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 2016  ottobre 30 Domenica calendario

Dietro il terremoto di Visso il secondo «Infinito» di Leopardi

In pochi sanno, o sapevano, che a Visso colpito duramente dal terremoto del 26 ottobre, da quasi 150 anni si conservavano 27 manoscritti di Giacomo Leopardi fra i quali quello dell’Infinito, anzi per la precisione a Visso si conservava, fra gli altri manoscritti del poeta di Recanati il “secondo” manoscritto del celeberrimo idillio, perché il primo, più noto e studiato, sta presso l’Archivio di Stato di Napoli. 
Pochissimi, sanno che questo piccolo/grandissimo patrimonio filologico, era arrivato a Visso a causa delle ristrettezze economiche in cui si venne a trovare nel 1869 Prospero Viani che lo vendette, al sindaco del paesino del maceratese Giovanni Battista Gaola Antinori, al prezzo di 400 lire del tempo. Infine un numero ancor più ridotto di persone sa chi sia stato Prospero Viani, e questo è un peccato perché la sua storia è assai bizzarra e interessante. 
Prospero 
Viani nasce a
Reggio Emilia
nel 1812 e poi-
ché viene edu-
cato alle idee li-
berali (del tempo) si trova coinvolto nei moti politici del 1830-31 -che videro protagonista il famoso e sfortunato Ciro Menotti (finito sul patibolo) e misero a soqquadro il ducato di Modena e lo Stato Pontificiocosì quando chiede di potersi iscrivere alla Facoltà di Legge di Modena si trova la strada sbarrata dai questi poco rassicuranti precedenti rivoluzionari. Per fortuna il giovane Prospero coltiva la passione letteraria, scrive versi (in verità non indimenticabili), ma su suggerimento di Pietro Giordani (sodale e amico di Leopardi) decide lasciar perdere la composizione poetica per dedicarsi agli studi di filologia, avendo preso coscienza del fatto che essi potevano diventare un’arma potente, alternativa a quella politica, nella guerra a favore dell’ italianità. 
Evidentemente non era nel carattere della personalità del Viani star fuori dai guai se nel 1836 viene condotto in carcere, su ordine del duca di Modena con l’accusa di praticare idee liberali, ove pare subisca anche un attentato con il veleno. Liberato nel febbraio dell’anno successivo, viene comunque sottoposto all’occhiuto controllo della censura estense che verifica la sua corrispondenza e ne controlla l’attività tanto da provocare, nell’indomito e imprudente neo-filologo, una reazione di protesta, formalizzata in una lettera al Ministero del Buon governo, contro l’ispezione arbitraria delle lettere a lui destinate provenienti da fuori i confini del ducato. Inutile dire che egli ricevette una secca risposta con l’invito a starsene tranquillo. 
Così nella vita di Prospero Viani la passione politica viene sostituita da quella per la filologia e in particolare egli mostra un particolare interesse proprio per la corrispondenza (!) al punto da diventare il primo editore e curatore dell’epistolario leopardiano nel 1849 che finalmente lo risarcisce della sfortunata partecipazione all’edizione del terzo volume delle Opere (1845) del poeta di Recanati che, nonostante rechi in appendice 87 sue lettere raccolte dal Viani, per una svista nella composizione del frontespizio, esce con i soli nomi di Pietro Giordani e Pietro Pellegrini. 
Nel frattempo il nostro filologo si è spostato dalla natia Reggio vagando fra la Liguria e la Toscana, fino a quando gli viene concesso di tornare nella città natale, a patto che se ne stia tranquillo in una casetta di campagna a compiere i suoi studi. Ma gli studi, come la poesia non dant panem. Viani peregrina fra Genova e Reggio Emilia come insegnante di lettere nei licei, pagato poco. Il filologo, avendo moglie e figli da mantenere, potendo contare su un piccolo patrimonio di manoscritti leopardiani acquisiti durante le sue ricerche per raccogliere le lettere del poeta, si trova nella necessità di disfarsene per sopravvivere. È così che il prezioso secondo manoscritto dell’Infinto di Leopardi arriva a Visso e qui viene custodito fino a pochi giorni fa, quando il terremoto lo fa tornare a Bologna, restituendolo ai luoghi natali di Prospero, e restituendo anche al filologo un po’ di notorietà.