di risparmio, con questo carattere speciale, che gli impegni verso l’assicurato non vengono a scadenza che dopo una lunga serie di anni, da venti almeno a quaranta e più; per cui si richiede la certezza che, quando venga il giorno in cui gli impegni debbono esser mantenuti, l’assicuratore sia in grado di farlo [...] Ora l’Ente che presenta le maggiori garanzie in tal senso è lo Stato, il quale nel mio progetto garantiva le operazioni dell’Istituto». Nacque poi l’Ina (1912), ideato da Francesco Saverio Nitti e organizzato da Alberto Beneduce e Vincenzo Giuffrida.
• «I fanciulli dell’uno e dell’altro sesso per essere ammessi al lavoro negli opifici industriali, nei laboratori, nelle arti edilizie, e nei lavori sotterranei delle cave, delle miniere e delle gallerie, devono avere almeno l’età di 12 anni compiuti» (dalla legge del 1902 emanata dal governo Zanardelli). L’età minima per il lavoro notturno era 15 anni, l’orario non doveva superare le 12 ore per le donne e le 11 per i minori di 16 anni. Venne istituita anche una cassa maternità e il congedo per il puerperio. Donne e minori costituivano il 40% della popolazione operaia.
• Il fotografo Rodolfo Namias, sul terremoto calabro del 1905: «I terribili effetti del terremoto meriterebbero di essere fotografati colla più gran larghezza e perfezione non solo per presentare fedelmente questa tremenda attualità, ma anche perché restino dei documenti direi palpabili dell’irrazionalità delle costruzioni seguite sin qui in tali paesi che il terremoto visita purtroppo con frequenza ed ove a distanza di pochi lustri le nuove generazioni dimenticano con facilità questa spada di Damocle che loro sovrasta».
• Tra il 1901 e il 1914 gli emigranti dalla Calabria, dalla Lucania e dalla Campania furono 9 milioni.
• Nel 1907 circa 1.000.000 di ragazzi non frequentava la scuola. Fattosi carico lo Stato - nel 1911 - dell’istruzione primaria (legge Daneo-Credaro) l’analfabetismo, al 75% nel Paese con punte del 90% in Sardegna, scese al 37,9%.
• «Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo, deve far la gobba anche all’abito» (Giovanni Giolitti).
• «I cinematografi colla loro petulanza luminosa, coi loro grandi manifesti tricolori, e quotidianamente rinnovati, colle rauche romanze dei loro fonografi, gli stanchi appelli delle loro orchestrine, i richiami stridenti dei loro boys rosso vestiti, invadono le vie principali, scacciano i caffé, s’insediano dove erano già le halls di un ristorante o le sale di un biliardo, si associano ai bars, illuminano a un tratto con la sfacciataggine delle lampade ad arco le misteriose piazze vecchie e minacciano, a poco a poco, di spodestare i teatri...» (Giovanni Papini nel 1907).
• Il fotografo «nel momento stesso in cui fissa un evento per un periodo illimitato di tempo lo consegna inderogabilmente al territorio del fu» (Antonella Tarpino).
• Il viale Cola di Rienzo a Roma, inaugurato negli anni Dieci del Novecento, sindaco Nathan, come segno della volontà anticlericale dei governanti.
• Nei primi quindici anni del Novecento il ”Corriere della Sera” vendeva 200.000 copie.
• Roma: «Tra i quartieri Esquilino e Castro Pretorio abita in quegli anni un terzo della piccola borghesia impiegatizia romana. Anche la casa di Giolitti a Roma si trova in quella zona, precisamente al 71 di via Cavour, secondo piano sul lato di via Torino. Giovanni Ansaldo immagina come dovette apparire la prima volta a lui e a sua moglie Rosa Sobrero la nuova casa romana: ”La mole, l’architettura, tutto doveva ricordare loro gli edifici torinesi, che restavano ai loro occhi l’espressione della rispettabilità borghese”».
• Il monumento a Vittorio Emanuele II in Roma, «vespasiano di lusso» secondo Papini.
• «Giolitti raggiungeva sempre Montecitorio a piedi, calzando il cappello a larghe tese donatogli dal cappellificio Borsalino di Alessandria. Racconta Ansaldo: «I passanti che lo conoscevano, o lo riconoscevano dalle fotografie, trovavano che per la strada egli faceva una bella figura. I bottegai che avevano negozio sul suo itinerario, e sapevano l’ora del suo passaggio, lo dicevano ai clienti: ’mo’ passa er Presidente’. Ed egli, alto, asciutto, severo, a chi gli avesse chiesto dove andava, avrebbe risposto: ’In ufficio’”. Alcuni testimoni dell’epoca ricordano la sua puntualità: ”Una caratteristica peculiare è la regolarità assoluta d’orario anche nella vita intima che Giolitti segue come nella pubblica. Qui si rivela l’antico impiegato” (N. e M. Berrini)».
• Aristide Sartorio, autore degli affreschi della Camera, non credeva alla macchina fotografica: «L’obiettivo è un occhio meccanico, freddo ed insensibile, al quale non si può far guardare come noi possiamo far agire i nostri pennelli».
• Il primo congresso delle donne italiane, tenuto a Roma nel 1908, vede la partecipazione di 1400 delegate. il primo incontro nazionale di donne provenienti da associazioni femminili di diversa appartenenza politica; la presidente del Consiglio nazionale, Gabriella Spalletti Rasponi, dirà in quell’occasione: «L’avvenire è pel trionfo delle idee, non dei partiti, e sarà una gloria femminile averlo presentito e aver lavorato per questo progresso di civiltà».
• Il primo bombardamento della storia fu effettuato dagli italiani durante la guerra di Libia (1912): «durante la guerra di Libia gli italiani effettuano, con il lancio di quattro granate a mano tipo ”Cipelli” da un velivolo Edrich, il primo bombardamento aereo della storia».
• La media degli alunni per classe delle scuole elementari nel 1908 è di 47.
• «La borghesia dell’Italia giolittiana riunisce figure molto diverse: burocrati, professionisti, imprenditori, commercianti, proprietari terrieri grandi e piccoli, ma soprattutto impiegati del settore pubblico e privato. Il numero degli impiegati statali in questi anni registra un incremento significativo: da 126.000 nel 1891 raggiunge la cifra di 376.000 nel 1910. Importante poi è il tipo di specializzazione richiesta ai nuovi notabili: sono medici, ingegneri sanitari, veterinari, geometri, i nuovi professionisti che invadono soprattutto gli enti locali. Cambia anche in parte la composizione socio-culturale parlamento: tra il 1892 e il 1913 diminuisce il numero dei proprietari terrieri e aumenta quello degli avvocati e dei notai (dal 40 al 48%). Complessivamente i laureati in materie giuridiche passano da circa 5000 nel 1890 a 9000 nel 1914, molti se confrontati con i laureati in materie letterarie che negli stessi anni passano da 1000 a 2700. Il numero di avvocati e di procuratori aumenta soprattutto nel centro e nel sud, dove questi non sempre riescono a raggiungere posizioni di prestigio, al punto di dover escogitare mezzi discutibili per inserirsi nel mondo lavorativo a livello locale».
• Una foto Andruzzi mostra il porto di Napoli nel 1904, durante le opere di disinfestazione dei bagagli.
• In un decennio l’Itaia aumentò la sua produzione di energia elettrica di sessanta volte. Ma, nel periodo 1900-1915, solo il 10 per cento della forza idrica risiedeva nel Mezzogiorno.
• «Lo sviluppo industriale e le lotte dei lavoratori favoriscono i progressi economici: il reddito pro capite aumenta nel periodo giolittiano del 36%, mentre l’indice dei salari reali passa da 79,4 nel 1901 a 100 nel 1913. Nel complesso il reddito nazionale cresce dal 1895 al 1911 del 50%. Le condizioni dei lavoratori rimangono comunque difficili: un operaio specializzato guadagna 3-4 lire al giorno, una donna non supera 1 lira e mezza, mentre il salario di un minore non raggiunge la lira.
• «Il 10/8/1907 giunge a Parigi su una vettura Itala il principe romano Scipione Borghese: con 21 giorni d’anticipo sugli altri concorrenti, il principe vince così il raid automobilistico Pechino-Parigi indetto dal quotidiano ”Le Matin”. Lo accompagnano il meccanico Ettore Guizzardi e il giornalista del ”Corriere della Sera” Luigi Barzini. In due mesi esatti la loro automobile ha percorso 11.000 chilometri».
• Gennaro Pasquariello, cantante comico macchiettista napoletano, rifiutò le scritture in America perché aveva paura del mare.
• Buffalo Bill in tournée in Italia nel 1906.
• Ai primi del secolo si teneva il concorso Reginetta di Roma. Vincitrice del 1911: Palmira Ceccani.
• In una foto di Mario Nunes Vais, Enrico Caruso vestito con una giacca a un petto e a un bottone, due taschini col bottone e due tasche laterali senza pattine.
• «Nel 1901 entra in vigore il regolamento per la circolazione delle automobili, che dovranno fornirsi, secondo le istruzioni del Ministero dei Lavori Pubblici, di due fanali, uno bianco e uno verde, e di una tromba per segnalazioni. Nel 1910 già circolano in Italia 7000 automobili, ma quasi tutte nelle regioni più sviluppate. La rete stradale del resto è ancora tutt’altro che completa e rispecchia il differente grado di crescita economica del Nord e del Sud: le strade comunali in Lombardia contano 15.000 chilometri, mentre in Calabria solo 1500. Il giovane re Vittorio Emanuele III ama guidare personalmente la sua automobile in città e anche sulle disagevoli strade di campagna. Un giorno mentre si reca a Fiuggi con la regina gli capita di perdere il controllo del volante: l’automobile reale rimane sull’orlo di un precipizio con due ruote sospese nel vuoto, ma Vittorio Emanuele con calma esemplare riesce a trarre in salvo la regina e a riprendere imperturbabile il viaggio interrotto.