Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  ottobre 30 Domenica calendario

I guariti dal cancro sono cresciuti del 40%

Sono i “survivor”, i sopravvissuti: gente che ha sconfitto la bestia nera, che ce l’ha fatta e si è lasciata alle spalle il peggio, persone che hanno vinto la loro personale battaglia (...) La buona notizia arriva direttamente dall’Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica che l’ha messa nero su bianco durante il XVIII Congresso della società medica che si è tenuto ieri a Roma: un italiano su venti sopravvive al tumore dopo la diagnosi. Un dato, insomma, di quelli incoraggianti: per quest’anno dottori e camici bianchi stimano che saranno circa 3,1 milioni i cittadini dello Stivale a dire addio (e in maniera definitiva) alla chemioterapia. E se si pensa che nel 2006 erano “appena” 2,2 milioni le persone in quella condizione il conto è presto fatto: nell’ultimo decennio la percentuale di sopravvissuti è cresciuta quasi del 40% (per l’esattezza del 39,1%). 
"Stiamo andando nella giusta direzione”, commenta Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità e medico, “il cancro oggi non è più sinonimo di morte, ma sta diventando una sorta di malattia cronica”. Come a dire: la ricerca va incoraggiata. E ci mancherebbe pure. “Con i mezzi moderni è possibile fare la diagnosi precoce e questa, unita alle nuove terapie, ha garantito risultati simili”, continua De Lorenzo. Giusto per capirci: “Le terapie personalizzate stanno facendo molto, vengono individuate con gli screening genetici e poi create in laboratorio, in modo da essere il più efficaci possibili. E poi c’è l’immunoterapia che rappresenta il vero cambiamento di approccio”. Tradotto per i non addetti ai lavori: prevenire è sempre la cosa migliore, le cure disponibili oggi sono mirate in modo da ridurre gli effetti collaterali e aumentare quelli benefici, e lo sforzo è quello di attivare il sistema immunitario in modo che agisca lui sulle cellule neoplastiche perché la difesa è maggiore se parte proprio dal nostro organismo. 
In tutto questo scenario, però, resta fuori il punto del portafoglio: “Terapie simili arrivano a costare anche 100mila euro all’anno al paziente, per cui l’accesso a queste medicine non è semplicissimo”, ricorda il professore De Lorenzo: “Il servizio pubblico deve essere adattato a queste nuove esigenze in modo da poter fronteggiare sfide simili anche in futuro”. 
Certo, nessuno pensa che la battaglia contro il cancro possa finire qui. “Nei casi in cui la malattia è a uno stato avanzato purtroppo non si è così fortunati”, taglia corto infatti Luca Castagna, oncologo e responsabile dell’Unità trapianti di midollo dell’istituto clinico Humanitas di Milano: “Non bisogna disperare, tuttavia. I nuovi farmaci in circolazione che attaccano un bersaglio molecolare sono meno tossici e più efficaci, possono prolungare di mesi la degenza”. 
Appunto. Proprio per questo la Aiom ha deciso di dedicare un progetto nazionale a quella che in gergo viene definita “oncologia di precisione” (basata, come suggerisce il nome, proprio sulla personalizzazione che, intendiamoci, non è ancora a livello di paziente ma di gruppi) e fare da sponsor c’è pure Jorge Lorenzo, il campione spagnolo di motociclismo. “Non esiste il tumore, ma esistono i tumori”, taglia corto il presidente nazionale dell’associazione, Carmine Pinto, ricordando come il promo obiettivo sia quello di una chiara e corretta informazione. Che suona come una banalità forse, ma è la chiave di tutto il discorso: “Imparare a conoscere la malattia e le possibilità terapeutiche aiuta il malato ad affrontare con serenità il tumore e a sentirsi parte attiva delle decisioni: a questo proposito anche i famigliari, che sono una grande fonte di energie, vanno coinvolti”.